La vita privata del napoletano è lo sbocco bizzarro di una vita pubblica spinta all’eccesso. Non è tra le mura domestiche, tra moglie e bambini, che essa si sviluppa, bensì nella devozioneo nella disperazione.
Walter Benjamin
Di solito, giunti a Napoli, la terra perde per voi buona parte della sua forza di gravità, non avete più peso né direzione. Si cammina senza scopo, si parla senza ragione, si tace senza motivo.
Anna Maria Ortese
CANONE NAPOLETANO
PROLOGO
… Le onde vanno a sbattere contro gli scogli a Coroglio, la bava del mare è sempre la stessa, un po’ bianca e un po’ fetida, con l’odore di cozze e il vibrione del colera che vive chiattillo. Il mare di sera è un’immensa superficie che contiene chissà cosa di primordiale, fortuna che è solcato e punteggiato da piccole imbarcazioni e da un aliscafo che torna da Capri come ubriaco tra le onde. Come un vecchio padre pleonasto, quasi a proteggere, ’o Vesuvio ! saggio… sorveglia maestoso e inquietante; speriamo che non si svegli, si pensa ogni giorno da Ottaviano alla chiesa di San Michele ai Camaldoli fino a Pollena-Trocchia. Da un’altra parte, migliaia di auto rumoreggiano e si sfiorano lungo la tangenziale che va verso Portici, Ercolano, Torre… In città invece i suoni dalle strade ricordano una tammurriata straziata, una litania fatta di peccati imperdonabili, ma anche di gesti vitali… Questa è l’ora in cui c’è l’immensa stanchezza di chi prende la circumflegrea di ritorno fino a Traiano o deve starsene in piedi fino a Licola o Torregaveta dopo dieci ore ‘e fatica… Ci sono gli infiniti sfottimenti delle mamme verso figli con l’arteteca3, che saltano dall’armadio sul letto familiare urlando o nel soggiorno tirano dietro qualche filo della corrente elettrica; qualche padre rallenta verso casa, entra in una cantina a bere un bicchiere di vino o di marsala prima di dover affrontare ‘na muglièra irritabile… Voci alla Pignasecca vendono l’ultimo pesce primm ‘e chiurere… Ce sta’ ‘na guagliona che si guarda smarrita nella folla perché ha tradito l’amore della vita sua e s’aggiusta inutilmente la minigonna come se servisse… Floriana ‘o trans è appena uscita da casa ed è sfuttuta4 pe’ l’ennesima volta dalla vedova Vincelli affacciata alla finestra del basso a vico Fontanelle… Poi c’è Carmela che s’è dilaniata per tre anni per vedere guarito ‘o marito e adesso lui l’abbandona… C’è un’orchestrina di russi che suona Oci ciornie davanti a quello che fu ‘O Banc ‘e Napule a via Roma… C’è stata una sparatoria all’ospedale Incurabili tra guagliun ‘e sedici anni che confondono l’onore con le stronzate… C’è Alessia che a quarant’anni non si da’ pace e insiste co’ Totonno che tene vent’anni… ma c’è anche quella preside alle Vele che anche stammatina è andata a prendere e guagliunciell a casa per farli stare a scuola, ha litigato con i fratelli poco più grandi, sotto lo sguardo di madri silenti ancora per poco, i padri intanto stanno a Poggioreale… C’è Salvatore che ha fatto ‘o strunz a quarant’anni e mo’ ha perso tutto, anche la famiglia… C’è Lucia appresso all’amore, in maniera tanto scombinata… Ciro ‘o tassista, soprannominato Shrek, che fatica giorno e notte per ‘na mugliera bambulella… C’è un uomo che si alza sempre alle cinque, per lavorare dodici ore a settecento euro al mese e deve sfamare ‘na mugliera e quattro figlie… E c’è quel ragazzino che fa ‘o pizzaiuolo a cinquanta euro alla settimana mentre il cugino ne piglia cento al giorno facenn ‘o muschill6. I che tammurriata fuori stagione.
La calca di esseri umani si ingorga placida e nervosa tra Piazza Dante e via Toledo, verso il dolce tramonto di Piazza Plebiscito, salgono dalla metro di Dante o di Municipio, scendono da Pontecorvo, s’affollano in galleria fino a Piazza Trieste e Trento; si spandono fino a via Caracciolo, San Biagio dei Librai, Piazza dei Martiri, per via Luca Giordano, comp ‘o Vommaro. I volti sembrano appariscenti e sfruculiati, molti un poco afflitti e il resto spaparanzati8, molti si abbuffano co l’ennesima tazzulella ‘e cafè o una palla e riso, una sfogliatella, tre pasta cresciute o ‘nu spritz al campari… Per gli stranieri, paiono zone da sogno, un fiume di euforia e felicità, sentono pure l’odore del mare ammiscate9 con viole e bouganvilee, ma poi il vento porta l’addore di una torrefazione di caffe e tutt si mischia n’ata vota.
