Abbiamo visto The Killer Inside Me regia di Michael Winterbottom.
The Killer Inside Me è tratto dall’omonimo romanzo “ pulp “ di Jim Thompson, pubblicato nel 1952 ( in Italia è stato pubblicato nella collana Il Giallo Mondadori, col titolo La belva che è dentro di me nel 1970, poi nel 1993 nella collana Omnibus Mondadori col titolo Vite in gioco e infine nel 2002 da Fanucci Editore).. Thompson è uno dei grandi scrittori pulp della seconda generazione, quella degli anni Cinquanta, ma è stato anche un importante sceneggiatore ( suoi sono gli script “ Rapina a mano armata “ e “ Orizzonti di gloria “ di Stanley Kubrick, e dai suoi libri, negli anni Settanta, sono stati tratti film del calibro di “ Getaway “ di Sam Pechinpah, il magnifico e potente “ Il fascino del delitto “ di Alain Corneau del 1979, il bello “ Colpo di spugna “ di Bertrand Tavernier del 1981, l’ambiguo e originale “ Rischiose abitudini “di Stephen Frears del 1990 e altri ancora ). Possiamo dire che Thompson è un grandissimo scrittore – poco conosciuto in Italia e dimenticato nell’oblio negli USA – non meno significativo di Raymond Chandler e Cornell Woorlich ( meravigliosi e impareggiabili scrittori di gialli americani degli anni Quaranta e Cinquanta ). Nel 1975 – due anni prima della sua scomparsa, Thompson recitò, nei panni del giudice Grayle nel remake “ Marlowe, poliziotto privato “ di Dick Richards, tratto forse dal più bel romanzo di Raymond Chandler e uno dei film più belli del neo-noir anni Settanta, impreziosito dalla presenza del mito Robert Mitchum in stato di grazia. Autori di questa fattura purtroppo non ne esistono più come la loro generazione e quell’epoca.
Anche la storia produttiva di The Killer Inside Me sembra un film a sè. Fatto di attese, interruzioni e speranze. Nel 1956 la 20th Century-Fox avrebbe voluto fare il film e aveva scelto Marlon Brando nel ruolo di Lou Ford ( impersonato oggi da un bravo ma per niente glamour Casey Affleck ), da Marilyn Monroe nel ruolo di Joyce Lakeland. ( ruolo impersonato oggi da una sensualissima Jessica Alba ) e da Elizabeth Taylor nel ruolo di Amy Stanton ( Kate Hudson, oggi ); ma il progetto fu dapprima rinviato e poi accantonato. Ci sono stati altri tentativi andata a vuoto fino a quando è stata realizzata una prima versione con Stacy Keach come Lou Ford e Susan Tyrell come Joyce Lakeland nel 1976. Una seconda versione doveva essere interpretata nel 1986 da Tom Cruise, Demi Moore e Brooke Shields, ma anche questa volta il progetto fu messo da parte ( anche questa volta per le difficoltà di mettere in scena una storia così pulp e senza speranza – Stanley Kubrick del romanzo ha detto: “È forse la più agghiacciante e verosimile storia di una perversa mente criminale, raccontata in prima persona, che mi sia mai capitato di leggere ” ). Dopo il successo di Tarantino con Pulp Fiction e la conseguente ‘ moda ‘ di un certo tipo di storie, Quentin ha lavorato al progetto pensando a Brad Pitt, Uma Thurman e Juliette Lewis: ma sono sopravvenuti gli attentati alle Torri Gemelle e quindi è stato di nuovo messo da parte. Nel 2003, Andrew Dominik ha scritto una sceneggiatura – da alcuni definita troppo stilizzata – e stava per dirigerla, con Leonardo Di Caprio, Charlize Theron e Drew Barrymore. Ma per un motivo o per un altro, Dominik ha preferito girare L’assassinio di Jesse James. E arriviamo a oggi, i diritti del film li avevano due produttori inglesi Chris Hanley di Muse Films e Bradford Schlei. Michael Winterbottom ( Benvenuti a Sarajevo, The Road to Guantanamo, Un cuore grande – tra gli altri film realizzati ) era interessato al film, si sono incontrati e con soldi americani, svedesi, inglesi e canadesi si è potuto realizzare.
La storia è ambientata nella provincia americana, nel Texas degli inizi anni Cinquanta. Una provincia solo apparentemente addormentata e tranquilla. Lou Ford è un giovane e riservato vicesceriffo, vive da solo in una bella casa che gli hanno lasciato i genitori e ha una relazione solo apparentemente segreta con una ragazza borghese del luogo. Lui è gentile e amico con tutti, se può fare un favore, lui lo fa; anche con chi arresta ha un rapporto corretto e civile. Un giorno su richiesta del più importante affarista della zona, Chester Conway, viene mandato ad avvisare una ragazza poco di buono di lasciare la cittadina. Lui si presenta, le intima di andare via e d’un tratto inizia la passione tra i due. Ma questa passione gli fa riaffiorare vari ricordi della sua infanzia che aveva rimosso, ricordi traumatici e forti. ( nel film il tutto non è proprio spiegato chiaramente, mentre nel libro tutto è più chiaro e lineare ). La ragazza ha una relazione con il figlio di Conway e giacchè il giovane si deve sposare, il padre ha deciso di pagare per mandarla via. Lei vuole prendere i soldi e andar via con il suo Lou, ma il vicesceriffo ha altro per la testa ( nel film sembra solo una brutale vendetta contro l’uomo potente e suo figlio ), e mostra il suo vero carattere di sadico, psicopatico, assassino freddo e tranquillo. Sembra che possa farla franca ma in quel mondo nulla è come sembra e gli investigatori iniziano a sospettarlo ma anche loro forse nascondono dei segreti, come anche il padrone della città, il capo del sindacato, il proprietario della tavola calda, lo sceriffo e un avvocato ( la parte più oscura del film – è un personaggio vero o immaginato dal protagonista ? ) che avvocato non è ma che lo ‘ libera ‘ e lo porta fino al luogo finale.
Il regista aveva varie possibilità con un racconto di questo genere, poteva continuare la sua ricerca “ politica “, immergendosi in quegli anni così ‘ politicizzati ‘; poteva scegliere uno stile citazionista alla Tarantino o percorrere la strada del noir colto dei Fratelli Coen o anche approfondire il lato psicanalitico di una mente disturbata e pericolosa. Invece Winterbottom ha voluto ‘ sposare ‘ il romanzo ed ha rispettato l’universo letterario di Thompson, in cui conta solo il piacere del racconto e dove la violenza viene utilizzata come forma e contenuto di cultura popolare. Con un ‘ ma ‘: sessant’anni tra il libro e il film sono un tempo troppo grande per non riempirlo dell’esperienza degli anni. Tuttavia è un film confezionato molto bene, diretto con sicurezza e abilità, con un cast giusto, ‘ fortunato “ e riuscito pienamente. L’unica perplessità che abbiamo è proprio nelle intenzioni che ha dichiarato il regista: “ Per me, l’aspetto interessante del romanzo è più che altro l’idea che Thompson scelga di ritrarre un universo in cui le persone distruggono ogni cosa, senza voler fornire spiegazioni psicologiche. Perché questo è quello che succede, è quello che fa la gente: rovina tutto, distrugge la propria vita. Per qualche strano motivo, gli esseri umani sono distruttivi. Thompson coglie qualcosa di vero della natura umana: non è necessario cercare di spiegarlo, occorre solo mostrare che è così “