Abbiamo visto “ Il cliente “ un film di Asghar Farhadi.

con Shahab Hosseini, Taraneh Alidoosti, Babak Karimi, Farid Sajadi Hosseini, Mina Sadati. Titolo originale Forushande. Drammatico, durata 124 min. – Iran, Francia 2016. – Lucky Red uscita giovedì 5 gennaio 2017.

Morto il maestro Kiarostami probabilmente Farhadi può essere definito il migliore regista iraniano in circolazione. Sono due registi narrativamente differenti ma hanno una cosa in comune, entrambi sono riusciti a realizzare film senza incorrere nella censura iraniana come è capitato a Panahj o Ghobadi. Forse abilità, forse maestria, forse buon senso. Entrambi questi maestri hanno una correlazione con il nostro buon vecchio Cinema, l’uno ha imparato la lezione da Rossellini, l’altro ha preso il meglio dalla nostra Commedia all’Italiana e del melodramma. Entrambi hanno fatto dell’osservazione della realtà, della formazione morale ed etica dei protagonisti e della forte empatia dei personaggi, il perno del loro Cinema forte e potente. Farhadi riesce a raccontare l’Iran urbano di oggi, una nazione giovane, in forte evoluzione ma ancora classista, che cerca degli assestamenti nonostante un regime integralista; i suoi protagonisti sono persone civili, evolute, che cercano di comportarsi nel giusto nonostante ciò che gli capita e che c’è in giro, e a questo Farhadi non ci dice mai – nonostante il forte coinvolgimento – ciò che pensa lui, se sia giusto o sbagliato l’atteggiamento che hanno i suoi protagonisti, non si sente mai didattico o deciso a giudicare.

In Occidente lo abbiamo iniziato a conoscere con un film all’Antonioni, come About Ely ( 2009 ), poi realizza Una separazione ( 2011 ) in cui tutto sembra essere normale ma che alla fine ben poco è davvero normale, quindi gira nella periferia di Parigi Il passato ( 2013 ) dove c’è una differente separazione, in cui emozioni, ricordi e angosce mai emerse ritornano a galla. Oggi arriva nelle sale italiane, Il cliente ( il cui titolo originale è stranamente l’esatto opposto Il venditore ), un buon film ma forse tra i film di Farhadi il meno riuscito, per una certa lentezza che risulta perché la decisione del protagonista tarda a venire, forse perché non è chiarissima la sua indecisione morale e personale ( interpretato dal bravo Hosseini, premio al Festival di Cannes come migliore attore ), forse perché tutto il blocco del teatro ( la messa in scena della rappresentazione Morte di un commesso viaggiatore di Miller ) resta un po’ a sé, anche se le due storie hanno un uomo al centro della scena e la fatica di entrambi di adeguarsi alla nuova società che si sta creando.

Ma i temi di fondo di Farhadi ci sono tutti, dalla coesistenza di classi sociali diverse, al ceto medio e giovane che cerca di vivere in armonia tra tradizione e modernità. Da forme di violenza che sono insite nei rapporti per certe rigidità mentali che resistono, ad una trasformazione sociale rapida, alle reazioni negative che può avere un giovane intellettuale e tollerante quando si sente invaso nella sua privacy. Quindi lo scarto tra un’idealità – su un palco sono aperti, generosi – ma che nella realtà possono perdere facilmente questi valori e l’idea del perdono che in lui non ci sarà mentre in lei è quasi naturale come la vergogna per ciò che le capita e una forma di rimozione.

Siamo nella Téhéran di oggi, una giovane coppia quarantenne Emad e Rana ( i bravi ed efficaci Shahab Hosseini e Taraneh Alidoosti ) – lui per mantenersi insegna in un liceo della capitale mentre lei fa l’attrice – stanno allestendo uno spettacolo teatrale, mettono in scena il dramma di Miller, e fra qualche giorno andranno in scena. Ma nel palazzo in cui abitano appaiono delle pericolose crepe che costringono gli abitanti a scappare via. Un attore della compagnia gli offre una casa in affitto ma devono conservare degli oggetti di una precedente affittuaria che non riesce a ritirarli. Loro si sistemano nella nuova casa con l’aiuto degli amici, conoscono gli altri abitanti del palazzo e continuano le prove e la vita di ogni giorno. Una sera sul tardi squilla il citofono e lei, pensando che sia il marito, gli apre senza controllare e va a farsi una doccia, invece è un cliente della prostituta che abitava prima nell’appartamento, l’aggredisce in bagno ma non si sa bene cosa succede. Lei viene portata in ospedale dagli inquilini del palazzo e curata alla testa per una ferita, lei non ricorda nulla e non vuole forse farlo. I vicini, pensano sia stata stuprata mentre la coppia crede che nulla sia successo, ma lui si concentra su ciò che gli altri pensano e la vendetta si basa non sui fatti ma sull’immagine che hanno gli altri di ciò che è successo. Emad dapprima vorrebbe fare la denuncia ma Rana si rifiuta di fare tutta la trafila alla polizia, l’uomo allora partendo dagli oggetti che lo sconosciuto ha lasciato in casa ( telefonino, le chiavi di un furgone e anche dei soldi ) inizia ad indagare e a cercarlo fino a trovare una panetteria in cui lavorano alcuni uomini, questa ricerca s’intreccia con i primi screzi della coppia e la messa in scena della pièce che la donna però non riesce a recitare del tutto e viene sostituita… Finalmente Emad con uno stratagemma fa venire nella vecchia casa l’uomo sospettato e…

 

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