Il 10 ottobre 1985 il più grande regista statunitense Orson Welles è morto a Hollywood.
Nasce nel 1915 a Kenosha nel Wisconsin, suo padre è un ingegnere nomade e liberal. Da adolescente frequenta i corsi di disegno e pittura al Chicago Art Institute e scrive un saggio su Nietzsche. Poco dopo, a 17 ann, parte per l’Europa; in Irlanda esordisce al Gate Theatre di Dublino, recitando Shakespeare e Goldoni, proponendosi anche come regista in una nuova versione del Giulio Cesare, e persino come disegnatore di scene e di costumi. Al rientro negli Stati Uniti, nel 1933, viene scritturato nelle migliori compagnie di New York e di Chicago. Cura poi regie shakespeariane per il Federal Theatre e per il Mercury Theatre. La sua genialità si mostra al grande pubblico alla radio il 30 ottobre 1938, a soli 23 anni, manda in onda La guerra dei mondi di H.G. Wells: simula un’invasione marziana talmente realistica da scatenare un panico collettivo lungo tutta la costa atlantica. Il suo primo film, l’incredibile e straordinario “ Quarto potere “ è del1941, ispirato alla figura del magnate della stampa W.R. Hearst che gli farà la guerra a tutto campo. Con il passare del tempo Quarto potere finisce per essere considerato uno dei maggiori capolavori della storia del cinema. Un’opera che sconvolge con le sue invenzioni tecnico-stilistiche la struttura del film, fondando al tempo stesso il linguaggio del cinema moderno: uso inedito del piano-sequenza, profondità di campo con relativa utilizzazione l’obiettivo grandangolare, riprese dall’alto o dal basso, angoli visuali mai sperimentati ( mai nessuno aveva inquadrato i soffitti ). Nel 1942 scrive insieme con J. Cotten, Terrore sul Mar Nero, diretto da N. Foster e mette in cantiere un progetto per un film sulla vita dei contadini messicani e dei pescatori brasiliani che dovrebbe chiamarsi “ It’s All True “. Nel frattempo gira “ L’orgoglio degli Amberson “ ( 1942 ) che gli viene bloccato dalla produzione, e che è costretto a rimontare eseguendo forti tagli. Intanto l’impresa di “ It’s All True “ rimane incompiuta ( il «girato» rimarrà chiuso nei magazzini per cinquant’anni, e riapparirà nel 1993, montato sulla base del materiale ritrovato ). Il film successivo è “ Lo straniero “ ( 1946 ), strutturato secondo la migliore tradizione del noir, giocato sul mistero e su linee d’ombra che restituiscono magistralmente l’ambiguità e lo sdoppiamento psichico di un criminale nazista, viene stravolto dalla produzione, soprattutto nel finale, e Welles lo disconosce. Due anni dopo accetta di dirigere Rita Hayworth, allora sua moglie, in “ La signora di Shangai “, il film si chiude con la celeberrima sequenza degli specchi, nella quale l’avvocato e la donna si lanciano l’uno contro l’altra come squali famelici. Nello stesso anno gira “ Macbeth “ ( 1948 ), opera che conosce bene per averne realizzato una famosa messa in scena a Harlem nel 1936, in piena atmosfera rooseveltiana ( Welles è politicamente un «radical» democratico, grande sostenitore di Roosevelt ), con attori neri e con la trasposizione dell’impianto drammatico in un’ambientazione voodoo. Dopo questo film Hollywood non investirà più un dollaro su di lui, e il regista sarà costretto a combattere per tutta la vita con i problemi della produzione. Resteranno incompiuti, i progetti di “ Heart of Darkness “, “ It’s All True “, “ Dead Reckoning “, “ The Other Side of the Wind “, “ Don Quixote “. Nel 1949, per procur arsi il denaro necessario a realizzare un altro grande progetto «shakespeariano», “ Othello” ( 1952 ), recita in ‘Cagliostro’ di G. Ratoff, e in ‘Il principe delle volpi’ di H. King, e fornendo un’interpretazione eccezionale in “ Il terzo uomo “ di C. Reed. Le riprese iniziano lo stesso anno, e si protraggono, frammentate e continuamente