Abbiamo visto “ Lady Macbeth ” regia di William Oldroyd.

con Florence Pugh, Cosmo Jarvis, Paul Hilton, Naomi Ackie, Christopher Fairbank. Genere DrammaticoGran Bretagna, 2016, durata 89 minuti. Uscita cinema giovedì 15 giugno 2017 distribuito da Teodora Film.

Lady Macbeth è tratto dal primo romanzo dello scrittore ottocentesco russo Nikolaj Leskov ( Orël, 1831 – San Pietroburgo 1895 ), Lady Macbeth nel Distretto di Mcenskdel pubblicato nel 1865; Willliam Oldroyd – uno dei registi teatrali inglesi più importanti, alla sua prima opera cinematografica – riesce a realizzare un’opera sorprendente, quasi un piccolo capolavoro per rigorosità formale, per scelta registica ( mai un momento eccessivo o inutile, mai un’inquadratura superflua ) e con una sceneggiatura quasi perfetta per compattezza e rigorosità. Alcune scelte estetiche e le atmosfere cupe fanno ricordare gli ultimi film di Bergman e in particolare Fanny e Alexander. L’idea narrativa di Oldroyd è di raccontare una diciassettenne, figlia di modesti contadini, che, nonostante una vita prestabilita e avversa, combatte con determinazione per la sua indipendenza, ma che questa lotta sfocia lentamente in una ambiguità morale che porta a morte e distruzione e che porterà, questa quasi adolescente, ad una vita ancora più prigioniera, solitaria e drammatica. La protagonista passa in poche settimane da un’innocenza fatta di obbedienza, di sentimenti semplici e subalterni a una donna ambigua, feroce, violenta moralmente come poche. Sembra recepire con facilità l’ipocrisia e la violenza della società e per liberarsene acquisisce tutte le doti di una donna malvagia e senza scrupoli. Un personaggio che fa ricordare il Nietzsche che scrive Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro.

La sceneggiatura è stata scritta dalla drammaturga Alice Birch che naturalmente si è ispirata al Macbeth di Shakespeare ma probabilmente anche all’adattamento di Shostakovich del 1934 ( opera che fece infuriare Stalin ) e un piccolo debito narrativo lo deve anche all’Andrzej Wajda che nel 1962 ha realizzato il film La signora Macbeth siberiana. Ma in questa versione viene mostrata una sua sensualità sovversiva, modificandone in parte le motivazioni dello sviluppo della storia, disegnando i temi dell’abuso, della violenza sulla donna, della razza ( in un’Inghilterra vittoriana a forza bianca è tuttavia strano vedere tante persone di colore, dalla cameriera Anne, al figliastro, alla nonna e anche in parte all’amante ) e di conflitto di classe ( solo accennato ). Troviamo qui e là suggerimenti enigmatici di back story che aiutano solo in parte a spiegare la direzione improvvisa che cambia, mentre nel classico terzo atto prende un po’ il sopravvento la denuncia sociale quasi tossica. Il tutto è sapiente condotto dalla semplicità e dalla sensualità oltre che dall’odio freddo della splendida protagonista, la giovanissima Florence Pugh, perno incontrastato di tutta la storia.

Siamo nel 1865 nella campagna inglese, tra brughiere e nebbia. La diciassette Catherine ( Florence Pugh al suo primo ruolo da protagonista ) è data in sposa per un pezzo di terra a un uomo senza qualità, rampollo di una ricca famiglia. Alexander ( Paul Hilton, attore teatrale inglese, bravo ma relegato in un ruolo secondario ) non si sa bene perché la sposi, infatti più che un essere spregevole e un uomo indifferente alla ragazza, al punto che preferisce masturbarsi tenendo sua moglie di spalle e nuda piuttosto che accoppiarsi anche solo per qualche minuto. E la vita nel castello per Catherine prosegue lenta, noiosa, costretta a rispettare le rigide imposizioni del protocollo a cui è sottoposta in quanto donna di rango. E lei non fa che obbedire, dormire, sbadigliare e guardare il mondo dalle finestre di casa. Un giorno suo marito Alexander e il suocero Boris devono partire perché una loro miniera ha preso fuoco e lasciano Catherine sola con la servitù e gli uomini delle stalle. Qualche giorno e la giovane donna viene attratta dalla sfrontatezza di un bracciante, Sebastian ( il cantante Cosmo Jarvis ) con il quale inizia quasi da subito una storia fatta di sesso e di amore, un amore che per lei diventa il tutto di una vita ed è pronta ad aggrapparsi a questa illusione e a scendere tutti i gradini del degrado morale…

Un debutto alla regia quasi eccezionale, una fotografia splendida come fuori dal comune le scenografie e i costumi, naturalmente c’è da segnalare anche il montaggio che rende l’opera fluida e ben ritmata anche nei momenti più drammatici. Un cast perfetto come si è già detto con la appena ventenne Florence Pugh già segnalata per i Premi Bafta inglesi, come efficaci e credibili sono Cosmo Jarvis e Paul Hilton ma vanno certamente segnalate Naomi Ackie ( Anna, la cameriera che assiste a tutto e per questo perde la voce rimanendo muta e terrorizzata ) e Golda Rosheuvel ( Agnes, una perfida e glaciale nonna del figlio bastardo di Alexander ).

 

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