Nella tempesta di strade brulicanti di luci e rumori che si disperdono nella frenesia è difficile ascoltare il soffio del vento interiore e tutto pare assumere lo stesso suono monocorde: un grande brusio fatto di impegni, scadenze, rincorse. Le occorrenze che abbiamo permesso alla vita di riguardarci ci rendono difficile afferrare l’essenza del Natale.

Ma guardando alla croce di Muzot tutto torna ad essere chiaro: solo il silenzio può condurci a superiori livelli di raccoglimento. È lì che dobbiamo scendere, immergerci, annegare. Lì dove lo stato di ascolto interiore si allarga e la poesia-preghiera si fa “risonanza, non più con l’udito misurabile.” Solo lì, in un raro attimo di grazia, potranno arrivare anche gli angeli, bocche vibranti di arcane melodie…
Rainer Maria Rilke
La tentazione della rima

Oltre cento anni fa, da quel silenzio, Rilke scriveva all’amata Merline una piccola lettera, che vale la pena ripercorrere ancora oggi, per prepararci alla vera festa, fosse anche solo per un momento, ed incontrare chi amiamo, nel più prezioso angolo del cuore. (Marilena Garis)

Da Muzot a Berlino, 19 Dicembre 1922

Martedì

Non me ne vogliate, Amica mia, se, per una volta, ricado nel mio vecchio difetto di raccomandare questa lettera; ma è quasi Natale, le poste sono oberate di lavoro e il pericolo di smarrirla diventa più concreto per un momento. Giacché tutta la mia gioia natalizia è concentrata sull’idea di potervi fare una sorpresa, permettetemi di inviarvi quella che sto preparando da qualche giorno, con piena fiducia. [Rilke aveva ricopiato in un quaderno, per Merline, le traduzioni che era riuscito a completare delle poesie Charmes di Valéry, ndt]. Ve la mando un po’ troppo presto, ma se la mia lettera arriverà prima della festa, promettetemi di mettere da parte il piccolo pacco allegato, e di non aprirlo fino alla sera del 24, ammesso che festeggerete un po’. I bambini vi spingeranno a farlo, spero, e mi auguro, mia cara Merline, che voi sentiate – anche vostro malgrado – un po’ della luminosità che in qualche modo emana da questa festa di interni illuminati, di luce fiorita, in mezzo all’inverno.

Le vostre ultime lettere erano così belle che continuo a sperare che voi siate coraggiosa e serena, e non passa giorno senza che io vi raggiunga attraverso lo spazio con qualche nuova buona convinzione che formulo a me stesso nel silenzio delle mie serate e che deve valere anche per voi.

Spero, Merline, che mi scriverai qualche riga tra Natale e Capodanno, e che non mancherai di parlarmi dei progetti [che hai in animo] per te stessa, per Pierre e per Baltusz.
Muzot: il luogo mitico in cui Rilke scrive le Elegie duinesi e i Sonetti a Orfeo

Per quanto mi riguarda, cara, non c’è nulla di nuovo; avrò presto recuperato i ritardi nella mia corrispondenza, alla quale dedico quasi tutte le mattine; nel pomeriggio lavoro alle mie traduzioni (vedrai che sto facendo progressi…); le serate sono dedicate alla lettura, e mi piace così tanto quest’ineffabile tranquillità della notte intorno al mio libro e ai pensieri che ne scaturiscono, che vado a letto molto tardi, il che significa che il giorno dopo mi alzo abbastanza tardi. Ho tutto quello che mi serve, tutto quello che voglio è questa regolarità, che all’inizio è misconosciuta, ma a poco a poco il cuore vi si armonizza all’unisono, ed è allora che si impara molto.

Forse quest’anno mi farò un piccolo albero di Natale e lo metterò in sala da pranzo, davanti alla finestra vicino alla stufa, sul tavolino di Thun che, per il momento, toglierò dal soggiorno.

Sarà anche il vostro albero, Merline, metteteci qualche catenella del vostro sorriso affinché risplenda alla luce di tutte queste candele (che aggiungeranno le loro piccole fiamme a quelle del lampadario, le cui braccia sono state tutte riparate!) – Arrivederci, mia cara Amica, e buona festa, anche solo se in qualche nascondiglio del cuore, illuminato all’improvviso.

René

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