Abbiamo visto “ American assassin “ regia di Michael Cuesta.
con Dylan O’Brien, Michael Keaton, Sanaa Lathan, Shiva Negar. Genere: action – Usa, 2017, durata 111 minuti. Uscita, giovedì 23 novembre 2017. Distribuito da 01 Distribution.
Tratto al romanzo omonimo di Vince Flynn ( autore statunitense che ci ha lasciati nel 2013 ), è un prequel dei romanzi della serie di successo che vede l’agente segreto Mitch Rapp come protagonista, e da cui la CBS Films ha deciso di partire per poi produrre l’eventuale serie. Lunga la gestazione iniziata nel 2010, molti i cambiamenti sia di script che di cast artistico e tecnico; solo nel 2016 vengono scelti come regista Michael Cuesta ( Roadie, 2011 – Kill the messenger, 2014 ) e Dylan O’Brien, come protagonista ( visto nei fantascientifici Maze Runner, 1, 2 e 3 ) con accanto Michael Keaton come suo capo. Con American assassin, ma soprattutto con il personaggio Mitch Rapp, in verità non si scopre nulla di nuovo, anzi, sembra di tornare indietro nel tempo; se avete visto la serie di Jason Bourne, ve lo ricorderà, insomma una specie di collega, più sbiadito e anonimo e certamente raccontato senza una vera suspense, priva di profondità e il protagonista è così standard nella tipologia carattereriale che interessa veramente poco, ed è anche meno entusiasmante nei corpo a corpo, negli inseguimenti e nelle sparatorie; come anche l’obbiettivo finale risulta – al di là degli effetti speciali originali – meno interessante e quasi televisivo. Si potrebbe scrivere, un film non del tutto riuscito, che si trascina con poco pathos e colpi di scena non particolarmente originali, ma forse più grave è la poca empatia verso il protagonista che sembra costruito con lo stampino e la sua fissità non lo rende simpatico allo spettatore, rimanendo un po’ in lontananza e senza verve.
Mitch Rapp è un giovane americano in vacanza con la fidanzata su una spiaggia di Ibiza, un po’ di tenerezza tra i due, qualche bacio, e lui le chiede in acqua di sposarla. Lei acconsente e lui decide di andare a prendere due cocktail per festeggiare. Ancora uno sguardo di lontano tra i due e compare dal nulla, una cellula jihadista, che inizia ad uccidere turisti con fucili d’assalto; lei muore e lui resta ferito. Diciotto mesi dopo, Rapp non pensa altro che alla vendetta e in questi mesi non ha fatto altro che addestrarsi da solo e in modo feroce, cosa che lo ha trasformato in una macchina per uccidere: ha imparato l’arabo, il corano, conosce l’arte del combattimento, ha imparato a sparare con vari tipi di arma. Entra, tramite internet, in contatto con la cellula terrorista responsabile dell’omicidio della sua ragazza e cerca in tutti i modi di avvicinarsi al gruppo per poter uccidere il capo. Finalmente viene accettato dalla cellula e riceve un invito per incontrare il capo, Rapp si presenta all’appuntamento per vendicarsi, ma prima che possa agire, la cellula viene improvvisamente attaccata dalle forse speciali statunitensi. Viene trascinato fuori e portato in una base della CIA, viene sottoposto a 30 giorni di debriefing prima di essere passato al vicedirettore della CIA Irene Kennedy, per unirsi a un’unità operativa che ha il nome in codice Orion. Qui conosce Stan Hurley, un veterano di molte guerre che lo allena per renderlo una mansueta macchina da guerra pronta all’operatività. E ben presto i due passano tra Istanbul e Roma per riuscire a bloccare un attentato terroristico…
L’editore Fanucci pubblica proprio in questo mese – nella traduzione di Elena de Giorgi – l’undicesimo libro ( American Assassin ) della saga del super-agente iniziata negli Anni Dieci di questo secolo. Cuesta realizzando la trasposizione cinematografica, modifica solo l’inizio mentre resta fedele al resto del romanzo con uno stile tipico di action-thriller ma un po’ vecchiotto nello stile e nella narrazione, che oggi come oggi risulta poco brillante per fantasia; molto si è già visto, con colpi di scena e cattivi molto simili a serial televisivi, alcune parti sono invece decisamente lente e si rischia d’annoiarsi anche un po’. L’unico momento originale è l’esplosione nuclere che avviene in mare e crea uno zunami spaventoso.
La recluta indisciplinata è interpretata da un Dylan O’Brien, il cui carisma è inesistente e la recitazione è un dettaglio. Stesso si può dire di Michael Keaton in un ruolo così standard e senza alcuna scena attoriale, la cui partecipazione è solo per motivi economici. Una sceneggiatura ( Stephen Schiff e Michael Finch ) scritta in modo anonimo e senza alcuna fantasia; la regia è da tv-movie.
voto 5
aggettivo: modesto