Abbiamo visto “ Ritratto di famiglia con tempesta “ diretto da Kore’eda Hirokazu.
con Hiroshi Abe, Kirin Kiki, Yôko Maki, Rirî Furankî, Sôsuke Ikematsu, Satomi Kobayashi. Cast completo Titolo originale: After the Storm. Genere Drammatico – Giappone, 2016, durata 117 minuti. Uscita cinema giovedì 25 maggio 2017 distribuito da Tucker Film.
C’è un sottogenere cinematografico definito home drama che ha forse il suo maggiore rappresentante nel regista giapponese Kore’eda Hirokazu, chi frequenta le piccole sale d’essai lo conosce bene perché grazie alla distribuzione Tucker Film ha potuto vedere almeno due dei suoi quindici film che si potrebbero definire necessari, come Father son e Little sister. Nel suo cinema facilmente confrontabile con quello del maestro giapponese Ozu, ma se pensiamo al cinema europeo potremmo paragonarlo al dimenticato Bresson o al primo Olmi, e con una descrizione dei caratteri vicina al teatro di Cechov, si sente il lavoro di cesello sui personaggi, l’amore per il dettaglio, ogni singolo piccolo fatto produttore di altri piccoli fatti successivi e dialoghi minimali ma coinvolgenti di cui è impossibile immaginare un’accelerazione o un rallentamento. Si può dire che Kore’eda Hirokazu renda piccole storie intime anche senza importanza il motore di una vita filmica importante, centrale e necessaria. Questo film – ma forse anche più i precedenti – sono un ode alla semplice vita familiare, di esseri dimessi, in cui le relazioni interpersonali risultano sfuggenti, perdenti e ordinarie anche quando potrebbero risultare un po’ vili. E in questo piccolo gioiello di film un’altra nota a merito è certamente un cast splendido, naturale e privo di qualsiasi artificio, prima tra tutti un’attrice eccellente dal timbro desichiano come Kirin Kiki ( la nonna ), ma va certamente segnalato il protagonista Hiroshi Abe, un divo giapponese di cinema e televisione che ha collaborato in precedenza con Hirokazu e che si può ascrivere a quelle genia di attori internazionali dolenti del vecchio cinema hollywoodiano.
Shinoda Ryota ( Hiroshi Abe ) è un uomo sulla cinquantina che vive alla giornata, sempre alla ricerca spasmodica di denaro che dovrebbe dare alla moglie separata per il loro ragazzo; gioca alle corse e vive in una casa tugurio. Lavora come investigatore privato in un’agenzia un po’ scalcagnata che fotografa mariti traditori o trova cani dispersi e in cui lui cerca disonestamente di guadagnare ulteriori soldi. Ma la sua vita non è stata sempre così, ha vinto una quindicina d’anni prima un premio lettarario, ha pubblicato un libro, era felicemente sposato, e doveva scrivere un secondo romanzo, poi tutto si è interrotto. La moglie Kyoko ( Yoko Maki ), stanca del carattere del marito gli ha chiesto il divorzio e l’amato figlio Shingo lo può vedere soltanto una volta al mese, il secondo romanzo non è stato nemmeno iniziato e pur se riceve un’offerta di lavoro interessante per scrivere la sceneggiatura di un Manga non si decide ad accettare l’offerta. Per dimenticare la vita mesta e squallida in cui è sprofondato pensa solo a guadagnare soldi, gioca alle corse, alla lotteria, a qualsiasi cosa possa restituirgli una dignità che tuttavia ha perso; e se può chiede soldi in prestito alla sorella, ne cerca a casa della madre e intrallazza sul lavoro. Senza rendersene veramente conto vive una vita squallida fatta di bugie, meschinità, piccoli imbrogli che gli stanno facendo perdere l’affetto della madre, della sorella e del figlio. E il suo malessere si incrementa quando scopre che sua ex moglie ha iniziato una nuova storia d’amore. Una domenica sera un tifone si abbatte su Tokyo e lui si ritrova con il figlio a casa della madre e lì li raggiunge l’ex moglie per riprendersi il figlio ma sono costretti tutti a restare a dormire dalla donna. La notte riavvicinerà il padre al figlio e la suocera con la nuora e la famigli probabilmente non tornerà unita ma può diventarlo anche da separata, chissà… Il giorno dopo torna il buon tempo e tutti ritornano alla vita di sempre.
Kore’eda Hirokazu con questo film ha realizzato un ritratto analitico semplice, umano e veritiero di una famiglia giapponese di oggi, un omaggio all’idea di famiglia, se pur imperfetta, in confronto a vite che da sole sono allo sbando e con poche speranze. E il fatto che sia ambientato in un modesto appartamento in cui si rifugiano per una notte quattro esseri soli mentre il di fuori è avvolto da un tifone, quasi come rappresentazione di un mondo fa pensare che voglia elogiare in fondo l’idea di famiglia anche se assai imperfetta. Ma a questo si potrebbe aggiungere anche che c’è un inno all’attimo, all’ora e qui, di buddhista memoria, in cui gli esseri devono approfittare del momento lasciando da parte il passato e il futuro che non esiste.