Nella vita reale, Woody Allen non è molto diverso dal personaggio che interpreta nei suoi film. Ha lo stesso squillante accento di Brooklyn, e indossa gli stessi occhiali con la montatura nera un po’ da sfigato. È timido, mite e un po’ ipocondriaco. Non gli piacciono i tunnel, perché gli ricordano troppo l’utero materno, scrive Charles McGrath sul Wall Street Journal.
Sembra un miracolo che una persona del genere abbia fatto la storia del cinema, prosegue il giornalista. Ma dietro l’apparenza un po’ strana di Allen si nascondono un’immensa forza di volontà e una visione stacanovista del lavoro.
Il regista ormai ha 77 anni, ma non si comporta come un anziano. È talmente immerso nel suo lavoro che sembra nevrotico. Ogni giovedì fa le prove con il suo gruppo jazz, e tutti i lunedì suona il clarinetto all’hotel Carlyle. Scrive spesso degli articoli umoristici per il New Yorker.
In questi mesi sta lavorando con la regista teatrale Susan Stroman a un musical ispirato al suo film del 1994 Pallottole su Broadway. Ha appena finito di recitare in un film scritto e diretto da John Turturro, in cui interpreta il proprietario di una libreria a rischio fallimento che trasforma il suo negozio in un bordello.
E ovviamente Woody Allen continua a scrivere e dirigere i suoi film, a un ritmo da catena di montaggio. Ne fa uscire in media uno all’anno. Il critico Peter Biskind una volta l’ha definito la Joyce Carol Oates del mondo del cinema.
Blue Jasmine, il 48° film di Woody Allen, uscirà il 26 luglio negli Stati Uniti (in Italia sarà nelle sale durante l’autunno). La pellicola racconta la storia di Jasmine, interpretata da Cate Blanchett, una sofisticata donna di New York sposata con il ricco uomo d’affari Hal (Alec Baldwin).
Quando scopre che il marito in realtà è un truffatore, Jasmine si ritrova completamente senza soldi e ha un crollo psicologico. A quel punto decide di trasferirsi dalla sorella a San Francisco. La storia è più tragica che comica, commenta Charles McGrath.
Anche stavolta, Allen non recita. “È l’inevitabile disastro che arriva con l’invecchiamento”, dice il regista, “Non posso più girare scene d’amore insieme a Diane Keaton, Mia Farrow o Dianne Wiest. Posso solo fare la parte del custode, del papà della sposa, o dello psichiatra. Peccato, mi piaceva il ruolo dell’innamorato”.
“L’opportunità di girare un film con Woody non capita tutti i giorni. Il mio personaggio è una combinazione di Ibsen, Tennessee Williams e Shakespeare. Ha una grande intensità”, dichiara Cate Blanchett.
Il rapporto con il botteghino, per Wooody Allen, non è più un problema. “Faccio un film, ma a me non cambia nulla se fa successo oppure è un flop. Se sarà un disastro non rovinerà niente, perché a quel punto starò già lavorando a quello successivo”, dice.
Ma perché Woody Allen fa ancora film a questa età? “Negli istituti psichiatrici a volte ai malati vengono dati dei cestini da intrecciare, giusto?”, spiega il regista, “Per me i film sono la stessa cosa, sono una specie di terapia. Se smettessi potrei cominciare a diventare ansioso, paranoico. Potrei rovinare la mia mortalità. Invece è molto terapeutico alzarsi la mattina e pensare: ‘Posso convincere questo attore a lavorare per me?’, oppure ‘Ma la terza scena funziona o no?’”. “Queste cose mi aiutano a restare sano di mente. Fare il regista per me è come intrecciare i cestini”, conclude.