La signora Adele Cimmino, di professione guardarobiera al teatro San Carlo, è rientrata a casa dopo la messa a Santa Maria degli Angeli, saluta la foto del marito incorniciata nel corridoio, ma non si decide a togliersi il cappottino vecchio di vent’anni, grigio e con un bavero di pelliccia spellacchiato. Non se lo dice, ma stasera non ha proprio voglia di stare sola a casa né ha voglia di chiamare la sorella Nunziatina, ma l’ansia dura cinque minuti, accende la luce, accende il televisore e fa quello che deve fare… Gennaro Sparano invece questo pomeriggio non ha fatto a tempo a scansarsi, nel bar Comanducci di Calata Capodichino, si è trovato con due pallottole nella pancia senza sapere o pecchè e per la sua famiglia inizia un’altra rivoluzione… Eduardo Esposito con la fedina penale macchiata per furto e spaccio ha prestato servizio come addetto alla manutenzione con le chiavi di tutti i piani del commissariato; doveva portare un certificato di buona condotta, ma ha tardato a presentarlo e ha lavorato indisturbato per dieci giorni, in tarda mattinata è stato riconosciuto da un poliziotto e quindi ha perso il posto tra urla e mani giunte…
… L’immagine di Napoli può far pensare a una tempesta di polvere che muta direzione e percorso, così come capita. A cazzo. E si sposta nervosa tante volte, senza tregua. Tant’è che ti fa girare la testa. Quando uno è giovane cerca di trovare una direzione, una qualche specie di controllo invece non capisce più niente; dopo un po’ arriva a pensa’ che sei tu quella tempesta di vento, che te la porti dentro e non c’è niente da fare. E ti ci affezioni pure quando entra tra i capelli, in bocca, in’ te recchie e ti inghiotte rendendoti simpaticamente cinico, na’ capa fresca, un arruffone o solo acquiescente… Non puoi fare altro, se vuoi vivere o almeno sopravvivere !… Alcuni le tentano tutte, anche di non essere napoletani, anche andandosene, per potersi sciacquare la faccia, ma dopo mille tentativi si ritrovano da un’altra parte con la nostalgia, quasi immobili, e continuano a stringersi forte senza nu’ pecchè… Senza possibilità di poter calpestare altra terra. Non capiscono e allora diventano due esseri divisi, quello nostalgico napoletano e quello del posto che li ha accolti. Ma cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa c’è di vero nelle cose e cosa c’è di falso ?… E senza accorgersene non si divide più il sì dal no.
E a via Toledo la gente continua ad anna’ annanz e adderéto10 in placida ammuina, come uno tzunami sfrontato, entra a prendersi qualcosa in un bar a Piazza Trieste e Trento e chi vuole essere chic va al Gambrinus, poco più avanti. La gente sembra nervosamente tranquilla, come al solito, ma invece è sfottuta e demoralizzata; i ragazzi si trascinano pieni di rimprovero e le ragazze fanno finta di essere spensierate e fiduciose, ma mangiano e alcune sembrano nu sciarabballo.
… Che San Gennaro abbia sciolto il sangue ancora una volta sabato 1° maggio, alle 19 e 1 minuto nella Cappella del Tesoro, dalla Cattedrale di Napoli con la diretta streaming… Che il Napoli stia lottando per lo scudetto quest’anno… Che il sole riscalda Napoli, il mare è nell’animo umano e il cielo t’aiuta a pensà… Sono tutte cose che non tengono più tanta importanza, so’ come un bicchiere d’acqua con cui cucinare un piatto di spaghetti.
Mo’ a luna splende in cielo, rendendo la città un altro disegno… Sul mare a Mergellina si riflettono e si confondono come in una filastrocca antica le luci delle case e delle barche… I negozi di corallo a Sant’Elmo hanno appena chiuso tra il cielo e la terra… L’ultimo aliscafo per Ischia è appena partito, l’ultimo volo da Milano è appena arrivato e i negozi di taralli al molo sono sempre lì, aperti e desolati… E Victor non sa come chiudere il suo spettacolo che si trascina da giorni, un po’ come lui…
Ma è possibile che qui a Napoli, ma anche a Parigi… a Buenos Aires… a Téheran… a Sidney… a Città del Capo… nulla è più reale, nulla è più importante, che tutto ciò che bisognava dire è stato già detto e che dopo millenni bisognerebbe dire altro e non fermarsi più alla superficie rassicurante di luoghi comuni e riflessioni profonde rimestate per secoli, masticate e sputate, rimasticate e risputate… Come nu bell vestito che si è rammendato per troppo tempo…