Dopo la riapertura dei cinema sono arrivati in sala due film che si somigliano più di quanto non vorrebbero. L’ultimo in ordine di tempo (la cui distribuzione è stata rimandata dal 13 maggio al 24 giugno in seguito alle polemiche riguardanti il doppiaggio di un personaggio transgender) è Una donna promettente della regista inglese Emerald Fennell. La donna del titolo, Cassandra, passa le serate nei locali fingendosi strafatta allo scopo di umiliare gli uomini che provano ad approfittare della sua apparente incapacità di intendere e di volere; è una cosa che ha iniziato a fare, scopriamo in seguito, da quando la sua migliore amica Nina è morta dopo essere stata vittima di violenza sessuale. Si tratta di un revenge movie sui generis – la vendetta viene perpetrata per interposta persona – che funzionerebbe bene come character study, se solo fosse rinvenibile un qualche tipo di approfondimento del personaggio e della sua elaborazione del lutto.
Prima ancora (dal 29 aprile) era arrivato in sala Sesso sfortunato o follie porno di Radu Jude, uno degli autori più in vista del Noul val românes. Qui un’insegnante, Emi, è protagonista col marito di un sextape che finisce in rete, generando l’inevitabile scandalo, la rivolta dei genitori degli alunni e il concreto rischio di perdere il posto di lavoro. Il film, diviso in quattro parti, nella seconda propone un abbecedario che, giunto alla voce riguardante il cinema, narra il mito di Perseo e della Gorgone Medusa: quest’ultima era un mostro con un volto così orribile da trasformare chiunque lo vedesse in pietra; Perseo allora lo affrontava, su consiglio di Atena, guardandone il riflesso sul suo scudo, e riusciva così a tagliargli la testa. Se l’orrore della realtà è insopportabile e in grado di atterrirci, conclude la sequenza, potremo conoscerlo davvero solo attraverso le immagini che lo riproducono; e il cinema avrebbe proprio la stessa funzione dello scudo di Perseo.
Questo spunto riflessione mette in evidenza il punto di contatto tra i due film, che nel portare sullo schermo temi e storie di attualità, accostabili a recenti fatti di cronaca, anche italiana, mettono in scena l’orrore del mondo rendendolo fin troppo facilmente sopportabile. Considerato che un altro elemento comune a entrambi è l’aver ricevuto nel giro di poche settimane riconoscimenti di grande prestigio – a marzo Sesso sfortunato o follie porno è stato premiato con l’Orso d’oro alla Berlinale, ad aprile Una donna promettente si è aggiudicato un inspiegabile Oscar per la migliore sceneggiatura – viene da chiedersi quale direzione stia prendendo l’impegno civile nel cinema contemporaneo; e la risposta sembra essere: la stessa dell’impegno civile su internet, che alla complessità preferisce l’efficacia, la comunicabilità, la viralità, l’indignazione da consumare e dimenticare nell’arco di una giornata.
In entrambi i film la struttura episodica è funzionale a un accumulo di tanti grandi e piccoli momenti di disapprovazione. Che si tratti delle situazioni costruite ad arte e dall’esito sempre scontato di Una donna promettente, il cui orribile finale non si vergogna di nulla pur di essere provocatorio e indulgente al tempo stesso, o dei dettagli sparsi e più casuali di Sesso sfortunato o follie porno, come gli enormi SUV parcheggiati male, la reazione ricercata è sempre la medesima. Il tutto viene poi amplificato dal fatto che la protagonista è sempre circondata da personaggi negativi: Cassandra praticamente non si imbatte mai non in un singolo maschio, ma in un singolo essere umano che non sia spregevole fin dall’inizio o non si riveli tale in seguito, compresi suo padre e il ragazzo apparentemente esemplare con cui inizia a uscire. Emi partecipa a un incontro – che si trasforma in un processo – con i genitori dei suoi alunni, un gruppo di personaggi detestabili e caricaturali ideati al solo scopo di mettere alla berlina l’ipocrisia di un’intera società. L’effetto sullo spettatore è sempre lo stesso: grazie all’identificazione con la protagonista è facile mettersi subito comodi dalla parte del giusto, e sentirsi migliori e mai in discussione rispetto all’orrore del mondo.
