Abbiamo visto “ Il mio nome è Khan “ regia di Karan Johar
Arriva in Italia questo film made in Bollywood, prodotto in India dalla Dharma Productions, Fox Searchlight Pictures e Fox Star Studios, che ha ottenuto un grande successo di pubblico in varie parti del mondo. Un film originale ( coniuga lo stile di Bollyvood con quello di Hollywood ), ‘ strano ‘, anche piacevole. In cui c’è un po’ di tutto, la diversità, l’ottimismo americano di poter diventare qualsiasi cosa, l’amore, l’odio, le differenze religiose, la tolleranza e l’intolleranza, la vita, la morte, il rapporto adulti e bambini, i rapporti di coppia. Il tutto è raccontato in modo fluido ma con dei cambiamenti continui di stile: si passa con ‘ leggerezza ‘ dal realismo alla commedia, dal dramma al melodramma fino al videoclip. Noi che siamo dei vecchi cinefili, con un po’ di cultura cinematografica, e non siamo indifferenti alle ‘ novità ‘, troviamo il tutto una simpatica insalata con un po’ di tutto dentro. Un post-post moderno in salsa indiana. Concludendo è una specie di Forrest Gump senza effetti speciali, ma con la stessa idea di colossal storico.
Rizvan Khan è un indiano con la classica camminata delle persone autistiche, si muove per un aeroporto americano, sta per imbarcarsi su un aereo per Washington; ma viene fermato, portato in un ufficio, perquisito e prima di essere rilasciato dice ai poliziotti: devo andare dal presidente Bush, il mio nome è Khan e non sono un terrorista. Tutti ridono e lui che ha perso l’aereo, e ha pochi soldi, decide di andare a prendere un pulmann. Si torna indietro, al tempo in cui Rizvan era un bambino e viveva in India con sua madre e un fratello più piccolo – la parte forse più divertente – piccoli frammenti di vita indiana per un bambino mussulmano autistico con la sindrome di Asperger. Ritroviamo Khan emigrato a San Francisco, vive adesso con il fratello e la cognata in una bella casa borghese. Lavora come venditore di profumi a negozi di parrucchiere, e in uno di questi negozi conosce e s’innamora di Mandira, una giovane indiana, ragazza madre, di religione induista. Nonostante le difficoltà, si sposano. I due sono innamorati e felici ma arriva l’11 settembre e l’attentato alle Torri Gemelle. Tutto cambia rapidamente e anche il comportamento degli americani nei loro confronti. Mandira perde il lavoro, il figlio viene perseguitato dai suoi coetanei di scuola, Khan sembra l’unico a soffrire di meno di questi cambiamenti. Ma succede una tragedia in famiglia e Mandira sconvolta caccia Rizvan di casa; forse lui potrà tornare da lei solo dopo che avrà parlato col Presidente degli Stati Uniti e gli avrà detto di non essere un terrorista. Confuso e strampalato, Khan comincia un viaggio lungo quasi un anno attraverso l’America ostile alla ricerca del Presidente e se non riuscirà a parlare con Bush riuscirà a farlo con Obama.
Il film è interpretato da due stelle di prima grandezze del cinema indiano: Shahrukh Khan ( chiamato anche con i nomi “King Khan” e “Baadshah – di religione mussulmana. Il suo debutto è del 1992 col film “ Deewana “ (Pazzo) e del controverso film” Maya Memsaab,” ) e Kajol Mukherjee detta Kajol ( ha debuttato nel 1992 con “ Bekhudi “ e in seguito ha recitato in molti film di successo, spesso a fianco di Shah Rukh Khan ) entrambi attori convincenti ma Khan va segnalato per una interpretazione fuori dal comune e di grande spessore. Il regista è Karan Johar ( attore, sceneggiatore, regista e produttore ) è il figlio di Yash Johar, fondatore della Dharma Productions, oggi gestita da Karan. A metà degli anni Novanta ha esordito con “Kuch Kuch Hota Hai “ ) in questo film si muove su un filo sottile, il film rischia in ogni momento di cadere nel melodramma e in scene strappalacrime degne del pubblico di Bollywood, ma riesce quasi sempre a virare all’ultimo momento e a rendere quasi credibili tutti i passaggi. Costruito come una telenovela “ alta “ e ben confezionata è diretto con mestiere e abilità.