“Il Vaticano dovrebbe essere il centro della carità mondiale e invece è il perno di scandali, corvi, scontri attorno allo Ior, ai quattrini, alla sete di potere” – “Il proibizionismo fa arricchire la mafie sfruttando i più deboli” – “Governo Monti una vergogna, dittatura delle banche. Il Pd ha fatto male a demonizzare i 5 Stelle”… Più che un’intervista è stata una lunga chiacchierata, come sempre franca e divertente, avvenuta nei giorni delle dimissioni di papa Benedetto XVI, alla fine dello scorso febbraio. C’erano da poco state le elezioni politiche, che abbiamo commentato insieme. Anche quella volta abbiamo, infatti, parlato un po’ di tutto: dallo Ior (la banca vaticana) alla curia romana, passando per l’antiproibizionismo, il problema della prostituzione, i diritti civili. Fino alle problematiche della Comunità cristiana di base di San Benedetto al porto di Genova (città dov’era nato il 18 luglio 1928), fondata e gestita dal celebre prete, nella quale si è spento il 22 maggio.
Poco prima, “il Gallo” o come lo chiamavano altri “il Don”, era stato ricoverato all’ospedale San Martino per complicazioni cardiache e un versamento pleurico. Le sue condizioni di salute erano precarie da circa un anno, tanto che già a febbraio mostrava evidenti problemi respiratori, aggravati dal sigaro che nonostante il divieto dei medici, continuava a fumare. Don Gallo era un prete fuori dagli schemi: comunista, “angelicamente anarchico” (si era definito lui stesso in un’autobiografia), partigiano, new global, antiproibizionista (nel 2006, contro la Fini-Giovanardi, si fece multare, fumando uno spinello a Piazza Tursi), vicino alla Teologia della Liberazione e proprio per queste posizioni estreme, inviso al Vaticano.
Autore di numerosi libri, l’ultimo è In cammino con Francesco, nel quale prende le difese dell’ex cardinale di Buenos Aires contro chi lo accusa di connivenza con la dittatura argentina e giudica positivamente l’elezione di papa Bergoglio, poiché come lui vicino agli “ultimi”. Del nuovo papa ha detto: «Ora è arrivato papa Francesco a farci sperare di nuovo in una Chiesa dei poveri. Un sollievo dopo tanta pena».
Padre, lei è accusato dalla gerarchia ecclesiastica vaticana di avere posizioni troppo estreme. Cosa risponde?
«Che nemmeno Gesù era un moderato. Del resto con la moderazione non si va da nessuna parte. La gerarchia ecclesiastica, prima di parlare, dovrebbe prima abbandonare un po’ di potere. Perché il potere è crudele e può mettere in secondo piano i veri dettami del Vangelo. Il mio sogno è una chiesa che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna, non fuori dalla realtà sociale del nostro Paese, se non addirittura del mondo intero».
Lo Ior, la banca vaticana. Come affrontare questo nervo scoperto del sistema Vaticano?
«L’Istituto per le opere di religione (Ior) era un centro di raccolta di fondi per la carità. Per tanto, com’è giusto che sia, non aveva fine di lucro. I problemi, a mio avviso, sono iniziati nel 1942, quando nel pieno della Seconda guerra mondiale, papa Pio XII (Eugenio Pacelli, nda), lo trasformò in una vera banca. Appena terminato il conflitto, si è così trasformato in un centro di potere.
Quando dal 1971 al 1989 a dirigere lo Ior c’è l’arcivescovo statunitense Paul Marcinkus, che in Vaticano trova riparo da ben tre mandati di cattura internazionali, alla banca del clero si raggiungono livelli che mi fa male anche solo ricordare. A partire dai rapporti col finanziere di Cosa nostra, Michele Sindona. Tuttora, sullo Ior, pendono accuse di riciclaggio per 20-23 milioni di euro e contrariamente alla normativa possono avere un conto anche i laici con buone entrature».
E quindi, cosa si può fare?
«Dobbiamo salvare la Chiesa, alla quale mi dichiaro di appartenere, mettendo in primo piano le sue luci e archiviando le sue ombre. Dobbiamo tornare al messaggio evangelico, abbandonando la perversa logica di potere che lega Chiesa, Vaticano, Cei, vescovi italiani e personaggi poco raccomandabili.
DON ANDREA GALLO MARCO TRAVAGLIO
La Chiesa deve essere al servizio dei più deboli, degli emarginati, degli “ultimi”. Invece, a malincuore, vedo la sede apostolica in difficoltà. Una cosa che mi spezza il cuore. Perché il Vaticano dovrebbe essere il centro della carità mondiale e invece è il perno di scandali, contese, corvi, scontri attorno allo Ior, ai quattrini, alla sete di potere. Attorno a cui si muovono gruppi come l’Opus Dei, Cl, i Legionari di Cristo. Mi vengono i brividi …».
Secondo lei, papa Ratzinger si è dimesso per questo?
