Abbiamo visto “ Ma Loute “ regia di Bruno Dumont.
Con Fabrice Luchini, Valeria Bruni Tedeschi, Juliette Binoche, Jean-Luc Vincent. Commedia, durata 122 min. – Francia, Germania, uscita 25 Agosto 2016
Un film che dichiara subito le sue intenzioni, che gira intorno senza andare a fondo dei personaggi e al contesto storico. Uno sguardo a un Cinema del passato, tra satira e componente fantastico/surreale ( la scena finale di tutti che inseguono sulla spiaggia il grasso poliziotto che vola è un incrocio tra il Cinema dadaista, il Clair degli Anni Trenta e il Bunuel successivo ). Ma il regista Dumont ( L’Età inquieta, Camille Claudel ) non è Wes Anderson e questo film non è un’operazione sul genere Grand Budapest Hotel. Il regista francese si dà alla commedia in costume, gioca con i toni surreali e, da’ molto spazio agli attori che devono divertirsi a interpretare dei personaggi oltre ogni realismo, ma non ha il coraggio di portare la storia oltre dei limiti convenzionali grotteschi, facendo un film in alcuni passaggi ripetitivo e a volte lento e lasciando per aria la contrapposizione tra classi sociali. Insomma un film che non si decide a essere né un grande omaggio a un particolare Cinema del lontano passato né trova nuova linfa creativa, tantomeno per il tipo di personaggi e di situazioni rappresentate potrà dar vita a una ulteriore spinta ad un certo tipo di cinema. Comunque il regista Dumont riesce con leggerezza a fare una riflessione sull’arte del narrare. Racconta una apparente realtà usando quanto meno realismo si possa immaginare.
Siamo nell’estate del 1910, sulla costa francese del nord. In un luogo ancora sperduto e selvaggio. Qui vive la famiglia Brufort ( attori non professionisti e quasi muti ), marito, moglie e quattro figli, poverissimi raccoglitori di molluschi; lavorano tutti e il padre e il figlio più grande per arrotondare fanno attraversare i ricchi borghesi in un breve tratto della baia. Poco distanti, risiedono, per il periodo estivo, i componenti di una famiglia di ricchi borghesi del nord, i Van Peterhem, composti da marito ( Fabrice Luchini ), sua moglie ( Valeria Bruni Tedeschi ), le due figlie adolescenti; con loro ci sono anche una cugina/sorella ( Juliette Binoche ) con una figlia/figlio. In queste settimane estive nella zona ci sono alcune sparizioni di turisti e quindi girano, un po’ ovunque, il più che obeso ispettore Machin ( Didier Desprès ) e il suo assistente Malfoy che tentano senza apparente costrutto e senza particolari risultati, di scoprire chi fa sparire i turisti. Il film procede in maniera un po’ avvitata su se stessa, con alcune ellissi e con alcune lentezze nel descrivere la vita delle due famiglie e il modo di vivere di due mondi così lontani tra loro eppure così vicini oggettivamente, entrambi hanno dei segreti inconfessabili. Due mondi descritti in modo estremizzato, a dir poco stravagante, in cui si può volare, si muore e si resuscita, si conclude un’indagine con piena soddisfazione di tutti senza scoprire nulla. In cui i borghesi sono se non malformati almeno fuori dagli schemi di normalità e il cui modo di fare è sempre eccessivo e sopra le righe ( in modo teatrale ), la famiglia di pescatori vive a stretto contatto con la natura e mostra anche fisicamente cosa significa vivere nell’indigenza e nel totale abbandono morale ed esistenziale. Questa estate trascorre tra sospetti, strane ed equivoche rivelazioni e soprattutto con la storia d’amore tra il figlio del pescatore ( Brandon Lavieville ) e la figlia/figlio di Aude che però non può svilupparsi e non per i ceti sociali differenti.