Abbiamo visto “ Ave, Cesare “ regia di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Josh Brolin, George Clooney, Alden Ehrenreich, Ralph Fiennes, Scarlett Johansson. Commedia nera, durata 106 min. – USA 2016. – Universal Pictures uscita giovedì 10 marzo 2016.
I Fratelli Coen sembra che stiano cambiando pelle da alcuni film a questa parte, se confrontassimo i loro ultimi film con quelli di una ventina di anni fa ( Burton Fink, Mister Hula Hoop, Fargo, il Grande Lebowski ) troveremmo molti punti di discontinuità e anche di lontananza estetica e narrativa. Nati innovativi, dalla narrazione spiazzante, dal timbro grottesco e ambiguo sono passati a un cinema classico, nel senso più stretto del termine, ad un cinema fatto di generi con l’unica differenza che danno un’impronta autorale e cinefile. Francamente era un piacere andare al cinema per vedere quei film, oggi assai meno. Ave, Cesare è un film tra il demenziale e il flippato, con una ricostruzione e un omaggio cinefilo al cinema degli Anni Cinquanta, ma è sostanzialmente un film senza corpo, privo di reale forza narrativa, in cui si sorride qui e là senza un reale divertimento ( era più divertente il poco riuscito 1941 Attacco a Hollywood di Spielberg ). Insomma a noi sembra che si siano divertiti più loro a realizzare un film del genere che non il pubblico che resterà – a certe battute molto interne all’ambiente hollywoodiano – distaccato o indifferente. I fratelli Coen sembrano più realizzare un canovaccio potenziale che non un film costruito su una sceneggiatura ben oliata, sembra che alcune scene ( come quella dei marinai nel bar ) serva a mostrare una maestria registica fine a se stessa. Mettere in ridicolo la gente di Hollywood, ritraendoli come dei totali incapaci – stupidi, alcolizzati, oche, comunisti che vogliono più soldi -, cercare di inserire in un contesto demenzale degli spunti come la dispute tra Dio e l’ideologia e tra l’arte e l’intrattenimento, mostrano una confusione generalizzata e forse un’antipatia verso quel Cinema e quel mondo. Con queste premesse c’era la difficoltà di realizzare un film che potesse essere un altro gioiello della loro filmografia o una totale effimera banalità. Un po’ come i film di Bogdanovich degli Anni Ottanta. Propendiamo per la seconda ipotesi, un film per arene estive. Anche il personaggio principale, e motore di tutta la storia, Eddie Mannix ( Josh Brolin ), uno che a Hollywood risolve problemi dei più incresciosi per i divi e poi corre subito dal prete a confessarsi ( non di quello che ha commesso veramente ma per aver fumato una sigaretta o non essere andato a cena a casa ), sembra un personaggio che passa attraverso i set dei film, sfiora le vite degli altri e affronta dilemmi esistenziali e professionali senza né farci ridere né dando una discontinuità alla trama che è fatta a puzzle.
Siamo nella Hollywood degli Anni Cinquanta, Eddie Mannix ( personaggio realmente esistito ) è un produttore esecutivo degli Studios, manda avanti la macchina produttiva che realizza tre film in contemporanea e ne organizza altri, ma soprattutto risolve problemi: corrompe la polizia, aiuta qualche divo ad evitare qualche scandalo, fa sparire foto osé di qualche diva, camuffa gravidanze fuori dal matrimonio, tiene a bada la stampa scandalistica. Nel film è un brav’uomo, molto efficiente nel suo lavoro, ma schiacciato dal senso di colpa per ciò che fa. Infatti deve decidere se cambiare professione e c’è qualcuno che gli offre un lavoro molto più pagato, collegato agli esperimenti sulla bomba H, nell’atollo di Bikini. Nel vortice di un paio di giorni di ordinario lavoro deve pagare un riscatto e riuscire a liberare un divo, che sta interpretando un centurione in un film su Gesù, divo tenuto prigioniero in una villa sul mare da un gruppo di sceneggiatori marxisti; evitare che la stampa e la polizia vengano a saperlo; deve risolvere una gravidanza di una diva per famiglie; deve fare in modo di ricevere l’assenso religioso al prossimo film ispirato alle pagine della Bibbia; deve convincere e trattenere lo scontento regista Laurence Laurentz che vuole sbarazzarsi della star del western Hobie Doyle abile nell’andare a cavallo ma non a recitare in un film classico dalle molte battute. E in tutto questo c’è un lavoro da cambiare, una famiglia da frequentare, dei sensi di colpa da attenuare…