Il cinema dell’impegno civile dovrebbe fare – e spesso e volentieri per fortuna ha fatto – l’esatto contrario, mettendo in scena anche le possibili trappole di un pensiero, le irrisolvibili contraddizioni di ogni visione del mondo, togliendo certezze allo spettatore e facendolo uscire dalla sala con più dubbi di quanti ne avesse al momento di entrare; soprattutto, non dovrebbe mai usare l’identificazione come una scorciatoia per far passare il suo messaggio – non dovrebbe cioè mai partire dal soggetto, ma dal mondo in cui si muove. A questo punto potrà essere utile rivolgersi a un altro abbecedario, quello di Deleuze che alla lettera g di gauche definiva la sinistra come un fenomeno di percezione: il pensiero di destra, secondo il filosofo francese, parte dall’io per arrivare al mondo, quello di sinistra segue il percorso inverso. Il principale problema di Una donna promettente e Sesso sfortunato o follie porno allora sta proprio nel voler portare avanti un discorso progressista adottando un punto di vista reazionario, lo stesso a cui è in un certo senso obbligato l’attivismo digitale.
Partendo dalla definizione di Deleuze appare chiaro come i social network siano strutturati in modo da costringere ad avere una percezione di destra: il punto di partenza per ogni account è infatti l’io del proprio profilo, la bolla dei contatti allarga la prospettiva a immagine e somiglianza dell’utente grazie alla sua stessa attività e agli algoritmi, e il limite dei 5000 amici su Facebook impone persino una barriera invalicabile nell’accesso al mondo. L’attivismo di destra, occupandosi di rivendicare principalmente le libertà individuali, sui social si trova non a caso benissimo; l’attivismo di sinistra si vede invece costretto a rinunciare alla sintesi collettiva che dovrebbe essere il suo obiettivo e finisce col procedere in ordine sparso: ognuno abbraccia e sostiene la causa in cui crede declinandola sui propri interessi e personalizzandola a modo suo, e così resta possibile una convergenza solo sui punti più simbolici e con meno impatto sul reale; basti pensare all’adozione di nuovi strumenti linguistici, nell’illusione che le parole siano una causa e non un effetto delle relazioni di potere.
Il fatto che i social network rappresentino una minaccia esistenziale per l’attivismo di sinistra è un po’ l’ elefante nella stanza di cui prima o poi sarà necessario accorgersi; intanto il legame con un cinema di impegno civile incentrato sul soggetto sarà chiaro: nel rivolgersi a un pubblico sensibile alle nuove battaglie culturali non c’è alcuna collettività da coinvolgere, ma solo una serie di individualità. Pur avendo due tagli diversi – più attento allo stile e alla sperimentazione il cinema d’autore di Radu Jude, più pop quello di Emerald Fennell, che del resto viene dalla serialità televisiva – le due opere fanno operazioni simili, andando a solleticare ogni possibile bias di conferma nel pubblico a cui si rivolgono; ed è ironico l’infortunio tutto italiano relativo al doppiaggio di Una donna promettente, perché il tipo di persona pronta a scatenare l’inferno per la voce data a un personaggio transgender è esattamente il target ideale di quel film. Il mercato è ormai pronto a fare dell’attivista digitale una nuova categoria di consumatore, com’è già accaduto agli hippie, ai punk e a qualsiasi fenomeno culturale mai emerso a contestare lo status quo, e anche il cinema purtroppo inizia ad adeguarsi; Una donna promettente e Sesso sfortunato o follie porno, più che due film poco riusciti, sono due campanelli d’allarme.