Abbiamo visto “ The Square “ – diretto da Ruben Östlund.

con Claes Bang, Elisabeth Moss, Dominic West, Terry Notary. Genere, Commedia drammatica – Produzione Svezia, Danimarca, Usa, Francia, 2017. Durata 142 minuti, uscita giovedì 9 novembre 2017, distribuito da Teodora Film.

Davanti a un film così impegnativo come The Square ( 142 minuti per una commedia sono un po’ tanti, Gran Premio della giuria all’ultimo festival di Cannes e prevedibile vincitore dei prossimi European Film Awards per il miglior film, oltre che candidato all’ Oscar ), diretto da Ruben Östlund, ritenuto quasi un genio, i cui ultimi due film sono Play e Forza maggiore, chi si accinge a recensire questo film deve prendere seriamente per originali la critica feroce a una società oramai troppo egoista, autoreferenziale, classista, raccontata con un humor in salsa tipicamente svedese; un film a mezza strada tra l’ironia feroce alla Bunuel ( la comparsa di animali nel quotidiano, l’uomo-scimmia che si aggira aggressivo tra i tavoli di persone ingessate e compassate ) e lo stile alla Lars von Trier ( Un certo modo idiota di comportarsi, una certa crisi della responsabilità individuale ). Sicuramente troviamo in questa pellicola un’idea di fondo ben chiara e coerente, quasi da cinema militante; c’è una satira di costume di una società giunta quasi al capolinea dei sentimenti e delle vere passioni, che galleggia nello pseudo politicamente corretto, nell’effimero dei sentimenti plastificati, in cui le persone sembrano più dei pupazzi il cui sguardo allo specchio è l’unico orizzonte, che non a persone con delle vere emozioni, quasi degli onanisti senza veri sentimenti, la cui unica cosa che conta è sembrare corretti nella forma del quotidiano anche se in modo molto contorto. Gli unici a salvarsi forse sono i bambini sia quelli ricchi, che pur osservando con meraviglia gli adulti non fanno altro che adeguarsi, che quelli poveri, la comparsa di un ragazzino proletario che rivendica una dignità morale perché sentitosi offeso sembra poter mettere in discussione l’insensatezza del comportamento del protagonista: ma purtroppo i mondi delle persone sono così distanti e a compartimenti stagni da non far emergere alcuna salvezza. E su questa consapevolezza termina il film.

Siamo a Stoccolma, il protagonista è un intellettuale quarantenne, Christian ( l’attore danese Claes Bang ). E’ curatore di un importante museo di arte contemporanea che mostra installazioni di non molto senso, ma che hanno una smisurata pretesa etico-sociale ( l’arte contemporanea è usata come metafora della società svedese – Paese ritenuto dalle classifiche mondiali al primo posto per civiltà ); una mattina per strada l’uomo soccorre una donna in pericolo da un uomo furioso ed è contento della buona azione che ha compiuto, in realtà i due sono complici e gli hanno sottratto il portafoglio, il cellulare e anche i due polsini d’oro, arrabbiato decide di ritrovare le sue cose senza denunciare alla polizia il furto. Ma deve andare al lavoro e raggiungere il museo per partecipare a una riunione con il suo team: stanno preparando una nuova mostra che prevede l’installazione dell’opera The Square ( un quadrato con un perimetro luminoso, all’interno del quale tutti hanno uguali diritti e doveri, un ” santuario di fiducia e altruismo ” ); ma devono anche produrre qualcosa di speciale e creativo per suscitare interesse nel pubblico perché se ne parli il più possibile. Christian però è distratto da ciò che gli è capitato, e lascia fare al suo team, e a due improbabili creativi, il da fare. Lui va a scrivere una lettera minacciosa in cui reclama la restituzione dei suoi averi e la imbuca nelle cassette delle lettere di alcuni palazzi popolari. Il video che verrà realizzato dal team e la decisione di imbucare la lettera un po’ ovunque producono le conseguenze che renderanno Christian dubbioso e incerto sulla sua vita…

Ruben Östlund ha realizzato un film intelligente e visivamente originale, in cui una borghesia evoluta e apparentemente impegnata mostra la totale superficialità dei valori in cui crede che risultano di pura facciata e pronta in qualsiasi momento a degenerare in cinismo e in pura apparenza sociale. Anche se un po’ prolisso in alcuni passaggi e con molti spunti non portati a conclusione, conferma il suo stile, in cui una tematica drammatica e feroce è raccontata con molto humor che permette allo spettatore di ridere e stemperare l’analisi di una società rinchiusa in un’architettura di interni, moderna e alienante. Con una bella fotografia del bravo Fredrik Wenzel ( Forza Maggiore, Il caloroso silenzio ) e le scenografie di Josefin Åsberg ( fedele collaboratrice del regista ), il Caronte del film è sicuramente Claes Bang, attore e musicista danese, che riesce a dare del personaggio i giusti toni che vanno dall’egotista effimero al cialtronesco all’uomo senza qualità; con lui da ricordare l’attore inglese Dominic West ( Genius, Money Monster, The Affair, ) e l’attrice americana Elisabeth Moss ( Darling Companion, la serie tv Mad Men ), da segnalare Elijandro Edouard ( l’uomo scimmia ).

Voto 7

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