Sono riuscito a compiere un viaggio che avevo in programma da sempre, potrei dire che fu un viaggio nel tempo, infatti la natura dei luoghi visti richiamava fortemente ambienti che potevano esistere milioni di anni fà, se fosse spuntanto un dinosauro non sarebbe stato fuori luogo : andai in Islanda !
Il nome significa chiaramente terra dei ghiacci, ed infatti ospita il più grande d’Europa, più altri “minori” … ma quello che forse non tutti sanno è che l’Islanda è disseminata di vulcani, in alcune zone sembra di vedere le colline del Chianti solo che le sagome fanno capire subito che non si tratta appunto delle famose colline, l’attività geologica è tutt’altro che spenta, è invece un ribollire continuo, geyser, fumarole, zampilli di acqua, minerali che fondono e che coprono il terreno di giallo, verde, bianco, blu’…
in alcuni posti sia per i colori che per gli odori sembra di camminare sul gorgonzola.
Ma veniamo al viaggio … su una rivista avevo trovato un articolo su di una agenzia di Milano che mi aveva incuriosito perchè praticamente organizzavano viaggi che avevano in prevalenza mete con scopi naturalistici e più precisamente di interesse vulcanologico, approfondendo capii che si trattava di un gruppo di giovani laureti e laureandi in vulcanologia/geologia e scienze naturali, chi meglio di loro poteva accompagnarci (mia moglie ed io) in un Paese come l’Islanda ? e così in brevissimo tempo contattai la loro agenzia ( www.kailas.it ) per saperne di più, si trattava proprio del viaggio che avevamo in mente, non un tour sul nastro di asfalto che gira tutto intorno all’Islanda ma l’attraversamento in jeep della parte più centrale, attraversando un paesaggio molte volte desertico, dormendo in tenda e arrangiandoci per il mangiare.
Qui di lato una cartina del tragitto fatto in circa dodici giorni. Da Milano con volo diretto abbiamo raggiunto Reykjavik dove abbiamo incontrato gli altri compagni di viaggio e dopo una visita lampo della città, abbiamo proseguito sempre in aereo direzione nord-est sino alla città di Egilsstadir dove dopo aver fatto i rifornimenti di cibo abbiamo ritirato le jeep ed abbiamo iniziato il viaggio vero e proprio.
Per chi volesse organizzare un viaggio simile faccio presente che anche attualmente i costi non sono indifferenti seppure l’Islanda abbia attraversato momenti economici molto difficili, comunque nel 2000 sarebbe stato impensabile portare un proprio automezzo magari ben rifornito di cibo e di tutto il materiale per dormirci all’interno pensando di economizzare perchè le tasse sugli autoveicoli non islandesi erano incredibili ed inoltre per i territori attraversati un fuoristrada era indispensabile.
Lasciato Egilsstadir nel pomeriggio abbiamo raggiunto la spiaggia per un primo incontro con le foche dopodichè ci siamo preparati per piazzare le tende per il primo campo all’interno di un fiordo, devo dire che il primo impatto con l’operazione campeggio è stato abbastanza traumatico in quanto era piovuto e le tende quasi galleggiavano sull’erba, per fortuna che avevamo scorte di sacchi neri da immondizia per isolarci dal terreno, è da questa esperienza che quando mi muovo in tenda ne tengo sempre una scorta !! Il giorno successivo, 18 agosto, abbiamo raggiunto Dettifoss, una località famosa per le cascate e per le grotte con formazioni geologiche particolari, sembrano colonne esagonali una sopra l’altra, alcune verticali altre orizzontali.
Da Dettifoss abbiamo raggiunto la costa verso nord sino al faro di Tjornestà con la speranza di vedere una colonia di puffins (uccelli delle dimensioni dei gabbiani con il corpo bianco e nero ed il becco arancio e giallo molto particolari) ma la stagione era già troppo avanzata ed erano già migrati, quindi siamo proseguiti sino a Husavik perchè per il giorno successivo avevamo programmato un’uscita in mare per l’avvistamento delle balene. Husavik è una cittadina che vive di pesca ma che trae anche introiti dal whalewatching, è considerata uno dei luoghi in cui è più facile avvistare i grandi cetacei.
Si tratta di una piccola comunità non invasa da negozi di cianfrusaglie, i ristoranti non sono molti ed il piatto che per gli islandesi è una prelibatezza qui è abbastanza diffuso : pesce messo a macerare (praticamente a far marcire) e condito con yogurt o qualche altra salsa e accompagnato da un liquore tipo la grappa !!.
Al mattino successivo con barche da pesca ci siamo spinti al largo per l’operazione “avvistamento balene” che effettivamente erano numerose e qualcuna anche vicina !
