1) Chiamarla “il” premier. Abolire l’uso di asterischi e schwa nei documenti ufficiali dello Stato e varare leggi speciali per vietarli nell’editoria e nei giornali. Per quanto, da un certo punto di vista, pensare di imporre cambiamenti linguistici dall’alto rappresenta una forma di autoritarismo che non può dispiacere. E comunque viene accettata la formula colloquiale: “Avete perso, e allora vaffancul*”. Per quanto riguarda invece le forme di cortesia, è fortemente consigliato il ritorno al Voi al posto del Lei. Ad esempio: “Ma Voi, Berizzi, adesso cosa farete?”.
2) Dopo la proclamazione di Giorgia Meloni a presidente del Consiglio, rivedersi tutta la notte, in loop, Il trionfo della volontà di Leni Riefenstahl. In tedesco.
3) Bandire il Jova Beach Party per tutta la legislatura dalle spiagge della Penisola. Perché? Così. Al suo posto sostenere convintamente raduni naturisti di movimenti giovanili che si rifanno a proto-ecologismo dei Wandervogel. L’ambientalismo, essendo green, cioè verde, è naturaliter padano. E la tutela dell’ambiente, mirando alla Conservazione, è per forza di destra. Veicolare a mezzo stampa e radio-televisivo l’idea che l’ambientalismo alla Greta Thunberg, se non sorretto da una sana idea di Dio, patria e famiglia, è solo giardinaggio. A margine: bandire da tutti i comuni italiani piste ciclabili, l’uso dei monopattini e zone pedonali. L’auto, insegnavano i padri, è la sola igiene del mondo.
4) Cambiare nottetempo lo statuto dell’associazione torinese “la Città del Libro”, far decadere il direttivo e il consiglio di amministrazione, insediare ai vertici del Ligotto intellettuali di provata fede conservatrice, destituire ex abrupto Nicola Lagioia (al quale si potrà affidare, con la liberalità propria della cultura di destra, un posto da consulente esterno alla rassegna barese “Lungomare di libri”), quindi insediare nella governance del Salone del Libro di Torino le edizioni Altaforte, nominare direttore un disinteressato giornalista culturale del “Giornale”, tappezzare i corridoi dei padiglioni 1, 2 e 3 di gigantografie di Christian Raimo con scritto sotto “Sarà per la prossima volta”, mandare in filodiffusione all’Oval, per tutti i cinque giorni della kermesse, “Meno mane che Silvio c’è”, e impostare il programma 2023 secondo la linea culturale del più rigido sovranismo antieuropeista. Nelle prossime edizioni saranno banditi incontri sul cambiamento climatico, il mondo LGBTQ+ (e anche -), il gender, gli spiegoni di Roberto Saviano, quei quindici-venti incontri tradizionalmente presentati da Loredana Lipperini, la letteratura al femminile, e soprattutto quella al femminismo. Il programma sarà redatto in italiano e, in nome dell’inclusività, con la versione in dialetto bustocco a fronte. “An impodu pü da andá a cagá, par netami un cü con l’Unitá” (“Non vedo l’ora di andare a cagare per pulirmi il sedere con L’Unità”).
5) Rai: ferro ignique vastare. Saccheggiarla, devastarla, depredarla. Ripristinare il più rigido spoil system. Rai1 a Fratelli d’Italia; Rai2 alla Lega; Rai3 a Forza Italia (il cui Tg passerà da Telekabul a ReteArcore: tiè!). Poi rilevare La7 da Urbano Cairo e affidarla a Gianluigi Paragone. Telegiornale a reti unificate: direttore Francesco Storace. Trasmissioni da riaffidare: tutte. Ma soprattutto “Che tempo che fa”. Depoliticizzare Sanremo (che sarà ridotto a una serata, il lunedì; conduce Red Ronnie). Sostituire la campagna “Pubblicità Progresso” con “Pubblicità Tradizione”.
6) Modificare il regolamento del premio Strega e inserire norme rigidissime che proibiscano la partecipazioni di supporter e ghost writer di Walter Veltroni, scrittori romani del giro di Walter Veltroni, in generale amici di Walter Veltroni, soprattutto – non si sa mai – Walter Veltroni e qualsiasi autore il cui romanzo presenti i seguenti temi: 1) migranti, espatriati, profughi, esuli, camminanti di merd* e in generale i “dimenticati” del mondo, 2) mondo LGBTQ, omofobia, gender 3) razzismo e fascismo 4) femminismo, maschilismo, cultura patriarcale. Ma a pensarci bene, il premio si può anche abolire del tutto.
7) Biennale d’arte di Venezia. Ricordarsi di far saltare per almeno un biennio la direzione alla famiglia Gioni-Alemani. Meglio farla curare da Alemanno. Titolo consigliato: “In the White Fantastic”. Impartire precise direttive per limitare allo stretto necessario l’invito di artisti che lavorano su temi ormai stucchevoli come quelli della Blackness, la Queerness, l’identità sessuale, le minoranze etniche, i fascismi, il neo-femminismo, il metagender… Si consiglia un sano ritorno all’ordine figurativo.
8) Abolizione delle quote rosa nei seguenti ambiti: premi letterari (sia tra i premiati che tra i giurati), direzione di festival e rassegne di libri, direzione di musei, di teatri, di enti lirici e in generale posizioni di vertici nelle istituzioni culturali comunali, regionali e statali. Perché la cultura, che è studio e talento, non ha sesso. Anzi, in generale – per evitare noiose questioni di genere – si consiglia di affidare tutte le cariche solo a persone di sesso maschile. Da cui i famosi “azzurri” di Forza Italia.
9) Prevedere solo spettacoli con artisti russi alla Scala, e anche in tutti gli altri enti lirici nazionali. “Rossija – svjašcennaja naša deržava, Rossija – ljubimaja naša strana. Mogučaja volja, velikaja slava – Tvojo dostojanje na vse vremena!”. “Russia – il nostro paese sacro, Russia – la nostra terra amata. Una potente volontà, una grande fama – Sono il tuo patrimonio per tutti i tempi”.
10) Cinema. Rivedere i meccanismi di finanziamento di opere cinematografiche di interesse culturale. Inserire clausole che vietino l’erogazione di fondi ai seguenti film: di o con le sorelle Rohrwacher; con Gassman (figlio); di o con o su soggetto o sceneggiatura dei fratelli Veronesi; ma anche di Elisabetta Sgarbi (perché? non si sa…); che raccontino di immigrazione, sessualità fluida, tran-sessualità, “il tempo delle donne”, abusi, omosessualità repressa, periferie pasoliniane, suburre, gomorre, aspromonti, campagne e lidi laziali metafora di “alterità e fuga”. Meglio, piuttosto, la fig*.
POST SCRIPTUM Ah, ricordarsi di mandare una cartolina con foto di Giorgia Meloni autografata e con dedica – “Grazie infinite per il sostegno” – a Elodie, Paola Turci e la Pascale, Loredana Bertè, Francesca Michielin, Levante, Damiano dei Måneskin, tutti i Måneskin… Inserire emoticon con la måneskin che saluta e la scritta “Belli, ciao”.