Brigitte Bardot Forever scritto da Lech Majewski e Lukasz Swiatowiec, diretto da Lech Majewski. Fotografia Pawel Tybora, costumi Dorota Roqueplo, scenografia Joanna Macha. Con Kacper Olszewski, Magdalena Rózczka e Joanna Opozda.
Polonia, 2021 durata 122 minuti.
Lech Majewski è un regista polacco di poco più di settant’anni che dopo delle brevi esperienze in patria da giovane è riuscito a fuggire dalla Polonia verso il Regno Unito e poi negli Stati Uniti dove ha vissuto fino alla fine del regime comunista e dove è diventato un artista multimediale che ha sorpreso lo spettatore con film a metà tra il surreale e i tableaux vivants. In Italia è giunto nel 2012 il suo primo film I colori della passione con Rutger Hauer e Charlotte Rampling, poi 2 anni dopo Onirica in cui emerge la sua bravura registica e una visionarietà grazie alle location della Valley of the Gods e allo sguardo etnografico sul popolo Navajo. A giugno del 2021è uscito nelle sale italiane Valley of the Gods ( distribuito negli USA nel 2019 ).
In questo suo ultimo film Brigitte Bardot forever cambia completamente registro e rende la pellicola molto personale, raccontando la sua adolescenza negli Anni Sessanta in Polonia ai tempi di Gomulka; Adam è un ragazzino che vive con la sua bella madre e aspetta ancora il ritorno del padre da chissà dove, forse dall’Inghilterra, forse dalla guerra; sopporta a fatica la realtà del suo Paese, dalla disciplina scolastica autoritaria ai riti della propaganda del regime, ai due dirigenti viscidi e potenti agenti della polizia politica che vengono a trovare la madre sperando che lei accetti una relazione con uno dei due, ma la donna un po’ depressa e un po’ con grande calma riesce a tenere a distanza i due uomini. Il ragazzino riesce a sopportare quel clima oscuro grazie ai miti occidentali che arrivano fino a lui e in cui si immerge con la fantasia come Brigitte Bardot, i Beatles, Roger Moore nei panni del ‘ Santo ‘, Cézanne, Elizabeth Taylor, da alcuni di essi troverà un aiuto inaspettato. Riesce anche a superare la sua timidezza e a conquistare la bella compagna di classe Teresa. Ma proprio quando sta crescendo e trovando una sua autonomia dalla realtà scopre che il padre è morto chissà come, forse in carcere, forse in Siberia e non gli resta che vedere amici e sconosciuti che scappano dalla Polonia grazie ad una specie di astronave costruita dal ‘ santo ‘.
Un film, come già detto, diverso rispetto ai suoi film precedenti, lontano dal modo di fare il suo cinema ma in grado di fondere stili differenti che non stridono mai con la narrazione. Ci troviamo di fronte ad un Majewski inedito e innovativo ma che non vuole esimersi dalla ricerca spirituale e morale che costituisce il motivo che lo ha portato a distinguersi nel panorama polacco e internazionale.
Un cast ben assortito tra cui segnaliamo il giovane Kacper Olszewski, al quasi debutto, la silente Magdalena Rózczka e Joanna Opozda nel ruolo di Brigitte Bardot.