Nel pomeriggio abbiamo raggiunto Myvatn dove abbiamo fatto una bella escursione a piedi fra fumarole, geyser e vulcani (un piccolo consiglio: nel bagaglio oltre al costume per poter fare dei mitici bagni nelle varie pozze di acqua calda, includete delle scarpe/scarponi che non si fondano con il calore del terreno che in alcuni posti scotta!)
Da Myvatn il viaggio prosegue attraversando la parte interna dell’Islanda in direzione sud-ovest sino alla costa di Keflavik in circa 8 giorni, in buona parte su piste sterrate con numerosi guadi, e trovando solo qualche piccolissimo villaggio, talvolta solo una casa a fianco di un rifornitore di benzina, consiglio quindi a chi volesse effettuare lo stesso percorso con mezzi propri di attrezzarsi in maniera adeguata, tanto per farVi un esempio: dopo una notte di vento fortissimo alle prime luci dell’alba abbiamo deciso che era meglio smontare le tende tanto di dormire non se ne parlava, quindi, aiutandosi l’un con l’altro per non farle volare via siamo risuciti a smontare il campo e ci siamo messi in moto, dopo poco un sasso (leggero perchè di origine vulcanica) alzato dal forte vento ha infranto un vetro di una jeep per fortuna che avevamo del telo robusto per poter coprire il finestrino perchè in questa situazione abbiamo dovuto fare parecchie ore di strada prima di trovare un “meccanico”; non Vi voglio spaventare ma partite previdenti !
Il 21 di agosto siamo giunti presso il vulcano di Viti, dove dopo un breve trekking per raggiungerne la sommità siamo scesi all’interno per fare un bagno caldo, la vista faceva un poco impressione perchè l’acqua, fumosa per il calore e bianca per i minerali disciolti, non faceva vedere il fondo… comunque togliersi giacche a vento, scarponi e tuffarsi nel “latte” è stata una bella esperienza.
Numerose anche le cascate che abbiamo incontrato nel viaggio, molte volte incorniciate da intramontabili arcobaleni, talvolta con balzi impressionanti, talvolta estese per centinaia di metri e che contribuivano a dare un aspetto “preistoria” al paesaggio.
Un altro aspetto fondamentale di questo viaggio è stato l’incontro con compagni con cui abbiamo instaurato un rapporto di amicizia che dura sino ad oggi, forse per il fatto che tutti dovevamo collaborare per le varie operazioni durante i campeggi e quindi eravamo coinvolti in attività di gruppo, forse proprio per la scelta della meta e del tipo di viaggio.
Lasciato Viti abbiamo costeggiato prima il ghiacciao Vatnajokull, il più grande d’Europa (lungo 135 Km e largo 100 !) e quarto nel mondo dopo le 2 calotte dei poli ed il ghiacciao Hielo Sur in Patagonia e quindi in 4 giorni siamo giunti sulle rive del lago verde di Skivatn che deve la colorazione dal tipo di alghe, vista stupenda !
Arriviamo alla riserva naturale di Landmannalaugar dove possiamo riposare in un campeggio con casette di legno, tipo rifugio. Si tratta di un posto forse fra i più belli d’Islanda dove le eruzioni vulcaniche hanno lasciato un paesaggio stupendo, si possono vedere enormi onde di lava pietrifcata come fossero fissate in una foto, dal terreno colorato dal giallo dello zolfo, rosso, azzurro e altri colori spesso escono sbuffi di acqua calda, con una temperatura esterna di circa 10° puoi fare un bagno in un laghetto con acqua a 36°, insomma un posto sicuramente da non perdere. Trascorriamo un paio di giorni in questo parco facendo alcuni trekking per apprezzare in pieno le bellezze naturali del luogo, dove spesso tra le rocce calde spuntano campi di fiori… purtroppo le foto non hanno una bella qualità e non ne rendono appieno l’idea.
Il 28 agosto dopo aver visitato le stupende cascate di Gulfoss giungiamo a Geysir, luogo che ha dato il nome alle famose esplosioni di acqua calda anche in altre parti del mondo.
Lo spettacolo dei geysers mi è proprio rimasto in mente : da un foro nel terreno che può essere anche magari di 2/3 metri si forma una cupola di acqua ma che sembra quasi cristallo, il colore è verde intenso/blu, si gonfia, si sgonfia e quindi esplode verso l’alto, talvolta per decine di metri.
Lasciato Geysir proseguiamo sino alla costa sud-ovest di Keflavik, facendo sosta al parco di Pingvellir importante sia perchè sede del primo Parlamento del Mondo e sia perchè da qui passa la faglia che divide il continente europeo da quello americano, una fenditura che abbiamo già visto in altre parti dell’Islanda ma che qui sembra quasi un monumento.
Da Keflavik a Reykjavik per un’altra breve visita con luculliana cena finale .