Intervista a Domenico Astuti – di Raffaella Amoruso per Plauso.
Una biografia in breve:
Nasco a Napoli, mi laureo in Filosofia. Da giovane ho abitato a Parigi, Londra, Città del Messico, San Pedro Atitlan. Ha seguito corsi di regia e di montaggio al Centro nazionale di cinema UNAM di Città del Messico, di sceneggiatura e regia a Roma con J. M. Straub e D. Huillet, Istvan Szabo e Nanny Loy, Suso Cecchi D’Amico, Tonino Guerra, Ugo Pirro, ho studiato all’Università di giornalismo di Roma-Camerino. Sono stato borsista nel laboratorio teatrale diretto da Eduardo De Filippo e per due anni ho frequentato la Scuola di Cinema di Bassano diretta da Olmi e Brenta. Ho scritto sceneggiature per il cinema e per la televisione. Ha collaborato a documentari in America Centrale, ho diretto dei film in Italia, Ho scritto per vari quotidiani, mensili e vari blog e lo faccio ancora adesso. Ho pubblicato una raccolta di poesie, dei racconti, quattro romanzi e un saggio di cinema.
- D) Hai un Blog ?
- R) Si, oramai sono otto anni che dirigo e scrivo per il blog trafficodiparole.com
- D) Qual è il tuo messaggio?
- R) … Messaggi ? Non ho messaggi da dare. Scrivere non credo serva a dare messaggi.
- D) Come nasce un’idea?
- R) Vivendo, osservando, pensando.
- D) Che cos’è per te l’ispirazione?
- R) Qualcosa che prima o poi arriva, bisogna solo essere pronti e decisi.
- D) In che circostanze ti vengono le migliori idee?
- R) Viaggiando… Leggendo…
- D) Come si deve valutare un’opera artistica?
- R) Da ciò che ci lascia e ci comunica. Anche dall’emozione che ci da, a volte.
- D) L’artista deve reinventarsi ogni giorno?
- R) Come gli esseri umani.
- D) Che artisti ammiri e in che modo hanno influenzato le tue opere?
- R) Sono tanti, quelli a cui sono più affezionato sono Joseph.Roth, Robert Musil, Luis Fernand Cèline, Rilke, Camus… Mi hanno aiutato in tante cose.
- D) Quanto conta per te pubblicare e mostrare le tue opere ?
- R) E’ come chiedere se preferisco uscire con una donna o guardarle su un giornale.
- D) Quanto conta la copertina in un libro?
- R) In una società fatta di apparenza e marketing credo molto. E’ come un urlo nella folla.
- D) Parlaci della tua ultima creazione
- R) Sono molto legato a questo romanzo perché ha avuto una gestazione durata anni. In alcuni momenti ho atteso il pensiero giusto, una frase, anche solo una parola. Negli ultimi quattro anni abbiamo trascorso molto tempo assieme, a a Parigi, a Roma, a Santiago del Cile, a Huahinè e un po’ in giro dappertutto. Cito il quarto di copertina: E’ il racconto in prima persona di Stefano Barbieri, venuto a Parigi per scrivere un romanzo sul padre, e per riconciliarsi con lui una volta per tutte. Il protagonista, ormai cinquantenne, ha costruito la propria identità seguendo le orme vaghe del genitore; viaggiando, arricchendola delle diversità con cui è entrato in contatto, senza tuttavia esserne coinvolto o assorbito.
Il racconto va per flussi mentali, con un uso dell’improvvisazione del tutto libera, i confini fra dentro e fuori sono a volte impalpabili; tra i vari temi trattati, oltre al romanzo da scrivere, c’è l’idea del vivere, del viaggio, dell’amore, della libertà, dell’intuire di cosa il tempo sia composto e dal bisogno di fuggire dalle sue costrizioni.
- D) Programmi per il futuro?
- R) Con l’età oramai sono sempre gli stessi, scrivere e fare dei viaggi.