BERTOLUCCI HA AVUTO UN POTERE CULTURALE, ANCHE INTERNAZIONALE, CHE NESSUN REGISTA ITALIANO DOPO DI LUI, DA MORETTI A SORRENTINO, HA MAI AVUTO. CAPACE DI RIUNIRE ROSSELLINI E LEONE, MORAVIA E PASOLINI, GLI INIZI CINÉPHILE E I KOLOSSAL ALLA ‘ULTIMO IMPERATORE’ – MALATO, NON RIUSCIRÀ A GIRARE LA SUA BIOGRAFIA DI GESUALDO DA VENOSA CON LEONARDO DI CAPRIO, MA CHIUDERÀ LA SUA STREPITOSA CARRIERA CON UN PICCOLO FILM, ‘IO E TE’, DOVE RIESCE A FARCI VEDERE ANCORA COME SI GIRA UN FILM

Eravamo saliti tutti sul carrello di Bernardo Bertolucci, oltre che su quello di Glauber Rocha. Eravamo stati più o meno tutti, chi prima chi dopo bertolucciani e anche anti-bertolucciani. Nessuno tra i registi post-rosselliniani e post-godardiani ha segnato così tanto, con rinascite e detour improvvisi la seconda metà del 900. Dominandolo, perché Bertolucci ha avuto un potere culturale, anche a livello internazionale, che nessun regista italiano dopo di lui, da Nanni Moretti a Paolo Sorrentino, ha mai avuto.

OVAZIONE PER BERNARDO BERTOLUCCI A CANNES FOTO GILLES JACOB OVAZIONE PER BERNARDO BERTOLUCCI A CANNES FOTO GILLES JACOB

Se La commare secca era il suo biglietto da visita per presentarsi nella Roma di Pasolini, che Bernardo aveva conosciuto da assistente su Accattone, Prima della rivoluzione lo riporta dentro il cinema novo di Paulo Cesar Saraceni e quindi di Glauber Rocha e Gustavo Dahl.

Se Partner lo riapre a Godard e alla nouvelle vague e la collaborazione alla sceneggiatura di C’era una volta il west di Sergio Leone gli indica la via operistica del kolossal storico che lo porterà a Novecento, Il conformista, ricostruito dal montaggio di Kim Arcalli, gli apre le porte della Nuova Hollywood di Francis Coppola e Martin Scorsese, che lo vedranno come un fratello, ma anche come la chiave per il continuo ritorno a Rossellini.

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Ma sarà lo scandalo di Ultimo tango a Parigi, visto come un “tradimento” dai compagni della nouvelle vague, uno scivolamento nel cinema finanziato dal capitalismo, ma anche massacrato dalla follia giudiziaria italiana, che lo porterà al rogo, a portarlo in cima a tutte le classifiche dei cinephiles internazionali e a aprirgli davvero qualsiasi porta. Grazie anche a Marlon Brando, a Maria Schneider, alla musica di Gato Barbieri. È il film più caldo del box office italiano di sempre, il massimo incasso del nostro cinema e anche il massimo caso giudiziario.

KEANU REEVES BERNARDO BERTOLUCCI KEANU REEVES BERNARDO BERTOLUCCI

Ultimo tango apre per sempre il nostro cinema al bertoluccismo, alla malinconia del cinephile, agli eccessi sessuali molto prima del metoo, cosa che verrà poi rimproverata a Bertolucci fino a poco tempo fa. E apre il cinema di Bernardo, mentre lo chiude alla nouvelle vague militante e al cinema novo, ai kolossal successivi, a Novecento, odiato dagli americani, e a Ultimo imperatore, con tutti i suoi 9 Oscar. A 46 anni Bernardo è al massimo della sua carriera.

BERNARDO BERTOLUCCI 1 BERNARDO BERTOLUCCI 1

Ed è il primo a aprirsi al cinema cinese, che da Ultimo imperatore prenderà il lato colossale, tra David Lean e Sergio Leone, e si muoverà per un percorso di grandi successi. Alla fine i suoi discepoli saranno più internazionali che nazionali. Se fallisce come produttore, con i film degli amici, da Sconcerto rock di Luciano Manuzzi a Io con te non ci sto più di Gianni Amico, non riesce neanche a costruirsi un dopo-bertolucci italiano.

BERTOLUCCI DE NIRO BERTOLUCCI DE NIRO

Se Il tè nel deserto dimostra ancora la grandezza registica dei film precedenti, e contribuirà non poco al lancio di John Malkovich, Piccolo Budda e Io ballo da sola ci sembrarono allora un po’ stanchi e di maniera, come se Bertolucci avesse già concluso il suo percorso. Ma rimangono non poche le sorprese che ci porterà il suo cinema più recenti, e le attrice che lancerà, da Thandie Newton ne L’assedio a Eva Green in The Dreamers, un film che in tanti hanno sottovalutato.

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Malato, non riuscirà a girare la sua biografia di Gesualdo da Venosa con Leonardo Di Caprio protagonista, ma chiuderà la sua strepitosa carriera con un piccolo film, Io e te, tratto da Niccolò Ammaniti, dove riesce a farci vedere ancora come si gira un film. Bertolucci, che ha avuto la sfortuna di perdere molto presto tutti i suoi amici e collaboratori più cari, da Gitt Magrini a Kim Arcalli, da Ferdinando Scarfiotti a Enzo Ungari, ci lascia l’ultimo grande cinema che si è fatto in Italia, capace di riunire Rossellini e Leone, Moravia e Pasolini

A cura della redazione:  Filmografia

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