Abbiamo visto “ Codice Unlocked – Londra sotto attacco “ di Michael Apted.
Con Noomi Rapace, Orlando Bloom, Michael Douglas, John Malkovich, Toni Collette. Azione, Spy Story, durata 98 min. – USA 2017. – Notorious Pictures uscita giovedì 4 maggio 2017.
Michael Apted è un regista inglese di quasi ottant’anni che ha debuttato nel 1972 con un film intimista e drammatico ambientato nel 1942, Triplo eco; nei successivi quarantacinque anni ha realizzato una ventina di film dei più vari tra i generi, come l’ultimo film di John Belushi, Chiamami Aquila, il buon thriller Gorky park e giungendo a Le cronache di Narnia. Apted è un buon director, ma non entrerà certo nella storia del cinema; un regista attento, con un certo gusto formale ma privo di quel talento necessario per realizzare film importanti. Oggi porta sugli schermi Codice Unlocked, un film dalle vicissitudini durate un decennio; pensato nel 2006, scritto subito dopo, ma finito in quella famosa lista nera in cui vanno a Hollywood quei progetti buoni ma che non riescono a trovare la giusta sintesi tra produzione e cast d’attori e di tecnici, poi un paio di anni fa è stato ripreso il progetto dal produttore Lorenzo Di Bonaventura e affidato la regia al regista inglese.
Risulta un film che ha perso lo smalto che poteva avere una decina d’anni fa – molta acqua è passata e così tanti film e serie tv che sono state realizzate sul genere -, con una sceneggiatura affidata ad un debuttante che risulta in fondo ondivaga, che passa da momenti di buona impostazione narrativa a passaggi frettolosi e ripetitivi che non aggiungono niente al cinema di spy story di questo nuovo secolo. Un po’ meglio la regia, movimentata ma in modo non frenetico, con una Londra bella ma non turistica e spesso notturna e una costruzione per certi tratti elegante e formalmente piacevole, anche grazie alla bella fotografia ( George Richmond ) e al buon montaggio ( Andrew Mac Ritchie ), tanto da ricordare per alcuni tratti un certo buon cinema del passato alla Fred Zinnemann o alla John Frankenheimer, ma purtroppo narrativamente passa nella seconda parte a uno sviluppo quasi televisivo, e lo diciamo in senso negativo, assai prevedibile e anche un po’ pasticciato e inutilmente didattico. Alla fine pur rimanendo in un genere, risulta un po’ un misto perché è il classico thriller che si sviluppa su intrighi, tradimenti e ripetuti doppiogiochismi un po’ prevedibili, in cui ci sono servizi segreti inglesi e americani, terroristi islamici, tutto già visto e risaputo, ma si inseriscono anche momenti di spy story, di action, in stile Jason Borne. Quello che sembra tuttavia mancare alla trama è l’eventuale analisi dei fatti che sembrano sviluppati solo per servire il ritmo del film e non per aggiungere qualcosa di nuovo alla quantità di film del genere di questo nuovo secolo. Insomma pur con una confezione elegante e un cast notevole ( Ma se una colpa si può fare agli autori è utilizzare attori del calibro di Douglas, Malkovich e Bloom per ruoli banali, brevi e in qualche caso fuori registro. Come il Bloom mercenario e assassino doppiogiochista non è per nulla credibile, come anche il Malkovich capo di un’agenzia della C.I,A. che continuamente fa faccine, battute e gigioneggia troppo e un Douglas lasciato alle sue rughe e a una vecchiaia fine a se stessa ).
Alice Racine ( una Noomi Rapace bella e brava nelle azioni fisiche ma dall’espressione un po’ fissa come il Borne della serie ) è un’agente della Cia, esperta negli interrogatori di terroristi. Adesso la troviamo però a Londra con un lavoro minore e abbastanza tranquillo e con un senso di colpa che si porta dietro da almeno due anni perché crede di aver causato una strage a Parigi. Le capita di essere convocata dall’agenzia per eseguire un interrogatorio in quanto non c’è nessuno in zona per poterlo fare, lei non vorrebbe ma il suo capo affettuoso e apparentemente bonario la obbliga. La donna si reca in un albergo per interrogare un giovane marocchino e scoprire l’azione di una cellula terroristica, ed è ancora così brava da ottenere la verità ma mentre la sta per comunicare nella stanza accanto al capo Frank Sutter intuisce che è lei stessa in trappola e la vogliono uccidere, con abilità riesce a scappare dall’albergo dopo una sparatoria e inizia a cercare la verità. Da questo momento lei è in serio pericolo e deve affrontare quasi da sola, tradimenti, doppi giochi, svelamenti che la porteranno a scoprire un complotto che è la prosecuzione di quello che ha vissuto due anni prima.
Come dicevamo, una discreta regia, un buon cast, peccato la sceneggiatura. Sarebbe potuto essere un buon film di seria A e invece si accontenta di essere un buon B-movie.