Alla periferia sud di Parigi, l’enorme complesso residenziale Cité Gagarine, un tempo simbolo di modernità e progresso, sta per essere demolito dopo anni di degrado rampante. Tra le 370 famiglie in attesa di essere assegnate ad altre abitazioni c’è chi è più pronto di altri a dire addio a un luogo così significativo, ma su tutti è il sedicenne Youri, che lì è cresciuto, a non volersi rassegnare. Mentre gli appartamenti attorno a lui si svuotano, e mentre i cantieri e gli operai si moltiplicano, il ragazzo che porta il nome del primo uomo nello spazio mette il talento ingegneristico e una fantasia “cosmica” al servizio di un sogno.
Il “film di banlieue” è una categoria problematica, spesso riduttiva e a volte ghettizzante, eppure capace di emergere da un decennio all’altro con incredibile risonanza, certificando momenti importanti della storia francese.
In un’epoca di grande tumulto e trasformazione nella società d’oltralpe, puntuali sono emerse pellicole come I Miserabili del 2019, che mettono a fuoco tensioni sociali e razziali con energia documentaristica.
Bell’esordio dei registi Fanny Liatard e Jérémy Trouilh, Gagarine è quasi contemporaneo al successo di Ladj Ly ma ne rappresenta la faccia opposta, con un approccio sognante e uno sguardo diretto alle stelle più che alle emergenze della strada. Favola urbana che si concede il lusso di enfatizzare il possibile e non il conflitto, la storia di Youri mostra uno sguardo non banale su cosa sia il senso di appartenenza a un luogo, e cosa comporti smantellare una comunità nel senso più concreto del termine.
Liatard e Trouilh aprono il film sui materiali d’archivio dell’inaugurazione della Cité Gagarine, con la visita dell’astronauta russo Jurij Gagarin in persona a celebrare una visione comunista anni sessanta del progresso urbanistico, fatto di costruzioni imponenti e conquista di nuovi spazi. Con altrettanta perizia i registi utilizzano poi le riprese effettuate sul luogo nel 2019, durante la reale demolizione dell’edificio.
È la straordinaria rappresentazione di un viaggio attraverso le conseguenze della Storia, ma è anche lo sfondo cinematograficamente ricco alle peripezie di Youri, adolescente timido però capace di sfidare gli ispettori del comune lampadina dopo lampadina, con l’obiettivo di ritardare la cancellazione del suo mondo.
Nella cronaca incessante di una diaspora invisibile, abbondano i personaggi sfumati al di là degli stereotipi così come i volti di attori subito memorabili, che siano quello nuovo del protagonista Alséni Bathily, quello già noto di Lyna Khoudri (fresca di un premio César come miglior promessa per Non conosci Papicha), o quelli della coppia Jamil McCraven – Finnegan Oldfield, che ritorna da un altro fondamentale film che esplora la gioventù francese di oggi (Nocturama di Bertrand Bonello).
Girato in toni freddo-cemento che i registi iniettano di rossi accesi – rispecchiando gli interventi con cui Youri cerca di rivitalizzare i muri che lo circondano – Gagarine sa andare oltre la semplicità narrativa di un esordio promettente per innalzare un edificio al centro dell’universo, esponendo i retaggi umani e architettonici di cui non sappiamo cosa fare, e documentando con nostalgia e speranza come di essi ci si possa spogliare.