Abbiamo visto “ Gloria “ regia di Sebastian Lelio.
Si parla già di Nuovissimo Cinema Cileno, un gruppo di registi quarantenni prendono premi e riscuotono un grande successo in giro per il mondo. Forse deriva anche dal cambiamento antropologico che ha subito la società cilena durante i venti anni di dittatura pinochettista. La nuova generazione si pone domande e cerca risposte nel cambiamento morale, esistenziale e di modo di vivere dei cileni, senza tuttavia dare risposte “ di sinistra “. Registi di fama o di buona notorietà che possono essere inseriti in questa nuova corrente cinematografica sono Pablo Larrain ( “ Toni Manero “, “ No – i giorni dell’arcobaleno “ ), Sebastian Silva ( “ La nana “, “ La vida me mata “ ), Cristian Jimenez ( “ Bonsai “ ), Fernando Guzzoni ( “ Carne de perro “ ), Alejandro Fernandez Almendras ( “ Huacho “ ), Andres Wood ( “ Violeta Parra se fue a los cielos “ ) e non possiamo non ricordare alcuni ‘ vecchi ‘ come Miguel Littin, Alejandro Jodorowsky e Patricio Guzman: tanto per citarne solo alcuni. Tra ‘ i novissimi ‘ c’è Sebastian Lelio non ancora quarantenne di origine argentina ma che ha vissuto gran parte della vita in Cile: dopo vari cortometraggi e video musicali, nel 2003 ha realizzato “ Cero “, un documentario basato su materiale inedito sugli attentati dell’11 settembre a New York, co-diretto con Carlos Fuentes. Ha anche girato due stagioni della serie tv “ Mi mundo privado “insieme a Fernando Lavanderos, in cui si seguono le vite di alcune famiglie cilene di diversa estrazione socio-economica; del 2005 è il suo primo lungometraggio “ La Sagrada Familia “ girato in tre giorni e vincitore di numerosi premi internazionali. Nel 2009, gira “ Navidad “ e nel 2011 porta al Festival di Locarno “ L’Anno della Tigre “.
Il suo ultimo film è “ Gloria “ che al Festival di Berlino ha ottenuto il premio per la migliore attrice protagonista, andato alla bravissima Paulina Garcia. Un film che si può definire di stampo classico, con una direzione placida e senza grandi colpi di scena. Anzi, sembra quasi che il regista pur dirigendo una opera di fiction usi la macchina da presa come fosse una documentazione su una donna e sullo stato delle cose esistenziale dei cileni. Con un ritmo da commedia riflessiva, in alcuni momenti un po’ lenta ma dalla struttura solida, accurata e in fondo originale. Su cui prevalgono tutti gli attori dai principali a quelli sullo sfondo.
Gloria è una signora di quasi sessantanni, divorziata da anni, con due figli ormai grandi che fanno vite a sé e con un lavoro che la tiene ancora in pista. Potrebbe accontentarsi degli amici, delle colleghe, come molte donne della sua età, e invece cerca un nuovo compagno andando a feste, in sale da ballo, ad eventi serali e anche in discoteche. Ma tutto questo lo affronta con decisione ma anche senza alcuna frenesia. Ad un certo punto sembra aver trovato un nuovo compagno, si innamorano, fanno sesso, lei ha qualche piccolo sogno ma il brav’uomo si rivela fragile, ancora succube dalla moglie da cui è separato e dalle due figlie che pur adulte dipendono non solo economicamente da lui; è un uomo così sottomesso che appare inaffidabile, misterioso e poco coerente con ciò che si prefigge e promette. E dopo un paio di fughe di lui senza un motivo importante, Gloria decide di piantarlo definitivamente e in modo anche grottesco.
Ciò che risalta nella scelta registica è l’indugiare sui passaggi psicologici della donna in modo elegante e naturale; in alcuni momenti si sofferma sul corpo non più giovane di Gloria, nel mostrare imperfezioni, momenti intimi ( in cui lei è sdraiata nuda sul letto o quando si fa la ceretta alle gambe ), sui diversi look che la mostrano più attraente, ma soprattutto sulla forza d’animo che ha questa donna che regge un’esistenza anche dura e solitaria con forza d’animo: sempre in piedi, senza mai arrendersi nemmeno quando abbandonata si trova addormentata su una spiaggia senza soldi e senza compagno. Un ritratto di donna solida, concreta, reale e senza patetismi o pietismi mielosi. Ed è così brava l’attrice a dare la sua malinconia senza arretramenti che il finale ( in cui da sola balla in mezzo ad una folla sulle note della canzone “ Gloria “ di Tozzi ) che potrebbe scivolare nel patetismo invece si trasforma in un gioioso finale a modo suo.