Abbiamo visto “ La migliore offerta “ regia di Giuseppe Tornatore. Ci sono oggi in Italia autori di Cinema ? Per autori – dimentichiamoci la definizione Maestro, ormai troppo impegnativa – intendiamo quei registi che preferiscono all’intrattenimento ben confezionato l’onère di far riflettere lo spettatore con tematiche necessarie, che impediscano di assistere supinamente alla proiezione: storie forti, dirette, con un taglio poco prevedibile e con una ricerca formale che vada oltre il corretto tran tran fotografico. Storicamente facciamo riferimento a quel periodo che va dal Neorealismo italiano, passa per il Manifesto di Oberhauesen e giunge alla Nouvelle Vague francese e al Free Cinema inglese. Guardando oggi ai registi che offrono una maggiore qualità stilistica e professionale dobbiamo dire mestamente e con un certo dispiacere che non ci sono autori a tutto tondo e che solo qualche rara volta centrano i loro obbiettivi. Giuseppe Tornatore, a quasi sessant’anni e con dieci film e mezzo alle spalle, ha cercato spesso una sua via originale e qualche volta è andato fin sull’Oceano ( La leggenda del pianista sull’oceano ), un’altra in un luogo metafisico ( Una pura formalità ) mentre questa volta si è spostato nelle luci della Mitteleuropa tra Trieste, Vienna e Praga; conservando comunque sempre le sue origini siciliane. E si è portato con sé alcuni dei suoi temi ricorrenti, come il rapporto con la memoria, l’isolamento degli individui, l’equivico tra ‘ vero ‘ e ‘ falso ‘, l’ossessione dello spazio; e a questi ha aggiunto come tema principale la bellezza e l’amore come prodotto dell’arte anche in senso allegorico, la bellezza anche frutto dell’impostura dell’arte. Insomma, se dovessimo sintetizzare la ricerca di Tornatore in modo sempliciotto potremmo prendere due frasi del film come logo ” I sentimenti umani sono come le opere, si possono simulare ” e ” In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico ! “.
Per quanto riguarda la storia, Tornatore ci presenta una vicenda semplice su un piatto di raffinata porcellana. Due nevrosi: il migliore battitore d’aste in circolazione ma che non sfiora il mondo e che ha quasi paura degli altri esseri umani ( Un sempre eccellente Geoffrey Rush, nel ruolo di Virgil Oldman ) e una giovane cliente agorafobica ( Sylvia Hoeks, convincente ma non coinvolgente: o Tornatore ci vuol dire che davanti all’amore anche l’insignificanza si trasforma il bellezza ), mischia un po’ i generi alternando il melodramma al giallo per raccontare una truffa perfetta. E come suo solito, anche se in questo caso ci sembra più contenuto, dilata e riempie la storia oltre un racconto necessario.
Virgil Oldman è un signore che ha superato la sessantina, non ha mai avuto una donna ed è anche un solitario un po’ burbero; unico vezzo nella vita, colorarsi i capelli che stanno diventando bianchi. E’ forse il miglior battitore d’aste, è un abile antiquario e negli anni con dei trucchi del mestiere è riuscito a farsi una collezione preziosa di dipinti grazie anche al suo unico gentile amico di vecchia data, Billy ( un sempre simpatico Donald Sutherland – è forse lui il deus ex machina di tutta la storia ? ). La sua vita borghese e raffinata procede senza scossoni fino a quando riceve per telefono l’incarico da una giovane donna – che vive barricata in casa – di valutare degli oggetti preziosi che arredano la sua villa e che vuole forse vendere. Tra brevi litigi, incomprensioni e senza che lui possa vedere lei, l’accordo, la valutazione e la preparazione dell’asta procede; anche perché l’uomo è incuriosito dalla ragazza di cui conosce solo la voce; Claire infatti, vive nascosta ( soffrirebbe di una grave forma di agorafobia ) in una stanza della grande villa, dietro una parete dipinta a trompe l’oeil. Tromper in francese vuole dire ingannare. Come ingannevole, anche se assai simpatico, sembra Robert ( un modesto Jim Sturgess ), un riparatore di oggetti al quale Virgil si rivolge per ricomporre un meccanismo che si rivelerà, una volta messo insieme, il primo automa meccanico della storia ( costruito dall’artista Jacques de Vaucanson ) e che diviene anche il suo consigliere amoroso.
Lentamente tra Virgil e Claire nasce una relazione che si trasforma in amore e assieme superano entrambi le loro fobie che li tengono ‘ lontani ‘ dal mondo. Ma è tutto ‘ vero ‘ o quello che sembra autentico è solo un falso ? Un autore rigoroso non userebbe il trucchetto che invece viene utilizzato per collegare tutti i fili della storia.
Diretto con abilità e con attenzione maniacale dei dettagli, con un Geoffrey Rush bravissimo che però rende tutti gli altri dei pallidi comprimari, con una fotografia molto bella di Fabio Zamarion, con un montaggio essenziale anche se la parte finale ha troppe spiegazioni non essenziali per il pubblico, e con una colonna sonora di Morricone dai rimandi leoniani.