QUANDO AVEVAMO UN’INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA, ALBERTO DE MARTINO ERA UN ARTIGIANATO DI ALTISSIMO LIVELLO DEL CINEMA ITALIANO ANNI ’60 E ’70 – ERA LUI L’INVENTORE DELLA CELEBRE FORMULA, “ME COJONI O STI CAZZI”, PER SCOPRIRE LA VALIDITÀ DEL TITOLO DI UN FILM
Aveva diretto attori come Kirk Douglas, Tomas Milian, Telly Savalas, Dorothy Malone, Curd Jurgens, Arthur Kennedy, Mel Ferrer, Martin Landau, Anne Heywood, perfino un John Cassavetes alla ricerca di soldi nella Roma degli anni ’60. E tutti o quasi film rigorosamente girati in inglese per il mercato internazionale…
Il cinema di genere italiano perde un altro dei suoi pilastri. Si è spento ieri sera serenamente Alberto De Martino, nato a Roma nel 1929, regista e sceneggiatore di una trentina di film, tutti rigorosamente di genere, ma anche tutti o quasi scritti da lui. Aveva diretto attori come Kirk Douglas, Tomas Milian, Telly Savalas, Dorothy Malone, Curd Jurgens, Arthur Kennedy, Mel Ferrer, Martin Landau, Anne Heywood, perfino un John Cassavetes alla ricerca di soldi nella Roma degli anni ’60. E tutti o quasi film rigorosamente girati in inglese per il mercato internazionale.
Quando avevamo un’industria cinematografica. Western come 100.000 dollari per Ringo, Ci risiamo vero, Provvidenza?, demoniaci come L’Anticristo con Carla Gravina e Arthur Kennedy, horror come Holocaust 2000 con Kirk Douglas, gialli come L’assassino è al telefono, peplum come La rivolta dei Sette, macaroni war movie come Dalle Ardenne all’inferno con Frederick Stafford e Curd Jurgens, spionistici come l’elegantissimo Missione speciale Lady Chaplin con Daniela Bianchi, o il folle simil 007, O.K.Connery? interpretato dal fratello di Sean Connery, Neil, e da un cast di grandi presenze bondiane, da Adolfo Celi a Lois Maxwell, ma anche polizieschi come Roma come Chicago con John Cassavetes, Il consigliori con Martin Balsam e Tomas Milian, Una magnum speciale per Tony Saitta girato in Canada con Stuart Whitman, John Saxon e Martin Landau.
Tutti film che avevano incassato, e parecchio, negli anni d’oro delle nostre coproduzioni e del nostro cinema da exploitation. Era lui l’inventore della celebre formula, che fu poi ripresa da Enzo G. Castellari, “Me cojoni o Sti cazzi”, per scoprire la validità del titolo di un film. Il titolo buono, ad esempio Per un pugno di dollari, ti fa dire subito “Me cojoni”, il titolo sbagliato, ad esempio L’assassino è al telefono, ti fa dire mestamente “Sti cazzi”.
Figlio d’arte, il padre era un celebre truccatore, Romolo De Martino, Alberto aveva esordito da bambino addirittura come figlio di Scipione in Scipione l’Africano di Carmine Gallone nel 1937 e aveva seguito il padre nei set di Lilia Silvi, come Scampolo, 1941. Aveva vissuto il cinema dal suo interno da quegli anni in avanti, lavorando in ogni settore della produzione.
Era stato assistente regista per piccoli film degli anni ’50, amico di Sergio Leone, per il quale aveva scritto nel 1953 un cortometraggio che a oggi risulta introvabile, Taxi, signore!, e collaborò alla seconda unità di Giù la testa per pura amicizia. Come Leone aveva esordito anche lui come regista nei peplum dei primi anni ’60. Il suo primo film firmato è infatti Il gladiatore invincibile, ma aveva diretto anche gran parte di Teseo contro il Minotauro firmato da Silvio Amadio.
Nel western era andato in Spagna già per il parodistico Due contro tutti, prodotto da Emo Bistolfi, che venne però firmato dallo spagnolo Antonio Momplet, e per il Gli eroi di Forth Worth, che firmò lui, ma arriverà al grande successo di pubblico solo con 100.000 dollari per Ringo con Richard Harrison che venne mostrato nella grande rassegna western a Venezia qualche anno fa. E’ con la Fida di Edmondo Amati, tra spionistici, spaghetti western e war movie, che vive il suo primo momento di successo. Per Enzo G. Castellari, che fu allora suo assistente e amico, fu una specie di secondo padre o fratello maggiore.
Diresse anche film più curiosi, come Femmine insaziabili, sorta di giallo-erotico americano con Dorothy Malone, Romina Power e Nicoletta Machiavelli o il thriller L’uomo dagli occhi di ghiaccio con Antonio Sabato e Barbara Bouchet. Non gli riuscì la sua unica incursione nel cinema dei super-eroi, come L’uomo puma, ma negli anni ’80 girò una serie di piccoli film americani piuttosto interessanti, Extrasensorial, Miami Golem, 7, Hyden Park, che firmò come “Martin Herbert”.
Pronto a girare ogni genere di film, anche se amava sia lo spaghetti western che lo spionistico, non si rendeva conto di cosa fosse diventato oggi il cinema fuori dai generi. Magari era il tipico artigiano del cinema italiano anni ’60 e ’70, ma aveva fatto sempre un artigianato di altissimo livello con attori e tecnici di serie A per produzioni maggiori. Basterebbe vedere qualche scena di Missione speciale Lady Chaplin con le musiche di Ennio Morricone e i celebri modellini di Emilio Ruiz del Rio, che lavorò anche per Orson Welles e Guillermo Del Toro, per capirlo. Il suo era un cinema che oggi ci manca davvero molto e che aveva parecchio da insegnarci.