«Penso proprio di sì. Ritengo che, a modo suo, ha anche provato a cambiare le cose ma è stato isolato. Aveva posto al centro il bene della Chiesa, con coraggio e assumendosi le proprie responsabilità, ma forse si era circondato delle persone sbagliate».
Passiamo ai diritti civili, per i quali lei si è sempre battuto partecipando addirittura al Gay Pride e difendendo i transgender.
«Ciascuno di noi deve riconoscere la sua appartenenza e quella degli altri. Senza nessuna distinzione di razza, religione, sesso. Senza discriminazioni. L’impegno personale diventa civiltà. Ma la Chiesa, purtroppo, ancora una volta, su questo tentenna. Serve coraggio e soprattutto rileggere i testi sacri che predicano proprio l’accettazione di tutti».
Passiamo al problema degli stupefacenti. Tempo fa ci eravamo incontrati a una manifestazione antiproibizionista. Resta sempre a favore della legalizzazione delle droghe leggere?
«Certo che sì. Il proibizionismo non ha alcun senso, provoca solo danni e fa arricchire la mafie sfruttando i più deboli. La droga è un problema sanitario, semmai, non una questione penale. Inoltre, è da ignoranti fare di tutta l’erba un fascio, sostenendo che le droghe sono tutte uguali. Semplicemente, non è vero. È una mistificazione, chi lo sostiene mente sapendo di mentire. È peccato, comportarsi in questo modo».
In più era in prima fila anche al G8 di Genova. Dopo le condanne, ha visto che Gianni De Gennaro, attuale numero uno dei servizi segreti ma allora capo della polizia, ha chiesto però scusa?
«Vergogna. Troppo comodo. Devono fare lo stesso i ministri di allora, a partire da Claudio Scajola allora agli Interni, e Gianfranco Fini, che da vicepremier era nella sala di controllo della Questura. Lo stesso vale per i vertici de sindacati. La triplice (Cgil, Cisl e Uil) deve ancora spiegare perché, a differenza della Fiom, delle associazioni ambientaliste e della società civile, non erano in piazza con noi».
Lei ha scritto tanti libri, occupandosi di molti temi, a partire proprio dai problemi sociali oltre che politici e spirituali.
«Con lei sarò onesto: mi servono per finanziare la mia comunità, così da poter dare sostegno a tossicodipendenti, poveri, prostitute, ecc».
Passiamo alla politica. Lei come si definisce?
«Comunista. Non ha visto che ho cantato Bella ciao in chiesa coi miei fedeli, che nel 2008 ero sul palco a chiudere la campagna elettorale di Rifondazione comunista, del mio amico Fausto Bertinotti. Ora sono con Sel: alle primarie del centrosinistra ho appoggiato Nichi Vendola, al comune di Genova il loro candidato Andrea Doria».
Negli ultimi tempi è però diventato grillino, se non sbaglio?
«Conosco personalmente Beppe Grillo, mio concittadino, da tempo. Ma non è quella la questione. Piuttosto il fatto che per come vedo la vita, non posso che stare dalla parte di chi fa battaglie ambientaliste, difende l’acqua pubblica, è contro la Tav in Val di Susa, ha davvero a cuore il bene comune e combatte queste tenebre.
Per un movimento giovane e di massa. Il Pd e gli altri partiti hanno fatto male a demonizzare i 5 Stelle. Grillo, però, deve chiedere ai suoi milioni di elettori, tramite il web, se sono o meno d’accordo a fare un accordo con il centrosinistra. Io penso che la maggioranza direbbe di sì».
Cosa pensa della deriva morale della politica?
«Molti italiani sono in ginocchio, strisciano, a causa delle crisi. Dalle difficoltà a pagare le bollette a chi non ha nemmeno cosa mettere a tavola o non può permettersi di mangiare qualche volta anche carne o pesce. Fascismo, berlusconismo, leghismo hanno in comune la pratica di disfarsi di ciò che è democratico. Il virus del fascismo di ieri è in libera uscita.
Ma anche la sinistra non si capisce che fine abbia fatto, come voglia prendere in mano la situazione. La politica è alla deriva, la vera Italia è quella degli operai della Fiom, di Mirafiori e Pomigliano, gli studenti dell’onda, i ragazzi dei centri sociali. Non fermiamoci, Cristo. Il mio Vangelo mi chiede di vigilare».
Ultima domanda. Cosa pensa del governo Monti?
«Una vergogna. Partiamo dai ministri. Passera era amministratore delegato di Intesa San Paolo, la Fornero, vicepresidente di Intesa San Paolo, Gnudi, amministratore di Unicredit Group, Giarda, vicedirettore della Banca Popolare e amministratore della Pirelli.
DON GALLO ABBRACCIA BEPPE GRILLO jpeg
Il presidente del consiglio è stato consulente della stessa banca americana, della Coca Cola e nei consigli di amministrazione delle Generali e della Fiat. È forse un governo tecnico per il bene dell’Italia o una dittatura delle banche, salvate da parecchi miliardi in America e in Europa? In una crisi nata dalle banche e mascherata dal debito pubblico».