Abbiamo visto “ Sarà il mio tipo “ ( pas son genre ) regia di Lucas Belvaux.
Tratto dal romanzo di Philippe Vilain, il regista-attore belga Lucas Belvaux ha portato sugli schermi nel 2014 questo buon film, elegante, dal tocco leggero, in puro stile francese. Ma come qualsiasi black comedy che si rispetti lascia un po’ d’amaro in bocca, il film non è per nulla consolatorio e ha un finale deciso, poco conciliante, che può gelare il cuore. I due protagonisti ( i bravissimi Loïc Corbery, attore de La Comédie Francaise e Émilie Dequenne che ricordiamo ancora nel ruolo di Rosetta dei Fratelli Dardenne ) più differenti non potrebbero essere; lui si chiama Clément, è un professore parigino di Filosofia e saggista con specializzazione in filosofia tedesca, ma oltre questo è anche un uomo emotivamente freddo, quasi assente, si potrebbe quasi dire, un cuore in inverno, e a questo si aggiunga che ne è cosciente e lo rivendica come sua dote naturale al punto da averne scritto un saggio di successo; lei è Jennifer, una parrucchiera di provincia, giovane madre single, ma allegra, propositiva e in attesa dell’amore della vita. Lui scrive saggi impegnativi sull’amore e legge Dostoevskij, lei ama il karaoke con le amiche, legge i giornali di gossip e sa tutto su Jennifer Aniston. Insomma sono due mondi a sé, quasi inavvicinabili, eppure il caso li fa incontrare. Clément è nominato insegnante in una scuola superiore di Arras, una piccola città a due ore da Parigi e considera questo incarico quasi una punizione divina, essendo abituato all’università e alla vita parigina ( il collega che lo sprona ad accettare gli ricorda che Arras è stata la città di Robespierre, di Vidocq, di Camille Corot, e lui risponde: E ora chi c’è rimasto ? ). Sceglie una camera d’albergo come residenza e per sua fortuna deve lavorare solo i primi tre giorni della settimana e così il mercoledì pomeriggio può scappare a casa. Ma questi tre giorni, nonostante le ore di insegnamento e i colleghi amabili e gentili, sono una vera noia per Clément. Un giorno tanto per fare qualcosa si va a tagliare i capelli e conosce la parrucchiera Jennifer, si piacciono subito, ma lui è all’inizio indeciso, forse ha deciso solo di ammazzare il tempo flirtando con Jennifer, lei seppur attratta resta in attesa. E questa prima parte è probabilmente un po’ lenta, fatta di descrizioni e motivazioni caratteriali dei due, ma superato il primo incontro il film prende la giusta direzione e ci sono alcuni passaggi psicologici originali, sicuramente poco prevedibili e quindi interessanti. Nella classicità dei ruoli lui le regala un libro di Dostoevskij, le legge Proust e anche una lettura di Kant, lei per nulla in soggezione lo porta al cinema a vedere una commedia sentimentale americana e a ballare in discoteca. Inizia così la loro storia, con il primo bacio per strada e la prima volta in cui fanno l’amore nella camera d’albergo di lui. Lei si innamora con immediatezza mentre Clément probabilmente fa lo stesso ma alle sue condizioni, nessuna domanda, nessuna gelosia, restandosene sulle sue, difendendo i suoi spazi. Nonostante l’amore i due restano persone molto diverse tra di loro, ma non solo caratterialmente anche emotivamente. Lei sempre accondiscendente ma con moderazione, lui sempre gentile ma frenato e a volte involontariamente indifferente. Ma più il tempo passa e più lui non riesce a concedersi completamente davanti a una lei felice e con voglia di costruire qualcosa di serio. Lui rimane quasi impietrito da tanto amore e riesce a ricambiarla solo leggendole le pagine di Victor Hugo, e interiormente si rifiuta di presentarla agli amici e ai colleghi, quando lei gli chiede di portarla a visitare Parigi, lui infastidito le risponde Che ci andiamo a fare ? Ma nel profondo è preso da lei, sa che lei gli illumina la vita. Nascono i primi screzi, Per te sono solo un culo, dice lei. Lei lo lascia per allarmarlo, ci riesce, ritornano assieme. Il finale è prevedibile anche se non con la radicalità del gesto di lei; essendo un film intelligente e francese sappiamo già se riusciranno a superare le loro differenze e a far trionfare l’amore.
La regia di Lucas Belvaux è attenta e delicata, senza tuttavia cercare inquadrature originali o poco prevedibili. Dirige con grande eleganza i due bravissimi protagonisti, anche se un certo tipo di idea di regia in alcuni passaggi appare semplice e troppo lineare, rischiando così ogni tanto di rasentare il compitino ben fatto. Tutti gli elementi di contorno sono appena delineati e vorremmo saperne un po’ di più ( le colleghe di lei, i genitori e l’ambiente parigino di lui ); mentre risulta un po’ fastidioso e superficiale, senza alcun interesse, le sue lezioni al liceo di filosofia brevissime e prevedibili con gli studenti al solito ignoranti e indifferenti ( Lui vorrebbe spiegare… Epicuro, vi dice qualcosa ? Epi… che? Epi… culo? ). Si potrebbe dire che risulta alla fine un piccolo buon film che sarebbe potuto essere grande.