A dare ascolto a Enrique Vila Matas, un tale Pierre Gould avrebbe redatto nel 1788 la Storia generale della noia, seguito da un Catalogo degli assenti, dove l’autore si cimenta nell’impresa “insieme significativa e demenziale” di raccogliere i nomi di tutti i morti della storia umana. Questo Pierre Gould sarebbe l’antenato dell’omonimo personaggio feticcio di Bernard Quiriny, belga trentacinquenne che l’autore di Bathelby e compagnia dichiara essere « tra i suoi scrittori preferiti ». Di Quiriny sono stati tradotti in italiano tre libri. Il primo, dall’editore Omero, s’intitola Racconti carnivori, Pierre Gould vi appare in diverse delle notevoli novelle qui comprese e dalla prefazione del libro, firmata appunto Vila Matas, sono stati tratte le piccole «soperchierie letterarie» (per dirla con Charles Nodier) di cui sopra. Transeuropa si è poi preoccupata di tradurre e divulgare Le assetate, romanzo fantapolitico su una dittatura femminista ambientata un immaginario Belgio post-sessantottino. Qui Gould figurava nella delegazione di intellettuali francesi destinati a visitare il regime femminista. Il romanzo ha suscitato prevedibili polemiche ma era solo in parte riuscito.
È senza dubbio nella forma breve che Quiriny dà il meglio di sé, come conferma La biblioteca di Gould (L’orma editore, traduzione di Lorenza di Lella e Giuseppe Girimonti Greco, pp. 180, E. 16,5), libro gustosissimo, raffinato, pieno di estro e passione per il paradosso e la letteratura al quadrato. Manipolati ad arte, i libri (soprattutto quelli che non sono mai stati scritti) possono diventare metafore assai duttili per parlare del mondo sfuggendo all’assillo del realismo e confessando l’origine cartacea della propria intelligenza: Borges, Calvino, Bolaño, sono i nomi citati nella quarta di copertina ma si potrebbero aggiungere almeno quelli di Perec, di Roussel, di Aymé e Poe.
Gould è qui un amico del narratore, bibliomane (o meglio, come dice lui stesso, «bibliolatra») possessore di una vasta biblioteca tra i cui scaffali sono racchiuse scelte curiose e bizzarre. Come spiegava uno dei Racconti carnivori «Pierre ha sempre avuto un’inclinazione particolare per gli autori di secondo rango, i discreti, gli eccentrici, i piccoli maestri, i dimenticati, i discepoli di un altro, gli eredi di una scuola passata di moda, i provinciali, gli esiliati, i dilettanti illuminati, quelli che si sono arenati da tempo e quelli che si sono proprio persi, gli inattuali, gli strambi, i modesti e tutti quelli che si trovano solo spostando i monumenti letterari che li nascondono nelle biblioteche.» Eccoci dunque di fronte ai suoi preziosi cimeli: molte delle storie qui raccolte sono tra le pagine della collezione di Gould, accanto ad altre riferibili a esperienze, finzioni, mistificazioni uscite direttamente dalla bocca dell’eclettico personaggio.
Cronache bislacche da un presente immaginario descrivono scenari solo in parte assurdi, dove il problema dell’invecchiamento è stato (parzialmente) risolto, dove la copula provoca una scambio di corpi (una specie di “scambismo metafisico”) o dove le distanze geografiche, improvvisamente, aumentano, come una nemesi della globalizzazione. Nuove città invisibili fioriscono con la freschezza delle originali: Kumorsk, in Russia, il cui sviluppo urbanistico allude alla proliferazione incontrollabile del rimosso; Morno, in Cile, città speculare dove tutto accade due volte, o port Lafar, in Egitto, che un ex tassista in pensione ha trasformato in città matrioska. Tra volumi uniti da esigenze che apparentemente nulla hanno a che vedere con l’ordinaria amministrazione della lettura, spiccano libri che continuano a scriversi da soli, uno scaffale di testi «rinnegati» (a volte disperatamente) dai loro autori, volumi che uccidono o salvano la vita e infine, a chiudere il cerchio, libri noiosi o che parlano di noia, prosecuzione ideale di quella Storia generale dell’omonimo antenato. All’occorrenza, la casa di Gould può trasformarsi in un novello «locus solus», e custodire invenzioni mirabolanti come la macchina da scrivere che può scrivere un solo e unico libro o quadri capaci di reagire misteriosamente a stimoli particolari.
A cavallo tra la satira sociale, il fantastico nelle sue diverse declinazioni e la metaletteratura come chiave alchemica del mondo, Quiriny ci mostra una sorprendente capacità d’invenzione e si conferma tra i più brillanti scrittori in lingua francese dell’ultima generazione, certamente il più svelto nell’imbastire brevi e fulminanti ipotesi di mondi (im)possibili.
Questo pezzo è uscito su Alias/il manifesto. Domani alle 19 Bernard Quiriny sarà alla biblioteca Rispoli a Roma ospite del Festival de la Fiction Française. (Immagine: Andreas Gursky, Library, 1999, Saint Louis Art Museum)