Il giardino giapponese tradizionale, con il suo esoterismo, esercita un fascino antico e innegabile, fatto di segreti, prospettive, iniziazione, memoria e tempo. E inoltre, con tutti i suoi misteri, il giardino giapponese è un efficace simbolo dell’anima umana, in cui ritroviamo quei “paesaggi presi in prestito” che compongono la nostra vita. Ma questi sono per noi le nostre storie personali.
L’azione principale, in Il giardino delle nebbie notturne, un romanzo forte e sobrio di Tan Twan Eng, scrittore malese che ora vive parte dell’anno a Città del Capo, si svolge in Malesia dopo la seconda guerra mondiale. Il bellissimo giardino del titolo è il teatro in cui s’intrecciano i destini di diverse vite. All’inizio della storia, alcuni decenni più tardi, la giudice Yun Ling Teoh, la seconda donna a essere nominata nella corte suprema di Kuala Lumpur, è costretta a ritirarsi dalla sua attività: sta per perdere del tutto la memoria, oltre alle funzioni cognitive. Ha però una faccenda del passato con cui fare i conti, per questo l’imminente malattia la riporta con i ricordi a un’epoca che ha cercato di dimenticare. A 19 anni, era stata prigioniera in un campo di concentramento giapponese con la sorella maggiore, un’artista, che morì nel campo. L’ultima sentenza Yun Ling deve pronunciarla sulle sue azioni di quell’epoca.
Perché lei è sopravvissuta e la sorella no? Nei suoi ultimi giorni di lucidità, Yun Ling guida fino a Yugiri, nelle Cameron High-lands, un altopiano a circa quattro ore di auto da Kuala Lumpur. Lì rimette piede nel giardino giapponese che la ossessiona dall’ultima volta che l’ha visitato, 35 anni prima.
Il giardino delle nebbie notturne è quello dove ha imparato l’arte dei paesaggi presi in prestito, che consiste nel “prelevare elementi e vedute dall’esterno e integrarle” nel giardino stesso. Il giardino delle nebbie notturne è il capolavoro di un uomo che era stato un tempo al servizio dell’imperatore del Giappone – e, in un improbabile colpo di scena, è proprio questo giardiniere, Aritomo, ad aiutarla a superare il trauma della prigionia. L’ultimo lavoro di Yun Ling è quello di riportare il giardino di Aritomo al suo antico splendore.
Dominique Browning, The New York Times