Abbiamo visto “ Oh Boy, un caffè a Berlino “ regia di Jane Ole Gerster.
Nei giorni in cui gli italiani accorrono nelle sale per checcozalonate e per vedere una storia flebile di una piccola impresa meridionale gira silente e orgoglioso nelle sale un piccolo grande film tedesco, girato in un bianco e nero che fa sempre il suo effetto, riscaldato da una colonna sonora jazz splendida che ricorda i film di Woody Allen degli Anni Ottanta/Novanta e con un attore bravissimo per sottrazione, Tom Schilling. Ha un titolo minimalista e giovanile ( sul genere Jarmush ), “ Oh Boy “ ( citazione di una canzone di Lennon ) ed è una commedia tragica sui comportamenti folli e sconnessi delle persone, nessuno escluso, padri, fidanzate, amici, artisti. Si potrebbe intitolare anche Un giorno a Berlino, perché la storia inizia all’alba e termina con l’inizio del giorno dopo ( quasi un omaggio a certo cinema della Repubblica di Weimar, come “ Berlino, sinfonia d’una grande città “ di W. Ruttmann, 1927 ). Ma qui non ci sono ombre inquietanti, tristi figuri che prevedono la catastrofe, non c’è nemmeno un disagio morale e spirituale. Forse perché andiamo verso la catastrofe senza patemi d’animo. Qui c’è l’attraversamento della città di un giovane senza alcuna qualità ma equilibrato che non comprende e non si oppone agli atteggiamenti ‘ folli ‘ delle persone che incontra o che conosce. Peccato solo che la bella città di Berlino resti sullo sfondo e non può mostrare angoli e scorci importanti.
Niko Fisher è un giovane studente universitario fuori corso, si mantiene con i soldi che la famiglia gli passa. Ha una fidanzata senza importanza, degli amici che a volte è meglio perderli che trovarli e si trascina nella vita tra solitudine, passeggiate e poco altro ( “ fa cose “ , “ vede persone “ ). E’ combattutto tra la voglia di partecipare alla vita e starsene per conto suo. Ma il mondo che lo circonda non fa molto per lui e lui non riesce ad adattarsi alla “ follia “ controllata degli altri. Non sembra avere desideri tantomeno idee chiare sul suo futuro. Lo seguiamo per un giorno intero, da quando si sveglia a casa della fidanzata e se ne va senza nemmeno darle un bacio con la scusa che ha da fare. In realtà sta solo traslocando nella nuova casa, ma se la prende con comodo, in due settimane ha portato solo alcuni scatoloni che non servono certo per andarci a vivere. Conosce un inquilino del palazzo impiccione e sconsolato, litiga in un bar con la ragazza al banco per un caffè che costa più di tre euro, prende i soldi al bancomat ma gli mangia la carta, deve parlare con uno psicologo per poter riavere la patente ritirata dalla polizia perché era in stato fermato in leggero stato di ubriachezza. Ma tutti sembrano vivere in una lucida follia e il giovane, a quanto pare, reagisce mettendosi alla disperata ricerca di un caffè e di avere dei soldi dal padre. Ma entrambe le cose sembrano complicatissime. La seconda soprattutto perché il genitore ha scoperto che il figlio non frequenta più l’università da due anni e ha deciso di tagliargli i viveri. Ma la giornata è lunga e incontra un amico attore che gli parla con le frasi di Taxi Driver, in un bar viene avvicinato da una ragazza con cui andava alle elementari, e lo mette di fronte alle ferite emotive che le ha inflitto all’epoca perché lei era grassa, adesso è dimagrita, fa l’attrice in teatrini off e lo invita ad uno spettacolo per quella sera. E nel cesso del teatrino off lei cerca di avere un rapporto con lui ma quando il ragazzo non sembra interessato lei lo minaccia e lo aggredisce. In un bar notturno Niko si ritrova con un vecchio che sembra sproloquiare e invece è un testimone della persecuzione degli Ebrei: il passato è ancora presente nella Germania contemporanea… Insomma scene di ordinaria follia che follia non è più.
“ Oh Boy – un caffè a Berlino “ è stato un evento nella cinematografia tedesca, il giovane regista, alla sua prima opera, ha ottenuto al German Film Prize sei premi Lola, tra cui quello di miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, migliore attore protagonista e non protagonista e migliore colonna sonora.