Abbiamo visto “ Anna Karenina “ diretto da Joe Wright.
Se amate il maniera filologica il romanzo di Tolstoi, forse resterete delusi da questa ennesima riproposizione. Se invece amate le regie sontuose, fuori dagli schemi classici, splendenti nelle scenografie e quasi fantasmagoriche nella costruzione, allora questo è il film che fa per voi. Infatti il regista inglese Joe Wright ( “ Orgoglio e Pregiudizio “, “ Espiazione “, “ Hanna “ ) sembra questa volta uscire fuori dai compitini ben fatti per dare un tocco di classe e di originalità ad un’opera che in molti hanno portato sullo schermo. Il prodotto finale eccellente lo si deve anche al grande sceneggiatore inglese Tom Stoppard ( Premio Oscar per “ Shakespeare in love “, ma anche autore di film come “ Rosencrantz e Guildenstern sono morti “ o “ Brazil “ ) che ha immesso genialità nella storia: infatti non è ricostruita la San Pietroburgo e la Mosca di un tempo ma il tutto avviene sul palcoscenico di un vecchio teatro e nelle sue quinte che sfondano verso la vita. In più in questa sceneggiatura si intrecciano altre storie d’amore, oltre quella di Anna e Vronskij, come quelle pura e antitetica di Kitty e Costia Levin o di Dolly e Stiva – il fratello di Anna – classico marito traditore e superficiale. I diversi tipi d’amore però sono tutti vissuti con la stessa forza, capace di modificare il corso delle vite.
Questa messa in scena ci ha fatto venire in mente un grande e poco conosciuto regista degli Anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, il tedesco Max Ophuls ( “ Presi nella morsa “, “ Il piacere “, “ Lola Montez “ ), considerato un maestro del genere melodrammatico; i suoi film da una parte della critica vengono ritenuti “ miracolosi cocktail di eleganza e intensità, sublimati da un aristocratico, impeccabile senso della composizione “. Nei suoi film, come in questo “ Anna Karenina “, ci sono un’idea del montaggio sin dalla sceneggiatura, perfetti e raffinati movimenti della MdP che danno un senso di musicalità al muoversi degli attori e delle scene e un utilizzo ( mai sentito dal pubblico ) di carrellatte, dolly e gru, spesso circolari.
Se dovessimo trovare qualche difetto a questo film, probabilmente diremmo che c’è nella seconda parte della sceneggiatura una mancanza di passaggi emotivi da parte di Anna Karenina che da un sentire amoroso totale passa abbastanza rapidamente alla gelosia e ad un comportamento dislessico. Un’altra piccola nota a demerito – secondo noi – è la scelta di Vronskij, l’attore ventenne Aaron Taylor-Johnson ( con già 15 film alle spalle tra cui “ Albert Nobbs “ e “ Le belve “ ), dai capelli biondi che sembrano un cavolfiore e dagli occhi troppo intensi ( ricordano quelli di Gene Wilder di “ Frankenstein Junior “ ); mentre l’ottimo Jude Law nel ruolo di Karenin è un po’ lasciato ai margini della storia.
Siamo nella Russia del 1871, l’aristocratica, bella e timorata Anna Karenina vive con suo marito Aleksej e con l’amatissimo figliolo Serëža. Una vita vissuta nel lusso con moderazione e con un rapporto matrimoniale sereno e noioso. Anna deve andare da suo fratello Stiva a Mosca per aiutarlo con la moglie Dolly che è stufa dei tradimenti del marito e vuole lasciarlo. Sul treno conosce la contessa Vronskaja e per un attimo, alla stazione di Mosca, l’affascinante figlio, il Conte Vronskij, ufficiale dalla carriera agevolata. Nelle stesse ore giunge a Mosca, dopo un viaggio in Europa, l’ascetico Konstja Levin, amico di Stiva; è deciso a sposare Kitty, una bellissima diciottenne, sorella di Dolly. Ma la ragazza lo rifiuta perché invaghita di Vronskij. Anna, dopo aver convinto Dolly a non separarsi e inquieta per il fascino dell’ufficale, ritorna a San Pietroburgo, ma l’uomo la segue sullo stesso treno. Nel frattempo Levin ritorna al podere di famiglia, abbandonando ogni speranza di matrimonio e cerca di aiutare suo fratello alcolizzato, tisico e rivoluzionario. Anna con la presenza di Wroskij si rende conto di quanto sia infelice il suo matrimonio e di quanta passione ha per il giovane ufficiale, ne diviene l’amante non tanto segreta ma quando Vronskij cade da cavallo durante una gara, Anna urla preoccupata rendendo evidente ciò che molti sanno… Anna già aspetta un figlio da Vroskj e rifiuta di essere ancora infelice, nonostante l’ultimatum dl marito continua a vedersi con il conte. Karenin decide di lasciarla ma quando viene a sapere che Anna sta morendo per le conseguenze del parto corre al capezzale e riesce a perdonare anche Vronskij. Anna comunque si salva e decide di partire per l’Europa con il Conte, senza aver ottenuto il divorzio, che lei ha chiesto. Nel frattempo il matrimonio di Stiva e Dolly prosegue nel classico menage familiare, lui continua ad avere delle amanti e lei fa finta di nulla accettando le regole. Costja Levin e Kitty si rincontrano, si sposano e si rendono felici andando a vivere in campagna. Vronskij e Anna tornano in Russia e la relazione inizia ad essere tesa, lei è gelosia di tutto, di signore e signorine che corteggiano il suo amato, e ormai fa fatica a sopportare gli sguardi scandalizzati e le chiacchiere malevoli su di lei, ma soffre anche per la mancanza del figlio e per il senso di colpa verso suo marito che è stato paziente e remissivo nonostante tutto. Un giorno, mentre stanno preparandosi a partire per la campagna, Vronskij esce per incontrare degli amici; Anna, in uno stato di depressione e confusione va in quella stazione in cui si sono conosciuti la prima volta e si suicida lanciandosi sotto un treno.