RECORD DI MORTI CIVILI NEL 2018
L’attacco ha fatto quattro morti e sette feriti, negli ultimi due mesi altri nove del circa 2.500 candidati (418 le donne) alle Legislative sono stati uccisi e più di 30 persone hanno perso la vita in attentati collegati alla campagna elettorale. Una scia di sangue attesa: non a caso il voto per rinnovare i 249 membri del parlamento afgano veniva rimandato dal 2016 ed è finito per cadere nell’anno del record – dopo altri anni di record negativi – di violenze e di morti civili: dai registri della missione Onu in Afghanistan, dal gennaio al giugno 2018 sono state 1.692 le vittime, 3.340 i feriti innocenti e nell’estate il trend non è andato migliorando. Dal disimpegno degli americani nel Paese (la missione Isaf della Nato è ufficialmente terminata alla fine del 2014, anche se nella transizione restano stanziate delle unità ridotte), talebani e gruppi ancora più estremisti come l‘Isis hanno preso campo.
LE BASI DELL’ISIS NELL’EST
Gli attacchi si sono intensificati e spaventa soprattutto l’espansione dei jihadisti del sedicente Stato islamico, dalla roccaforte del Nangarhar (vecchio fortino di Osama bin Laden) verso altre province. Come già per i terroristi di al Qaeda, i territori impervi e fuori controllo dell’Afghanistan sono uno Stato rifugio ideale per migliaia di combattenti stranieri in fuga dalle disfatte in Siria e in Iraq. Nelle valli afgane dell’Est si trovano da anni anche le basi e i campi d’addestramento per miliziani di gruppi centro-asiatici affiliati all’Isis, spediti poi a Raqqa e a Mosul. Nell’estate sono imperversati gli scontri tra loro e i talebani che hanno anche organizzato un’offensiva per la «liberazione del Nangarhar»: è la guerra dell’emirato contro il califfato, ormai è opinione diffusa in Afghanistan che il terrorismo venga oggi dal Pakistan, prima ancora che dall’Arabia Saudita.
I TALEBANI CONTRO L’ISIS
I talebani sono il male minore anche per il presidente Ashraf Ghani, disposto a trattare con il leader Hibatullah Akhundzada, passo categoricamente escluso verso l’Isis. Contro i seguaci di Abu Bakr al Baghdadi anche i talebani possono rivelarsi utili: dopo un loro assalto, questa estate 150 jihadisti dell’Isis si sono arresi alle forze governative. Con i talebani l’esecutivo di Ghani raggiunge anche di tanto in tanto delle tregue, che non cancellano tuttavia le vittime in centinaia di attentati di alle istituzioni e alle sedi diplomatiche e militari straniere. L’ultimo grosso attacco, all’inizio di ottobre, ha ucciso 17 soldati in una caserma della provincia occidentale di Farah: i combattimenti contro i talebani sono andati avanti per ore e 11 militari sono stati alla fine sequestrati. Ad agosto un altro centinaio di soldati risultò scomparso dopo un’offensiva talebana nella provincia settentrionale del Faryab.
LE STRAGI DI BAMBINI E STUDENTI
Gli americani hanno smantellato migliaia di loro unità per il combattimento, passando il testimone alle reclute afgane formate dall’invasione del 2001. Ma le nuove forze di sicurezza nazionali vengono continuamente sopraffate dai gruppi di miliziani armati, anche gli agenti di polizia sono continuamente sotto tiro: a settembre, sempre nel Faryab, una bomba artigianale esplosa vicino a un check-point ha ucciso anche otto bambini che giocavano nella zona. Altre stragi da allora hanno ucciso altri civili, incluse donne e minori radunati ai comizi elettorali. Gli attentati rivendicati dall’Isis sono i più devastanti: il kamikaze che ad agosto si è fatto saltare in aria tra la folla, nel quartiere sciita di Kabul, ha tolto la vita a 34 studenti e ne ha feriti una sessantina. Ma in tempi di elezioni nemmeno i talebani scherzano
RECORD DI PRODUZIONE DI OPPIO