All’inizio della sua carriera, una vera palla di fuoco che ha attraversato il cielo del Rock&Roll, avevano cercato di dirgli che una chitarra sicuramente sul palco rendeva più di un pianoforte. Ma era solo perché non avevano capito cosa Jerry Lee Lewis era in grado di fare con quegli ottantotto tasti che lui sapeva divinamente percuotere con ogni parte del corpo. Sì, quella che è morta ieri a ottantasette anni è stata una vera leggenda della musica, una di quelle leggende nate in un’epoca in cui tutto non era ancora stato sterilizzato dallo star system e il talento sul palco era spesso accompagnato da trasgressione vera.
Nato a Ferriday, Louisiana, nel 1935, Jerry Lee Lewis aveva imparato da solo, a nove anni, a suonare il pianoforte. Una città minuscola che conta poco più di 3mila abitanti dove il modo migliore per mettere le mani su un piano era sgaiattolare all’interno della chiesa con i suoi cugini. Oppure andare alla Haney’s Big House dove si riuniva ad ascoltare il blues la maggioranza nera degli abitanti della città. Così è nata l’impronta pianistica di Lewis, una fusione primigenia di rhythm and blues, boogie woogie, gospel e country music.
A 14 anni si esibiva per la prima volta in pubblico in un concessionario di auto. Dopo la madre lo iscrisse nella Southwestern Assemblies of God University, un college cristiano a Waxahachie, in Texas, convinta che suo figlio avrebbe cantato per il Signore… E la questione della religione, del peccato e la pressione della famiglia avrebbero perseguitato il pianista molto a lungo nella sua vita, anche quando la musica lo aveva già portato molto lontano dall’esibirsi nelle chiese.
Lewis pubblicò il suo primo disco nel 1954 e poi, un paio d’anni più tardi venne notato da Jack Henderson Clement, un signore che sporgendo l’orecchio da sotto il suo cappello da cowboy ha scoperto anche Johnny Cash. Lo scritturò per l’etichetta Sun, cercando di staccarlo dal pianoforte, dimostrazione che nessuno è perfetto. Jerry Lee si distinse subito come «session musician», suonando il pianoforte per accompagnare gli altri artisti della Sun, tra cui Billy Lee Riley e Carl Perkins. Diede vita anche ad una jam session nota come il Million Dollar Quartet. Per capirci, oltre a Lewis: Elvis Presley, Carl Perkins e Johnny Cash.
Lui ed Elvis duettarono in famosi brani gospel, dando vita ad una registrazione di 70 minuti che è rimasta nella storia. Nel 1957 il pianoforte indiavolato e il distillato di rock&roll che caratterizzano il suono di Whole Lotta Shakin’ Goin’ On gli diedero fama internazionale. Il gruppo che accompagnò Lewis nell’incisione del singolo era composto dal cugino J.W. Brown al basso, Jimmy Van Eaton alla batteria e Roland Janes alla chitarra; il pezzo fu registrato al primo tentativo.
Ma non fu l’incisione a fare la differenza, la differenza era veder suonare Lewis dal vivo, basta guardare qualche filmato dell’epoca per rendersene conto. Un ciclone che investe la tastiera e di riflesso il pubblico. Il piano non sembra nemmeno essere fermo sul palco, rispetto a Lewis e al suo pianoforte che vorticano era tutto il resto a sembrare rallentato.
Subito dopo arrivò Great Balls of Fire, registrata nei Sun Studios a Memphis l’8 ottobre 1957, e pubblicata su disco singolo per la Sun Records nel novembre dello stesso anno. Il singolo raggiunge la seconda posizione della Billboard Hot 100, la terza della classifica R&B e la prima nella classifica country. Inoltre il singolo arrivò in vetta anche alla classifica dei singoli più venduti nel Regno Unito.
Non fu una genesi facile quella di Great Balls of Fire, la canzone sembrava a Lewis troppo blasfema. Ma non fu la canzone a scandalizzare il mondo, fu il disastro della vita privata di Jerry Lee. Il pianista si è sposato sette volte e ha avuto sei figli di cui uno è morto in un tragico incidente. Non è possibile ricostruire nello spazio contenuto di un articolo di giornale l’entità e la complessità di questo gigantesco garbuglio emotivo, condito anche di alcol e droghe. Basti dire che il suo primo matrimonio, con Dorothy Barton, durò 20 mesi, da febbraio 1952 a ottobre 1953.
In un’intervista del 1978 per People, Jerry Lee ammise candidamente: «Avevo 14 anni quando ho sposato mia moglie, lei era troppo grande per me. Aveva 17 anni». La validità del suo secondo matrimonio, con Jane Mitchum, rimase sempre dubbia, in quanto fu celebrato 23 giorni prima che il divorzio dalla prima moglie fosse effettivo. Durò solo quattro anni. La coppia ebbe due figli: Jerry Lee Lewis Jr. (1954-1973) e Ronnie Guy Lewis (nato nel 1956).
Il terzo matrimonio, con la cugina di secondo grado, Myra Gale Brown, è durato 13 anni. Quando i due si sposarono lei aveva solo 13 anni. La coppia fece due cerimonie di nozze, perché quando si svolse la prima (alla chetichella a Las Vegas), lui tanto per cambiare non aveva ancora completato il divorzio dalla seconda moglie. Quando nel 1958, durante un suo tour in Inghilterra, la stampa scoprì la vera identità di quella ragazzina che, insieme alla sorella minore del cantante, lo aveva accompagnato, scoppiò il finimondo. Il tour fu cancellato dopo appena tre concerti, annullando i restanti 34.
Lo scandalo seguì Jerry Lee Lewis in America, e comportò la sua uscita dalla scena musicale. Furono anni difficili, la sua popolarità tornò ad aumentare solo a metà degli anni Sessanta. Il suo live-album del 1964, intitolato Live at the Star Club e registrato ad Amburgo insieme ai Nashville Teens, è considerato uno dei più grandi album di rock and roll dal vivo.
Ma intanto la vita di privata di Jerry continuava ad essere un disastro: il figlio Jerry Lee Lewis Jr. rimase ucciso in un incidente stradale nel 1973.
Solo nel 1989 Lewis fu riportato alla ribalta da un film basato sulla sua vita, intitolato Great Balls of Fire! – Vampate di fuoco, di cui riarrangiò personalmente tutte le canzoni. Fu la consacrazione del killer del pianoforte. E sino al 2019, quando un ictus lo ha fermato, Lewis è rimasto un pianista da esibizioni mozzafiato. I tasti del pianoforte sono 88, sono finiti, ma quello che Lewis ci riusciva a fare era infinito. E anche ora nel morire «per cause naturali», come ha dichiarato il suo manager, si è permesso un colpo di teatro. Il sito Tmz, sbagliando, lo aveva dato per morto già all’inizio della settimana. Lewis è riuscito a sparigliare le carte anche alla nera signora.