Consumato in pochi mesi da un tumore particolarmente aggressivo, è morto sabato 4 maggio Javier Diez Canseco, l’esponente di maggior rilievo della sinistra peruviana, fondatore del Partido Socialista, più volte deputato e candidato presidenziale nel 2006. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto davvero incolmabile fra le forze progressiste e nel fronte di chi lotta contro la corruzione, per la giustizia sociale e la difesa dei diritti umani.
Javier Diez Canseco
Membro del Parlamento quasi ininterrottamente dal 1978, Diez Canseco, che aveva 65 anni, proveniva da una famiglia dell’alta borghesia ma fin dai suoi primi anni di studente universitario – prima di legge, poi di sociologia – aveva dimostrato la volontà di lottare contro gli abusi del potere e in difesa degli oppressi e dei diseredati.
Alla fine degli anni ’60, era già un dirigente studentesco di solida formazione marxista, cosa che gli valse nel 1978, all’epoca della dittatura di Morales Bermudez, una pericolosa deportazione, insieme ad altri dirigenti politici, nell’Argentina del golpista Videla. In quell’occasione, lui e gli altri deportati si salvarono per miracolo: fra le dittature militari del continente era già in atto il Plan Cóndor, ideato per decapitare la sinistra latinoamericana, e quel carico di “rossi” era certamente destinato a sparire. Non fosse stato per un giornalista argentino, che rivelò lo strano arrivo di un aereo militare peruviano e l’identità dei passeggeri, di tutti quei brillanti izquierdistas probabilmente non si sarebbe saputo più nulla.
Passato in Francia con altri esiliati, Diez Canseco si candidò, quello stesso anno, all’Assemblea costituente. La sua elezione segna l’inizio di una carriera politica nelle istituzioni che lo vede sempre all’opposizione, avversario implacabile dei corrotti e paladino degli indifesi. Il suo apporto alla politica peruviana e all’affermazione dei diritti civili è stato talmente vasto e costante che va dalla concessione del diritto di voto agli analfabeti, nella Costituzione del 1979, alla nuova legislazione in favore dei portatori di handicap (2012), che garantisce loro dei posti nel pubblico impiego.
Sempre solidale e coerente
Le sue denunce di atti di corruzione e abusi di potere non sono diminuite, ma semmai aumentate, durante le due presidenze di Alan García (1985-1990 e 2006-2011) e il decennio della dittatura di Alberto Fujimori (1990-2000). Questo gli ha procurato numerosi nemici e vari attentati, fra cui un tentativo di rapimento dei figli, fortunatamente andati a vuoto.
All’inizio degli anni ’80, Javier Diez Canseco, insieme a Francisco Soberón, fonda l’Aprodeh, Asociación Pro Derechos Humanos. La guerra sanguinosa fra Sendero Luminoso e lo Stato tiene tutto un popolo fra due fuochi e rende particolarmente importante la denuncia delle violazioni dei diritti umani commesse dalle due parti in conflitto.
Negli anni di Fujimori e del suo Rasputin, Vladimiro Montesinos, che corrompeva i parlamentari e filmava i pagamenti in contanti (i famosi “Vladivideo”), le denunce delle arbitrarietà del regime e dei suoi legami con il narcotraffico gli attirarono l’odio del dittatore, che gli fece dinamitare la casa e mitragliare la camionetta.
Durante la presidenza di Alejandro Toledo (2001-2006) fu eletto vicepresidente del Congresso e assunse la presidenza della commissione per investigare i delitti economici commessi nel decennio precedente. Risultato: si investigarono delitti per più di seimila milioni di dollari e alla fine si misero in prigione – fatto inedito in America latina – vari ministri e alti funzionari del governo di Fujimori, che ebbe una condanna a 25 anni per omicidio, sequestro e peculato che sta ancora scontando.
Ma non tutte le lotte di Javier Diez Canseco, sebbene condotte sempre con grande passione, sono state vittoriose. Tutte le iniziative di legge contro la discriminazione che contenevano la non discriminazione per orientamento sessuale non sono riuscite ad arrivare in porto, grazie all’oscurantismo della destra cattolica e dell’Opus Dei.
Gli ultimi mesi della sua vita sono stati amareggiati da un’ingiusta sospensione di tre mesi dalla sua funzione di parlamentare, una sanzione pretestuosa voluta dalla destra, che lo accusava di promuovere una legge sul risparmio che avrebbe favorito alcuni suoi familiari, ma avallata anche dal partito al governo. Diez Canseco, dopo aver aderito alla coalizione Gana Perú, che ha portato alla presidenza Ollanta Humala nel 2011, se ne era staccato l’anno dopo, in pieno dissenso dalla svolta a destra di Humala.
(In Perù, come in Italia, la sinistra ha vinto le ultime elezioni generali ma la destra è quella che governa per davvero.)
L’enorme popolarità di Javier Diez Canseco, già leggendario da vivo, si è resa visibile in occasione delle sue esequie, che hanno visto una folla oceanica e commossa sfilare per rendergli omaggio. La famiglia ha voluto che nessuno dei parlamentari che avevano votato la sua sospensione dal Congresso, fossero presenti alla veglia funebre o al funerale e ne hanno perfino respinto le corone.
Le forze progressiste hanno perso un leader coerente, incorruttibile e insostituibile. Ha ragione Oscar Ugarteche quando dice che “la sinistra peruviana resta senza voce pubblica e senza articolatore, mentre la destra resta senza avversario visibile.”