interrotte, per quasi tre. Quando finisce i soldi, Welles è costretto a partecipare ad altri film “ La rosa nera “, 1950, a mettere in scena Shakespeare a Londra, a recitare alla radio, a fare da narratore in un cortometraggio, “ Return to Glenascault “. Nel frattempo viaggia per le riprese in Marocco, a Roma, Viterbo, Perugia, Venezia. “ Othello “esce dalla sala di montaggio nel 1952, giusto in tempo per essere presentato a Cannes, dove conquista il premio come miglior film. Il grande critico francese. André Bazin ( è il primo a cogliere nel cinema di W. la pregnanza nietzschiana di figure che confliggono violentemente fino all’annientamento, e che incarnano simbolicamente le antinomie di uno stesso soggetto ) si stupisce per la sua struttura stilistica, fatta di piani veloci, campi e controcampi così lontani dai piani lunghi tipicamente wellesiani: il film è infatti una specie di summa teorica del montaggio, che in nulla cede al miglior Eisenstein. Comunque sia, la forza espressiva dell’opera ne esce ingigantita. Quel funerale che apre e chiude il film, teoria di figure in controluce e in campo lungo che accompagnano le spoglie di Otello e Desdemona al canto del « Dies Irae ». Quel giro di scale, chiostri, cortili, di sapore fortemente espressionista. Passano tre anni prima che Welles possa realizzare un altro film, Rapporto confidenziale ( conosciuto anche con il suo titolo originale, Mister Arkadin, 1955 ), uno dei suoi tanti colpi di genio, tratto da un romanzo-sceneggiatura scritto da lui stesso ispirandosi alla vicenda di un famoso avventuriero realmente esistito. Un film dall’andamento quasi «biblico», una sorta di moderna allegoria della «crudeltà» del potere. Nel suo cinema l’«eterno ritorno» è sempre in agguato. Arkadin è un personaggio non solo diabolico, ma anche carico di doppiezza e di mistero. È una figura che rimanda emblematicamente l’incondizionato situarsi del potere e della ricchezza «al di là del bene e del male». Nel 1958, realizza un ennesimo capolavoro, “ L’infernale Quinlan “: mette in scena la figura crudele, laida, quasi satanica, di un poliziotto corrotto, che in realtà rappresenta quasi una metafora nichilista del potere assoluto. L’opera, tra l’altro, si apre con un piano-sequenza straordinario e giustamente famoso, divenuto rapidamente un paradigma del cinema moderno. Welles tenta di realizzare nel 1960, Don Chisciotte ma rimane incompiuto. Molti anni dopo, il materiale viene rimontato in Spagna seguendo gli appunti di W. e presentato al Festival di Cannes nel 1992 (in una copia in verità quasi invisibile, talmente le immagini sono deteriorate dal tempo). Nel 1962 gira Il processo da F. Kafka. Il film successivo, Falstaff (1966), arriva solo quattro anni dopo. Qualche critico lo considera il capolavoro della maturità, e lo mette al vertice dell’opera wellesiana. Si tratta di un film pieno di brio, certo un divertissement dalle tonalità splendide, al centro del quale si trova un personaggio, Falstaff, lurido e buffonesco, che è una sorta di resumé di personaggi shakespeariani. Un gioiello sfolgorante è invece il film che segue, Storia immortale (1968), un mediometraggio tratto da un racconto di K. Blixen. L’opera successiva, The Deep o Dead Reckoning (L’oceano, o Corpo morto, 1970) e torna alla mdp solo per girare lo splendido F come Falso – Verità e menzogna ( 1974 ). È un film sui travestimenti, sui trucchi, sul falso e sulla doppiezza. E’ l’ultima opera compiuta di Welles. Il progetto di The Other Side of the Wind “ L’altra faccia del vento “( 1974 ) fallisce. Non riuscirà a realizzare altro, se non un documentario, “ Filming Othello “ ( Girando Otello, 1978). Muore nel 1985, alla macchina da scrivere, mentre sta lavorando a una delle tante sceneggiature mai realizzate.