È passato appena un anno e mezzo dalle ultime elezioni in Italia, dove il Movimento 5 stelle (M5s) e la Lega di Salvini avevano ottenuto un numero di seggi sufficiente per formare un governo di coalizione.
I due partiti avevano poco in comune, ma il potere politico è un collante fantastico. Per diciotto mesi, la Lega e i cinquestelle sono riusciti a governare senza grandi scossoni.
A causare la rottura non sono state le divergenze politiche, ma i sondaggi. Nel marzo 2018 il Movimento 5 stelle aveva conquistato il 32 per cento dei voti (contro appena il 17 per cento della Lega) imponendosi come partner di maggioranza del governo. Salvini aveva ottenuto la vicepresidenza del consiglio, ma ha approfittato dell’incarico per alimentare i peggiori istinti degli italiani.
Il leader leghista ha demonizzato i migranti, i rom, i musulmani e i “buonisti” di sinistra indicandoli come nemici del popolo e presentandosi come il condottiero iperpatriottico che avrebbe scongiurato la minaccia e fatto tornare grande l’Italia. Ha impedito alle navi che hanno salvato i migranti di attraccare nei porti italiani, ha sfoggiato in continuazione un rosario (baciandolo a più riprese) e ringraziato la Vergine Maria per il suo “successo”.
Dopo le elezioni europee di maggio Salvini ha cominciato a ponderare l’idea di scaricare l’ingombrante partner
Ha funzionato. Molti italiani, esasperati dallo stallo politico ed economico del paese, hanno visto in Salvini un leader nuovo e deciso. Il vicepremier si è comportato in modo arrogante e deprecabile, soprattutto nei confronti di migranti e non bianchi, ma a quanto pare agli italiani non importava. Presto la Lega ha cominciato a guadagnare terreno nei sondaggi a scapito del Movimento 5 stelle.
Alle elezioni europee del maggio 2019 i due partiti della coalizione si erano ormai scambiati le posizioni: la Lega al 34 per cento, l’M5s al 17 per cento. Il voto per il parlamento europeo non ha avuto un effetto concreto in Italia, ma inevitabilmente Salvini ha cominciato a ponderare l’idea di scaricare l’ingombrante partner (le cui posizioni non sono dichiaratamente razziste o neofasciste) e governare da solo.
Strategia carente
Dal punto di vista dell’aritmetica politica il calcolo sembrava solido: se i numeri della Lega avessero continuato a crescere, alle elezioni Salvini avrebbe ottenuto un numero di seggi sufficiente da formare una nuova coalizione con un piccolo partito come Fratelli d’Italia, più affine oltre che dichiaratamente fascista. All’inizio di agosto la Lega aveva ormai raggiunto il 38 per cento nei sondaggi, e Salvini ha deciso che era arrivato il momento di staccare la spina al governo.
Evidentemente il leader leghista sa contare, una capacità abbastanza importante in politica. Ma un buon politico deve essere anche un buono stratega, e in questo campo Salvini ha dimostrato di essere parecchio carente dimenticandosi che le percentuali dei sondaggi non equivalgono ai seggi in parlamento.
Se in Italia si votasse oggi, la Lega vincerebbe sicuramente le elezioni. Ma il ritorno alle urne avviene solo in caso di impossibilità di formare un governo all’interno del parlamento corrente, in cui il Movimento 5 stelle conserva quasi il doppio dei seggi rispetto alla Lega, sufficienti per formare una coalizione con un altro partito.
Per il Pd e i cinquestelle sarà più complicato accordarsi sul programma e sui ministri
La faccenda è complessa, perché i cinquestelle hanno un pessimo rapporto con tutte le altre forze politiche e soprattutto con il Partito democratico (Pd). I politici, in generale, odiano essere insultati, e gli attacchi personali sono da anni la specialità dell’M5s. Forse Salvini contava su questa dinamica. Ma si è sbagliato.
I partiti moderati sono terrorizzati all’idea di un governo di estrema destra formato dalla Lega e da Fratelli d’Italia. Per questo motivo il Partito democratico ha avviato le consultazioni con il Movimento 5 stelle.
Entrambi i partiti uscirebbero decimati da nuove elezioni, e nessuno dei due vorrebbe vedere insediato un governo di estrema destra. Di conseguenza trovare un’intesa di massima sembra abbastanza facile.
Ma accordarsi sui programmi e sui nomi dei ministri sarà molto più complicato. Al momento esiste ancora la possibilità che l’iniziativa fallisca, ma non è nemmeno escluso che un nuovo governo possa sopravvivere fino alle prossime elezioni programmate, a metà del 2023.