E dunque siamo a Berlino. E una nostra amica invita a cena con noi al ristorante la sua vicina di casa, una simpatica ottantenne. Si mangia, beve, chiacchiera. A un certo punto la vecchietta, tutta ben vestita e curata, si alza e va in bagno. Quando torna ci accorgiamo che ha un fagotto e, credendo di passare inosservata, infila in borsa due rotoli di carta igienica.
Mio fratello ci resta male. Dice: “Poraccia! Sembrava se la passasse bene e invece è alla canna del gas, ruba pure la carta igienica”. Al momento del conto paghiamo noi la sua parte. Lei insiste perché non lo facciamo, poi cede. E vorrei vedere, dice mio fratello.
La riaccompagniamo a casa. Il palazzo è bello: come potrà permetterselo un appartamento lì? La nostra amica ci guarda perplessa: “E’ ricca sfondata. Ha venduto l’azienda del marito e campa di rendita”.
“Ma allora perché ruba la carta igienica?”
“Perché l’azeinda del marito produceva carta igienica. Non ha mai dovuto pagarla e dice che non intende farlo mai, da qui alla morte”.