Abbiamo visto “ The Town “ regia di Ben Affleck.
Il film è tratto dal libro “Il principe dei Ladri” di Chuck Hogan ( Autore di romanzi di successo, tra cui “ Lo stallo “ e l’ultimo “ La progenie “ ); il film è rispettoso della trama del libro anche se la direttrice della banca rapinata è meno presente nel plot e il finale si discosta sostanzialmente per quella regola hollywoodiana sull’eroe.
La storia è ambientata nel quartiere di Charlestown, una specie di foresta di Sherwood nella periferia di Boston, dove anche la polizia entra poco. Ogni anno in città ci sono più di 300 rapine in banca e la maggior parte dei rapinatori vive in questo quartiere di un miglio quadrato che è separato dalla città da un ponte elevatore che fa “ da confine “. Il quartiere è abitato da un’umanità messa ai margini ma che conserva in modo plausibile un senso della famiglia, del gruppo e della solidarietà tra marginali. Il protagonista si chiama Doug MacRay ( Ben Affleck ), un figlio di irlandesi duro ma corretto, con una madre scomparsa e un padre rapinatore che sta da anni in carcere perché non ha voluto tradire gli amici. Vive da anni con alcuni amici d’infanzia e con loro deruba i caveau delle banche su commissione. Durante una rapina, il suo amico-complice Jem ( un bravo Jeremy Renner, con una rassomiglianza e uno stile alla Cagney ) ) sbrocca, picchia il vicedirettore, prende in ostaggio la giovane direttrice Claire ( Rebecca Hall ). Dopo la liberazione di Claire, Doug si fa scegliere dal gruppo per conoscerla e scoprire se ha riconosciuto qualcuno di loro, la ragazza abita a due isolati da loro. La segue, la conosce casualmente e dopo alcuni appuntamenti finiscono con l’innamorarsi. Ma questo segreto dura poco e l’amico Jem li scopre in un bar a flirtare. Doug avrebbe voglia di cambiare vita, non vuole finire come suo padre, vorrebbe andar via con la ragazza. Ma per lui, i suoi complici, per lei, la polizia, impediscono quello che stanno per fare. L’FBI svela alla ragazza i sospetti su Doug, lui è costretto a fare un’altra rapina… Finale un po’ improbabile ma diretto con equilibrio e senza effetti speciali, Ben Affleckè un ‘ eroe ‘ poco empatico per mancanza di sfaccettature interpretative e mancanza di carisma. Il bel libro di Hogan aveva tutti gli ingredienti perché si facesse un film fuori dal comune, forte e in controtendenza: sull’inesorabilità del destino, sul gruppo irlandese con le sue antiche regole, sul rapporto padri e figli, sull’idea di onore e di amicizia, sulla vita del ghetto, sul genere gli eroi come Robin Hood ( da qui il tiolo ‘ Il principe dei ladri ‘ ) che si riappropriano della possibilità negata dal potere violento almeno quanto loro. Ma tutto questo c’ è solo in parte o è solo sfiorato. Poteva essere a modo suo un film sul genere del piccolo capolavoro ” Carlito’s Way “, ma non ci si può inventare Brian De Palma su due piedi. Una delle cose che distingue tuttavia questo film in meglio dal film con Al Pacino è che non c ‘è alcuna retorica sui tempi passati, sul convenzionale tema nostalgico della malavita che non è più quella di una volta.
Ben Affleck è alla seconda prova come regista ( dopo “ Gone Baby Gone “, ambientato ancora a Boston e basato sul romanzo “ La casa buia “ di Dennis Lehane, altro noir di genere, e dopo due cortometraggi ), in questo film sceglie la scia del genere rispettandone gli archetipi e aderendo ai suoi codici senza cercare tuttavia nuove strade o provando impennate creative. In questo film diretto correttamente ma senza sussulti fa un’operazione apprezzabile ma modesta mentre la galleria dei personaggi, molto diversi tra loro, viene presentata senza veri approfondimenti ma con una scelta d’attori giusta e coraggiosa. Chissà, Affleck ha alcuni punti in comune con Clint Eastwood, può anche darsi che fra vent’anni possa realizzare dei film come lui. Ce lo auguriamo.
Bravi tutti gli attori, da segnalare Jeremy Renner ( “ The Hurt Locker ”di Kathryn Bigelow e per il quale è stato candidato all’Oscar ), Rebecca Hall ( “ Frost/Nixon “ di Ron Howard e “ Vicky, Cristina, Barcellona “ di Woody Allen ) e Pete Postlethwaite ( attore di tanto splendido cinema inglese come “ Nel nome del padre “ di Jim Sheridan, “ Grazie signora Thacher “ di Mark Herman, ma anche di “ I soliti sospetti “ e “ I duellanti “ splendido esordio di Ridey Scott ).