Abbiamo visto “ Affetti e dispetti “ regia di Sebastian Silva.
Il titolo italiano è banale e fuorviante, con il sottotitolo “ la nana “ si va ancora più fuori strada. A questo si aggiunga un manifesto fintamente simbolico: la testa di una scimmia accanto al volto della protagonista ed ecco entrare in sala e vedere ‘ un altro film ‘. Il titolo cileno credo sia “ Diario di una domestica “, molto più semplice e chiaro, ma non siamo né dalle parti di “ Diario di una cameriera “ di Mirbeau-Bunuel né tantomeno da quelle de “ Il servo “ di Losey e nemmeno “ La governante “ di Sandra Goldbacher o “ La governante “ di Brancati-Grimaldi. E’ un film che ha avuto vari premi dal Sundance film festival al Festival di Torino ma noi lo abbiamo trovato un film modesto e in certi momenti lento e ripetitivo. Manca qualsiasi profondità necessaria e forse qualche piccolo colpo di scena: perché la padrona di casa amabile e tollerante accetta le intemperanze della cameriera ? Al punto che quando vede le foto della prima figlia ‘cancellate’ con le forbici non le chiede nulla né tantomeno si preoccupa. Perché tollera che la cameriera tratti male sua figlia ? O che faccia scappare le aiuto cameriere gentili ? Sembrerebbe che ci sia un qualcosa di non dichiarato tra le due donne o un segreto, invece nulla. Perché la cameriera non parla da vent’anni con i genitori ? E quando sua madre la chiama lei è breve, arida e interrompe la telefonata ? Proprio da queste cose non dette poteva crescere il film e invece è solo un interno borghese senza drammi o conflitti, con una cameriera quarantenne vergine, scontrosa e dispettosa. Se invece il film è una riflessione sugli affetti e le sue varianti e sul senso del dovere ( i motivi dell’esistenza della tata Rachel sono orgoglio professionale e algidità dei sentimenti: un po’ come la portiera del “ Riccio “ ) allora troviamo che sarebbe servito qualcosa di più raffinato.
Il film inizia con l’amabile famiglia che festeggia il compleanno di Rachel, ognuno le ha fatto un regalo e c’è anche la torta, ma lei sembra restare indifferente a tutto questo affetto e se ne torna presto in camera sua. E’ da più di vent’anni in questa casa, ha cresciuto tutti e quattro i ragazzi di famiglia, quindi si sente quasi una parente, sicuramente più di una governante, ma soprattutto è una persona sola e spaventata. Quella famiglia è tutto per lei, dunque disposta a tutto pur di mantenere un suo potere ( sui ragazzi che tratta un po’ come fossero suoi, tranne la detestata primogenita forse troppo viziata e carina). Potere sugli orari, il cibo, le mansioni. Potere sulla grande villa con piscina, di cui conosce ogni minimo dettaglio ma allo stesso tempo tutto questo le va stretto, il tempo passa e lei non ha ancora una amica o un compagno.
La vita trascorre ripetitiva e monotona per Rachel, sveglia presto, prepara la colazione per tutti, la porta in camera ai suoi datori di lavoro, prepara i ragazzi, gli fa fare colazione, li fa uscire per andare a scuola; l’ultima a uscire è la signora che lavora all’Università e rimasta sola Rachel inizia la sua giornata che consiste in mille piccoli lavori nella grande casa.
La padrona di casa si accorge della stanchezza e delle tensioni della sua tata, quindi inizia ad assumere delle aiutanti per affiancare Rachel che però, nonostante sia stanca fino al punto da avere mal di testa continui e qualche svenimento, puntualmente sabota le colleghe, ci litiga, le chiude fuori dalla villa e finisce anche a far a botte sul letto dei padroni. Lo stress e la fatica però la conduco a un ennesimo svenimento davanti ai padroni e finisce in ospedale. Quest’occasione giunge una nuova cameriera che di serva ha ben poco, le piace la musica, le piace correre e le piace prendere il sole nuda, oltre al fatto che è una ragazza socievole, scherzosa e amicale, arguta e comprensiva e deciderà di aiutarla e la fa finalmente sciogliere. Diventano amiche e assieme andranno a passare il Natale a casa dei parenti della giovane e lì, grazie alle nuove conoscenze…
Catalina Saavedra è una brava e convincente Rachel, purtroppo costretta per gran parte del film ad avere il broncio e un’espressione ostile verso il mondo, espressione che la costringe a mostrare il lato più sgraziato del suo viso. Attrice di molti telefilm in Cile, ha partecipato a poche pellicole, l’ultima delle quali è “ Il danzatore e il ladro “ ( El baile de la Victoria ) di Fernando Trueba con la sceneggiatura del famoso scrittore Antonio Skarmeta. Gli altri attori non hanno grande respiro ma impersonano i loro ruoli a tutto tondo con coerenza e leggerezza.
Sebastian Silva è un cileno appena trentenne i cui interessi vanno dalla pittura, al disegno illustrato, alla musica popolare. Figlio dell’alta borghesia cilena ha viaggiato e studiato in Canada e negli Stati Uniti. A New York ha scritto la sceneggiatura del suo primo film “ La Vida me Mata. “. Al ritorno in Cile, ha registrato un album e ha prodotto e realizzato il film ” La Vida me Mata “. Successivamente il suo secondo film “ Affetti e dispetti “, nel febbraio del 2008.