Abbiamo visto “ Blue Jasmine “ regia di Woody Allen.
Per una parte della critica Allen è ormai bollito; per altri, sotto la cenere, riesce ancora in alcuni colpi di grande cinema. Sicuramente a 78 anni lavora troppo e qualche volta va coscientemente a vuoto; probabilmente preferisce comunque lavorare piuttosto che aspettare un’idea e una sceneggiatura degna di nota ( infatti è di nuovo su un set a dirigere il prossimo film ). E’ autorevolmente nella storia del Cinema e quindi non deve ‘ pensare ‘ ad una carriera e a non fare degli inciampi. Negli ultimi dieci anni ha realizzato ben 10 film, alcuni notevoli come “ Match Point “ ed altri imbarazzanti come “ To Rome with love “. In quest’ultimo – che si pone a mezza strada – si nota una perdita di direzione degli attori, in particolare della bravissima Cate Blanchett che è quasi una coregista con la sua interpretazione: sposta l’asse dello stile Allen ( sembra più una Liv Ullmann bergmaniana che non una Diane Keaton dei vecchi film di Allen ); a questo si aggiunga che c’è una perdita della vena ironico-pungente, della comicità cinica, e soprattutto il plot della storia gira un po’ intorno a se stesso, prevedibile e un po’ fuori fuoco.
Jasmine è una signora newyorkese dell’alta borghesia, casa stupenda, vita da favola tra Europa e States. Ma non è sempre stata così, da bambina è stata adottata assieme ad una sorella non di sangue da una famiglia semplice e non ricca. Ma lei è riuscita nella vita sin da subito, sposandosi con Hal ( Alec Baldwin ) un’avventuriero della finanza. Per lui ha lasciato l’università e chiudendo tutti e due gli occhi sul lavora e la morale del marito ha iniziato a vivere nel lusso. Ma la storia inizia con Jasmine che è ormai preda del panico ( parla da sola e ha perso qualsiasi rapporto con la realtà ), è senza un soldo perché il marito è finito in carcere per i suoi imbrogli e si è suicidato. Prende un aereo e va a San Francisco a vivere dalla sorella Ginger ( una simpatica, brava e alleniana Sally Hawkins ) che la accoglie con generosità nonostante sia una modesta cassiera di un minimarket, abbia due figli infernali, un compagno Chili ruspante e proletario ( Bobby Cannavale ) e degli amici molto semplici se non rozzi. In Jasmine non c’è la consapevolezza del cambiamento di vita, lei continua ad essere una donna borghese prepotente e presuntuosa che vive nella menzogna sia verso gli altri che verso se stessa, e aspetta solo un’opportunità per riprendere la vita di prima: come il tutto fosse un fastidioso incidente di percorso. Ma è anche profondamente debole e così finta che ha cambiato anche nome perché il suo è banale; e sono finti i suoi sentimenti nei confronti della sorella e verso il mondo intero. E la sua finzione emotiva e umana si svela anche davanti ad un diplomatico ricco e inconsistente che condivide gli stessi valori effimeri e superficili di lei: lui si innamora e vuole sposarla, lei si lascia corteggiare come se stesse facendo un affare e si presenta come un’arredatrice vedova di un cardiochirurgo morto di infarto. E non pensa minimamente ad essere sincera e a raccontargli il suo dramma Tutto sembra prendere la direzione giusta per Jasmine, ma davanti alla gioielleria nella quale lui vuole comprarle un anello di fidanzamento compare l’ex marito della sorellastra Ginger, che in òoche battute livorose svela tutta la verità e mette a nudo tutte le menzogne e le ipocrisie della donna. Il fidanzato si sente tradito e la lascia immediatamente e per la donna sembra proprio finita…
Film che si lascia vedere con piacere anche se secondo noi Allen non riesce a dare alla Blanchet un tono di leggerezza necessaria ed anche quando sarebbe facile far sorridere il pubblico la ‘ bravura ‘ autorale dell’attrice cambia l’obiettivo. Come se si volesse rendere la Monna Lisa sexy ed erotica. Buono il cast, bella la fotografia, ottima la colonna sonora.