Abbiamo visto “ La grande scommessa “ regia di Adam McKay
Un film di Adam McKay. Con Brad Pitt, Christian Bale, Ryan Gosling, Steve Carell, Marisa Tomei. Titolo originale The Big Short. Drammatico, durata 130 min. – USA 2015. – uscita giovedì 7 gennaio 2016
Tratto dal saggio di Michael Lewis, The Big Short – Il grande scoperto ( The Big Short: Inside the Doomsday Machine ) pubblicato negli Usa nel 2011, il regista Adam McKay realizza un film potente, con una costruzione narrativa fuori dal comune e con tanti personaggi stratificati, complessi ed eccentrici ma tutti in fondo dei pirana dell’economia finanziaria ( più cinici o meno cinici ) e allo stesso tempo abbastanza normali e insignificanti. Il film procede parallelo a un altro capolavoro del genere Il Lupo di Wall Street di Scorsese scegliendo tuttavia una vena più didattico-documentarista che glamour. McKay – regista di commedie sin ora – riesce a realizzare un film che resterà come manifesto di questi anni e basa la sua domanda di fondo su un semplice quesito: chi comprende la fine che sta facendo un Paese ( Un modello di civiltà ? ) che posizione prende a riguardo, per sé e per gli altri ? Un film lungo oltre due ore e con tematiche economiche anche complesse ma non c’è rischio di perdersi, perché quando può sembrare difficile da capire, McKay fa intervenire la star Margot Robbie che se ne sta dentro la vasca da bagno piena di schiuma e beve vino, ( vista ne Il Lupo di Wall Steet ), o la sexbomb Selena Gomez o il famoso cuoco Anthony Bourdain mentre cucina ( ci parla con la metafora dello zuppone di pesce in cui si riciclano pesci avariati e scaduti spiegandoci di subprime, CDO, AAA ), e ci spiegano in maniera semplice cosa stia succedendo.
Della crisi economica in cui viviamo da oltre otto anni globalmente sappiamo tutti qualcosina, che c’è stata una bolla finanziaria legata ai mutui americani detta la crisi dei subprime, scoppiata alla fine del 2006 negli Stati Uniti, che sta condizionando ancora l’economia mondiale e che ha innescato la peggiore recessione di tutti i tempi, la cui prima incredibile conseguenza e la sparizione in poche settimane di circa 5.000 miliardi di dollari a causa di questa speculazione. Il regista McKay ci racconta le premesse di questa situazione, nell’anno 2005, il mercato immobiliare americano appare stabile e florido come non mai. Tutti, ma proprio tutti, ricevono un mutuo, spesso a tasso variabile ( non importa quanto guadagnassero o che solidità economica avessero ). Tutto il mondo finanziario era così sicuro della sua forza che nessuno controllava nessuno e qualsiasi pacchetto azionario anche fasullo veniva collocato nelle AAA senza alcun controllo, quindi quando tre gruppi finanziari separatamente ( l’eccentrico manager di hedge fund Michael Burry, per primo ( Christian Bale ), l’investitore Jared Vennett ( Ryan Gosling ) che si unisce – a causa di un errore telefonico ripetuto – con il team del trader Mark Baum ( un bravissimo Steve Carell ) e due giovani, rampanti e un po’ inesperti investitori Charlie Geller ( John Magaro ) e Jamie Shipley ( Finn Wittrock ) che si imbarcano in questa operazione con l’aiuto del banchiere in pensione Ben Rickert ( Brad Pitt ) intuiscono le basi della frode generale convincendosi che il mercato crollerà probabilmente nel 2007, e quindi si possono trarre profitti stratosferici con la creazione di un mercato opposto di credit default swap, che permette di scommettere contro il mercato immobiliare; vanno alle banche e propongono di investire contro con enormi capitali, i banchieri certi della forza dell’economia accettano senza difficoltà. E due anni dopo il mercato finanziario americano crolla facendogli guadagnare cifre da capogiro ma anche creando nuove povertà, disperazione e la più grave crisi dell’Occidente.
La grande scommessa riesce a conciliare spettacolo e discorsi economici, a far capire a noi – spettatori ignari di questi argomenti – cosa è effettivamente successo e cosa potrebbe succede senza delle regole democratiche e di controllo in futuro. Ci dimostra che tutto è raccontabile e comprensibile cinematograficamente quando la storia si basa su una sceneggiatura forte e potente, diretta senza verbosità eccessive e tecnicismi e usando quando è necessario trovate stravaganti e spunti ironici. Nell’epilogo ci vengono narrate le vite dei nostri protagonisti dopo la bolla – naturalmente nessuno verrà accusato tantomeno arrestato -: Burry investeirà solo in acqua, Baum si rifiuterà di dire al mondo ” te l’avevo detto ” e continua la sua carriera, Rickert torna alla sua pensione, mentre i due giovani Shipley e Geller, ( con 200 milioni di dollari guadagnati ) inutilmente citano in giudizio le società di rating. Di tutti gli altri, i banchieri, quasi nessuno sarà coinvolto nella creazione della bolla CDO, verrà arrestato solo un banchiere svizzero, e CDO saranno venduti sotto diverso nome.