Abbiamo visto “ Chi m’ha Visto “ regia di Alessandro Pondi.

con Beppe Fiorello, Pierfrancesco Favino, Mariela Garriga, Dino Abbrescia. Genere Commedia – Italia 2017, durata 105 minuti. Uscita giovedì 28 settembre 17 – distribuito da 01 Distribuzione.

Un’opera prima piccina-piccina, stilizzata nella narrazione e nei protagonisti lasciati a briglia sciolta.

Martino Piccione ( Beppe Fiorello ) è un’anima candida che da trent’anni suona la chitarra come supporter nei concerti e nei dischi di musicisti come Jovanotti, Max Pezzali e via dicendo. E’ troppo delicato, troppo fragile, per riuscire a farsi notare da loro, figuriamoci dal pubblico. Ora a 48 anni, nonostante i continui tentativi di sfondare come solista, sembra destinato a una carriera nell’ombra, anche se ha talento e suona come un vecchio rocchettaro. Ha appena terminato una torneé con Jovanotti e se ne ritorna nel suo paesino, Ginosa, un po’ depresso ma con la speranza che la sua eterna fidanzata possa ritornare con lui.   Torna dall’anziana madre Natuzza che se ne sta sempre davanti alla televisione e ritrova l’unico amico di sempre, Peppino Quaglia ( Pierfrancesco Favino ), un vitellone naif, senza arte né parte, che ogni tanto con l’Ape fa fare un giro a qualche raro turista, ma soprattutto se ne sta in piazza a bere sambuca e a cercare una donna con cui passare la notte. Basta poco a Martino per sentirsi in gabbia in quel posto sperduto della Puglia, e in cui qualsiasi essere inutile trova normale prenderlo in giro per il suo lavoro e i suoi sogni; decide che dovrà fare qualcosa per essere notato non tanto dai paesani ma da tutti: con l’aiuto dell’amico Peppino sparisce dalla circolazione e dopo un paio di settimane l’attenzione dei media locali e poi nazionali cala sul paesino, sui suoi abitanti e sulla ricerca del chitarrista Martino Piccione scomparso nel nulla; sembra che tutto possa andare come nei piani, invece…

Un tentativo tra commedia e parodia. Un made in sud che manca di personalità e con personaggi privi di reale spessore psicologico.

Già dal titolo si intuisce un ibrido, una via di mezzo tra la sconfortante realtà in cui nessuno riconosce le qualità di Martino, il fatto che sia sparito nel nulla e il longevo programma Chi l’ha visto; la storia sembra partire dalla famosa richiesta del film Ecce Bombo, in cui Moretti si domanda: Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente ? Lo sceneggiatore e scrittore Alessandro Pondi ( per la tv di Raffaele Mertes e Vincenzo Terracciano, per il cinema dei fratelli Vanzina ) debutta alla regia a oltre quarant’anni con un film di poco respiro e di impostazione televisiva; scrive una sceneggiatura leggera e bonaria con qualche velleità ( assieme a Beppe Fiorello e a Paolo Logli ) sulla riflessione tra identità e successo, tra apparenza e talento, tra l’essere e l’apparire, ma che non ha una solida struttura, e non riesce a decidere la sua strada stilistica indecisa tra film comico, commedia all’italiana e grottesco; con un’analisi della società appena abbozzata se non fatta di cliché troppo bonari e stereotipati ( sia quella metropolitana che quella di paese ), e in cui tutti i personaggi collaterali sono delle macchie senza storia e senza alcuno spessore che galleggiano in un’atmosfera a volte stantia e a volte da favola un po’ stiracchiata ( come il finale poco convincente e troppe volte visto ). Qui e là ricorda involontariamente altro cinema ( con la prostituta quasi spensierata e senza alcun patema, l’idea dell’isola greca e l’happy and ). Infondo non c’è alcuna satira di costume né tantomeno una critica a questi tempi, tutto è così pannoso da risultare dopo un po’ troppo dolciastro, viene preferita la facile gag fine a se stessa e lascia troppo spazio all’istrionismo simpatico di Favino e all’atteggiamento sotto traccia e sentimentale di Beppe Fiorello, creando due personaggi agli antipodi, troppo schematici e allo stesso tempo meccanicamente complementari.

Un cast di buoni attori lasciati troppo a se stessi.

La debolezza registica che deriva anche dalla poca esperienza lascia gli attori protagonisti in balia di se stessi, rendendoli delle figurine standard, nonostante la indubbia bravura di Pierfrancesco Favino lasciato alla sua vena più istrionica e trasbordante che sfora a volte nel caricaturale, mentre l’uomo senza qualità Beppe Fiorello, oramai specializzato in una recitazione per sottrazione, fatta di pudore e delicatezza ( ma un rocchettaro che frequenta da oltre vent’anni i palcoscenici con tutto ciò che ne consegue può essere così ingenuo, romantico e pieno di tenerezza ? ) risulta non convincente nella sua incapacità di affermarsi in quel mondo e di essere ancora così pudico e ingenuo. Come anche l’attrice cubana Mariela Garriga, brava e sensuale, è troppo reclusa nel personaggio appena abbozzato della prostituta laureata piena di sentimento. Stoica nel suo ruolo banale e convenzionale fino all’inverosimile, Sabrina Impacciatore, messa quasi alla gogna dalla fotografia oltre che dagli sceneggiatori.

Voto 5

 

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