Abbiamo visto “ 14 Km “ regia di Gerardo Olivares.
14 km sono la distanza tra Tangeri e Algeciras in Spagna che bisogna percorrere nello stretto di Gibilterra. Sono la distanza tra un Continente come quello africano affamato e abbandonato e quello che ancora in molti credono l’Eden chiamato Europa. Come si sa, centinaia di migliaia di disperati fanno viaggi impossibili per raggiungere un sogno che sogno molto probabilmente non è nemmeno per chi ce la fa. Il documentarista spagnolo Gerardo Olivares ( che ha realizzato docu di argomento naturalistico, culturale e antropologico e un solo film “ Il grande match “ in cui una famiglia nomade della Mongolia, una tribù di cammellieri tuareg del Sahara e una famiglia di indios della Foresta Amazzonica percorrono migliaia di chilometri per vedere in tv la partita Germania-Brasile, finale del Mondiale di calcio 2002 ) ha realizzato questo docu-film nel 2006 ed ha ricevuto nel 2007 un premio al Festival di Valladolid, così ci sembra di ricordare; anno in cui vinse Ermanno Olmi con “ Cento chiodi “.
Forse siamo ipercritici, forse vediamo troppi film e documentari oppure conosciamo “ da viaggiatori “ quelle realtà, ma ci è sembrato un piccolo film, senza pretese e senza un’idea o una soluzione cinematografica originale o imprevedibile. Quello che ci dovrebbe ‘ sconvolgere ‘ ci sembra molto elducorato e benevolo al punto che i reportages della Gabanelli o di Silvestro Montanaro sull’argomento sono molto più radicali e sconvolgenti.
Il film inizia in Mali, sul fiume Niger, dalle parti di Timboctou ( scusate la digressione, se vi piace viaggiare, fate un passaggio o anche un viaggio in quelle fantastiche zone ).
Una signora e suo figlio stanno trattando con un vecchio viscido il matrimonio tra la giovanissima figlia Violeta e il porco stupratore: dieci mucche e cento chili di sale. Ma la ragazzina che è stata abusata da bambina da quell’uomo ha il coraggio di scappare di casa e di partire verso l’Europa. In quegli stessi giorni, al sud della Nigeria, Buba, un bravo ragazzo, talentuoso nel calcio, e meccanico per sopravvivere, si fa convincere da suo fratello Mukela a tentare il viaggio verso l’Europa. Naturalmente Violeta e i due ragazzi si incontrano durante il viaggio in direzione del Marocco: a lei hanno rubato tutto tranne il biglietto di viaggio. Si perdono, si rincontrano nel mezzo del deserto del Tenerè, non sapendo bene che direzione prendere e naturalmente la sbagliano: girando in tondo per giorni. Svenuti e disidratati vengono trovati da due Tuareg che riescono a salvare Violeta e Buba ma non Mukela che verrà seppellito in quel luogo. Li accolgono nelle loro tende, li fanno riprendere fino a che i due ragazzi ripartono e giungono dove si possono comprare passaporti falsi. Ma durante il viaggio in pullman lei viene fermata dalla polizia e arrestata per il passaporto, Buba prova a salvarla, ma non c’è niente da fare. Il giovane riprende il cammino anche a piedi tra Algeria e Marocco, viene rimandato indietro, sbattuto dalle guardie di frontiera da un posto all’altro , ma arriverà a Tangeri, ma verrà arrestato ed espulso. Ma lui ostinato a piedi torna indietro, fino al villaggio di mare di Asillah in Marocco ( altro posto che potreste visitare ). Qui ritrova Violeta in un bordello e con lei si imbarca su un battellino verso la Spagna. Potrebbe finire qui: invece li ritroviamo il giorno dopo correre nella Spagna del sud, intercettati dalla polizia ( che non è da meno di quella italiana, anzi… ) e nonostante loro alzino le mani e si arrendano…
Cosa aggiungere ? E’ un docu-film che si fa vedere, girato con pochi soldi e con uno script in progress, fatto sul campo. Forse un po’ ottimista tenendo presente quelle realtà che spesso sono vicine alla barbarie.

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