Abbiamo visto “ Il corpo e l’anima “ regia di Ildikò Enyedi.
con Alexandra Borbély, Morcsányi Géza, Ervin Nagy. Genere, commedia drammatica- sentimentale. Ungheria, 2017. Durata 116 minuti. Uscita, 4 gennaio 2018. Distribuito da Movies Inspired.
Siamo dalle parti del Cinema del primo Kaurismäki, con una storia che ricorda il racconto di Marquez Occhi di cane azzurro. Insomma non è certo la solita storia d’amore fuori dagli schemi classici, di cui scrivere l’aggettivo originale o la frase la forma dei sentimenti. Con una sceneggiatura ben costruita e ben scritta, uno stile da fiaba postmoderna, una buona regia ( anche se con qualche lunghezza di troppo, dura 116 minuti ), una bella fotografia e soprattutto un montaggio rapido ed efficace, la regista Ildikò Enyedi realizza un film importante, intimo e anche divertente . A questo aggiungete i due bravi protagonisti, la pallida e diafana Alexandra Borbély, ( European film award come miglior attrice ) silente, quasi asociale ma che ricorda ogni frase sentita, neanche avesse la sindrome di Asperger e Morcsányi Géza ( drammaturgo, editore, al suo debutto sul grande schermo ), un uomo ormai sessantenne che si è ritirato dalla vita e dai rapporti amorosi: sono come due braccia separate di un corpo senza contorni ma che potrebbe trovare una sua dimensione . Ed ecco il film, fuori dagli standard, che ha ottenuto un po’ a sorpresa l’Orso d’oro alla scorsa Berlinale ed è nella shortlist degli Oscar per il miglior film straniero.
Il film inizia in un bosco innevato in cui ci sono due cervi, il cui maschio si avvicina alla femmina senza alcuna prevaricazione, siamo dalle parti di un sogno che fanno entrambi i protagonisti ripetutamente. In contrasto con la realtà di un mattatoio, l’uccisione di animali e il relativo squartamento. Due mondi animali che fanno da contrappunto alla storia di due esseri umani che non si conoscono ancora. Siamo a Budapest, in un macello. E’ il primo giorno di lavoro di una nuova ispettrice della qualità, la giovane Maria, una donna precisa, ordinata, solitaria fino all’impensabile. A mensa, il direttore finanziario dell’azienda si incuriosisce a questa nuova assunta e al suo comportamento riservato e rigido e si va a sedere di fronte per conoscerla. Nel frattempo in azienda c’è un furto di una sostanza che eccita gli animali, la polizia, pur indagando, consiglia al direttore finanziario di consultare una psicologa per scoprire più facilmente il ladro; e la dottoressa che viene sottopone tutti i dipendenti a un test psicologico, dai quali emerge che Maria ed Endre sognano regolarmente un bosco innevato con due cervi. Mentre i due iniziano a conoscersi nel modo più bizzarro, sono messi a conoscenza di questo fatto e con molta fatica e varie incomprensioni iniziano un lento avvicinamento. Entrambi sono bisognosi di tenerezza e affetto, ma entrambi sono chiusi in un loro mondo quasi inaccessibile, bloccati come fossero due ragazzini al primo rapporto ( lei va anche da uno psicologo per minori ), mentre l’unica cosa che li spinge l’uno verso l’altro sono il sogno che condividono…
Una vicenda così delicata e minimale che la regista ( al suo nono film, da ricordare ( Tamas és Juli e Európából Európába ) non rende mai asfittica, nonostante gli ambienti chiusi, ordinati e solitari; riesce in più a non scivolare in qualche forma romantica tantomeno non rende onirica la realtà del quotidiano. Un film sicuramente da vedere e preferibilmente nella versione originale.