Abbiamo visto “ Molière in bicicletta ( Alceste à bicyclette ) “ regia di Philippe Le Guay.
Tratto da una pièce teatrale di buon successo in Francia, lo stesso regista e l’attore protagonista ( Un sempre magistrale Luchini ), hanno scritto la sceneggiatura e portata sullo schermo con Lambert Wilson e la nostra Maya Sansa. E’ risultato campione d’incassi in Francia, con quasi due milioni di spettatori. Un film che attraverso il teatro fa una riflessione a volte anche divertente sull’amicizia, sul egocentrismo e la vanità degli attori, sulla rappresentazione umana.
Anche se l’impostazione teatrale resta la parte principale, tutto ciò che sfonda il palcoscenico-casa di Serge Tanner è funzionale e liberatorio da qualche inciampo nella claustrofobia. C’è un tentativo molto alto di scrittura in cui si confondono e mischiano i due piani, quello personale dei due protagonisti, con quello professionale dei due attori, con la variante di quello sociale ed esistenziale. Un tentativo che va tra alti e bassi, momenti prevedibili e meccanismi fin troppo oliati che ci ricordano ben altri film e altri scrittori di Cinema come Carriere o Pinter. Un film piacevole, garbato, che ha come eccellenza l’interpretazione dei suoi protagonisti, sicuramente fuori dal comune, e che fanno notare la loro bravura soprattutto nella parte teatrale del film.
Gauthier Valence e Serge Tanneur sono due attori che hanno passato la cinquantina, carriere solide di buon livello sia cinematografico che teatrale. Hanno in passato lavorato assieme ma mentre Serge, tre anni prima, è andato in depressione, ha perso la fiducia nel genere umano e si è andato a nascondere in una villetta a l’Île de Ré, da cui esce poco e trascorre il tempo disegnado nudi femminili, Gauthier ha avuto un incredibile successo televisivo interpretando un Medical Drama ( e qui c’è già un po’ di trita e banale spocchia culturale da parte degli autori che raccontano la serie Tv come una mera schifezza: forse non hanno visto E.R. o Dottor House: quindi tutto quello che è successo tv è spazzatura ).
Gauthier è soddisfatto della sua vita, è ricco, amato, gentile con tutti, ed ha l’ambizione di portare in Teatro Moliere, precisamente “ Il Misantropo “. Ma vorrebbe coinvolgere il suo vecchio collega Serge e quindi prende un treno e si reca a casa sua. Nonostante Serge sia diventato un orso, ostile e ‘ misantropo ‘, Gauthier cerca di convincerlo con amabilità e gentilezza, ma sembra che l’amico non ne abbia alcuna voglia. In realtà ha sempre sognato di interpretare “ Il Misantropo “ e nonostante dica di no chiede a Gauthier qualche giorno di prove. E pretenderebbe anche il ruolo di Alceste e non di Filinte, Gauthier pur di lavorare assieme accetta di restare dei giorni lì e gli propone le due parti interscambiabili. Iniziano a provare per ore e ore, giorni e giorni, e arrivano alla fine del “ confronto “ pronti per i ruoli, in più si conoscono meglio ed anche dei dubbi personali si rivelano attraverso quei ruoli. Ma cosa è “ Il Misantropo “ ? E’ una commedia in cui un uomo intransigente rifiuta il compromesso, l’ipocrisia e si allontana dal mondo indignato da così poca rettitudine ( Serge ), mentre il personaggio di Filinte è di colui che cerca attraverso anche delle false virtù di non allontanarlo dal mondo ( Gauthier ). Quindi lotta tra caratteri differenti, da scelte di vita opposte, da inadeguatezze che si riveleranno nello scontro professionale e umano. Ma in fondo sembra che tutto possa trovare un giusto equilibrio quando tra loro compare casualmente una italiana che vive lì e soffre l’abbandono del suo compagno con molto malessere, naturalmente Serge si innamora di lei da bravo cuore solitario mentre Gauthier senza far nulla mostra il suo fascino e… Nel finale Gauthier recita Alceste con un giovane attore ma si blocca proprio dove si è sempre bloccato nelle prove, come se un qualcosa della sua vita non volesse svelarsi e quindi gli impedisce di procedere, Serge invece è tornato da solo, se ne sta seduto su una spiaggia deserta, apparentemente felice del ritrovato isolamento ma tra sé e sé recita proprio quella battuta che l’altro non riesce a concludere. Insomma un film che vuole destreggiarsi tra l’alto valore della recitazione, tra l’etica dei comportamenti e la ridicolaggine dei rapporti della società e del mondo degli attori. Un buon film ma con aspettative troppo alte per una scrittura buona ma non eccelsa.