Abbiamo visto il film “ Baarìa “ regia di Peppuccio Tornatore.
Riteniamo Tornatore tecnicamente il miglior regista italiano di oggi, ma da quasi subito ( da “Stanno tutti bene” ) lo riteniamo un autore imperfetto per un ‘semplice’ motivo: scrive da solo le sue sceneggiature. Pensi di chi si servivano i vari Leone, Fellini, Visconti… Premetto che ho amato molto “ Una pura formalità “ e “ L’uomo delle stelle “.
Detto questo, ho visto Baarìa.
Stilisticamente e narrativamente un suo film minore; la sua scommessa di raccontare in maniera nuova e meno “ridondante” è fallita. Per eccesso, direi, involuto nel racconto e in alcuni momenti algido e “noioso”. Se posso… Si vada a rivedere le bandiere rosse di Anghelopulos dell’ “ Ulisse “, i dolly di Leone di “ C’era una volta il west “. I primi piani di Pasolini, gli interni familiari di “Amarcord”.
Mi hanno spiazzato tutte le scene iniziali, brevi (troppo), i tanti personaggi quasi sempre dei bozzetti umani fine a se stessi o ad una battuta gag che doveva rendere più leggera la visione.
Mi dispiace, ma anche la fotografia in molti momenti è laccata e la povertà meno appariscente di quello che doveva essere. Sembra quasi che dovendo raccontare quarant’anni di storia a Bagheria, anche personale, di contadini, di povera gente antifascista prima e comunista dopo l’autore abbia perso oggettività, quadro d’assieme, un po’ di retorica emotiva – che in queste storie non guasta per niente ( Un po’ di melò ! ). Forse l’autore era ‘ così lontano, così vicino’ alla drammaturgia. Al punto che si fanno preferire le soluzioni registiche di Crialese e di altri registi della generazione successiva.