Signore e signori, ecco a voi il caso cinematografico dell’anno: arriva nelle sale italiane il film che ha suscitato le ovazioni della critica al Festival di Cannes, vincendo il premio per la Migliore Regia nella sezione Un Certain Regard. Lo sconosciuto del lago, di Alain Guiraudie. Controverso e provocatorio, toccante e appassionato.
Il film è totalmente al maschile e vanta, per così dire, un incipit che farà strabuzzare gli occhi ai più bigotti del nostro paese. Che, detto tra noi, piuttosto che vederlo, sarebbero pronti a darsi ai lavori forzati per un anno.
Sesso in tutti i modi possibili e immaginabili, ma solo tra uomini: giovani, per lo più, che si ritrovano sulle rive di uno splendido lago francese per lasciarsi andare ad incontri occasionali.
La prima mezz’ora del film è esplicita come non mai ma, a dirla tutta, tutto quello sfoggio di maschi nudi e di atti sessuali non infastidisce più di tanto. Il trucco è pensare al sesso fine a se stesso, scorporandolo da ciò che di romantico può implicare e soprattutto annientando ogni forma di intolleranza verso gli omosessuali.
E vedrete che, ben presto, gli amplessi lasceranno il posto alla vera essenza del film che, di fatto, è un thriller.
Franck è un giovane frequentatore del lago: passeggiando sulle rive rocciose, conosce Henri, un solitario uomo di mezza età, da poco separatosi dalla moglie. Non fa il bagno, non è interessato a rapporti occasionali con gli habitué del luogo ma parla di sé, di cosa prova, di cosa vuol fare della propria vita ed è pronto ad ascoltare.
Tra i due, in pochi giorni, si instaura una confidenza profonda. Non la passione che sboccerà di lì a poco con Michel, ma un’amicizia di quelle nate per caso e per questo, alle volte, ancora più intensa.
Il regista esplora la psicologia di Franck: un giovane, forse ingenuo, che cede all’attrazione fisica per poi scoprire l’amore, la passione. E quando l’oggetto del suo desiderio si rivela essere un assassino, lo accetta comunque. E alla fine, al buio, nascosto nell’erba alta, lo chiama, quasi disperatamente. Perché, nonostante tutto, lo ama.
Uno dei punti forti dello Sconosciuto del lago è senza dubbio la fotografia: grazie all’utilizzo della luce naturale, i giovani sono illuminati dalla potente luce del sole e l’ombra delle foglie di quercia, mosse dal vento, danza impazzita sui loro corpi. Molto bella l’immagine dei due ragazzi abbracciati, in controluce, che assume un’aura platonica e rifugge qualsiasi tipo di omofobia.
Passata la prima mezz’ora che, diciamocelo, crea un certo imbarazzo – ma lo avrebbe creato anche se i protagonisti fossero stati eterosessuali – il film si rivela una sorpresa. Sorpresa perché ha in sé un animo poetico all’inizio insospettabile, sorpresa perché ben presto rivela la sua natura noir. Sorpresa perché tutto, dalla luce ai suoni, dalla camera fissa alla mancanza di colonna sonora, acuisce il realismo di quanto narrato.
Lo sconosciuto del lago è un bel film: imbarazza all’inizio, cattura col passare dei minuti, crea ansia allo stato puro alla fine.