L’uomo che non era Simenon
Gli sbirri hanno sempre ragione, Il buon Dio se ne frega, Il gusto del sangue, Il ricettatore. Sono alcuni dei titoli di libri di André Héléna, riscoperto e pubblicato (con copertine stupende firmate da Igort) da Aisara, editore sardo. Lo accostano a Simenon ma sottintendendo che sarebbe come indossare il numero dieci in Argentina ai tempi di Maradona. Anche nei suoi libri c’è Quai des Orfèvres, ma in quelle stanze non c’è niente di rassicurante. Visioni del mondo diverse. Giallista, noirista, noirista mediterraneo, scrittore da film francese o come diavolo definirlo, Héléna è uno di quei talenti in grado di produrre duecento romanzi molti dei quali sotto pseudonimo. Combattente nella guerra di Spagna prima e nella Resistenza dopo e finalmente autore di polizieschi per campare. Probabilmente il suo capolavoro è Gli sbirri hanno sempre ragione, storia di un ex galeotto che non riuscirà mai a reinserirsi nella società e inno alla diffidenza verso qualsasi forma di costrizione poliziesca. Diffidenza da libertario onnipresente in tutta la sua opera perché “con gli sbirri si sa sempre come comincia ma non si sa mai come va a finire”. Così se le vittime sono sempre uomini che sbagliano, i carnefici sono sempre uomini che perseverano nell’errore ma dalla parte della legge.
Ma non è da sottovalutare, tra gli ultimi titoli pubblicati, Il ricettatore. Un vecchio rigattiere che acquista e rivende la refurtiva tenta un colpaccio che sembra riuscire. Ma riesce come possono riuscire i progetti degli uomini, cioè male o almeno non come ci si aspetta. La trama funziona, le atmosfere di una Parigi piovosa e piena di pozzanghere anche, i
personaggi di contorno come il Cinese, chiamato così non perché fosse nato in Cina ma perché vendeva cineserie, pure. Ma quello che funziona di più sono gli incisi che, diciamocelo, sono poi il vero motivo per cui uno scrive noir: inserire in una storia una visione del mondo chiara e senza redenzione. O forse redenzione sì, ma sempre fuori tempo massimo. Citazione (sembra il finale del libro, ma non lo è): “Adesso, perciò, lo sapeva bene che cos’era la morte. E poteva dirlo davanti a tutti, che non era niente di spaventoso e terrificante. Dio anzi aveva voluto fosse dolce, come se in quegli ultimi istanti volesse farsi perdonare dagli uomini per tutto il male che aveva fatto loro sulla Terra”.
André Hélena, Il ricettatore (tr.it. G. Zucca) e Gli sbirri hanno sempre ragione.