Abbiamo visto “ Sicario “
Un film di Denis Villeneuve. Con Benicio Del Toro, Emily Blunt, Josh Brolin, Jon Bernthal, Jeffrey Donovan. Thriller, durata 121 min. – USA 2015. – uscita giovedì 24 settembre 2015.
Villeneuve è un ottimo regista partito dal Cinema d’autore ( La donna che canta ) per poi passare ad un cinema intermedio ( Enemy – tratto dal romanzo di Saramago, L’uomo duplicato ) fino a giungere a quello commerciale di ottimo livello, hollywoodiano. Il prossimo film che girerà è il sequel di Blade Runner. Con questo ultimo film, Sicario porta sullo schermo un discreto film, realizzandolo con indubbio talento e scegliendo una regia che si pone nel mezzo tra lo Steven Soderbergh di Traffic ( un film però più chiaro e politico ) e la Kathryn Ann Bigelow di The Hurt Locker ( regista più cruda ed efficace ). Un film dicevamo diretto bene, con un ottimo cast, ma ci viene naturale una domanda: cosa aggiunge a ciò che sappiamo già sul narcotraffico e sul lavoro sporco della Cia. Perché la storia si avvita intorno alla solita vecchia domanda ( oramai poco efficace per i tempi che corrono ): il fine giustifica i mezzi ? E in cui i buoni non sono molto dissimili dai cattivi dei cartelli della droga e probabilmente sono in alcuni casi contigui. Si sa già da parecchi decenni, dai tempi di Bush padre – da capo della Cia e poi da Presidente degli USA – di Noriega, dallo scandalo Iran-Contras, di Raul Castro e via dicendo degli strani equilibri segreti e degli scontri ufficiali tra il Cartello di Medellin di Pablo Escobar e i servizi statunitensi: simili a quelli italiani tra Stato e Mafia, in cui non è importante la legalità ma l’ordine e la tranquillità. Il buon film di Villeneuve, pur con autorali intenzioni, rende tutto action mentre il lato politico lo mostra in modo totalmente superficiale. Per esempio chi è realmente Alejandro ? ( un convincente e bravo Benicio del Toro, che si sta relegando tuttavia sempre più in determinati ruoli ) un ex improbabile giudice messicano o un uomo del cartello colombiano sconfitto che vuole vendetta ?, mentre Matt Graver ( un Josh Brolin al meglio ) è credibile come agente della Cia, tanto duro quanto simpatico ? Ma se non cercate o volete capire di più di certe commistioni tra delinquenza e potere, allora andate a vederlo Il Sicario, perché merita la visione per alcune scelte di regia, alcune inquadratura originali ( lo spostamento di un narcotrafficante dal Messico negli Stati Uniti ) e per la brava Emily Blunt ( vista finora soprattutto in commedie come Il diavolo veste Prada e assai convincente come contraltare dei quasi buoni ) oltre che per il resto del cast.
Kate Macer è a capo di una squadra antisequestri dell’FBI, quasi ai confini con il Messico. E’ una donna giovane, delicata, calma e solitaria ma non si tira certo indietro nel suo lavoro, anzi. Nell’ennesima imboscata per liberare due rapiti in una villetta vengono scoperti invece decine di cadaveri nascosti nei muri con la testa chiusa in sacchetti di plastica e quando vanno a perquisire uno scantinato… L’azione involontariamente è importante e l’ufficiale e il suo collega vengono convocati in un ufficio in cui ci sono degli agenti probabilmente della CIA che li arruolano in una task force semiclandestina che combatte a modo loro contro i narcotrafficanti messicani che oramai sono giunti all’interno degli Stati Uniti ed hanno sostituito in tutto i vecchi cartelli colombiani. Per l’agente Kate Macer e il suo collega è come finire all’inferno, tra il trasporto di prigionieri dal Messico con relativa sparatoria, alle torture dei prigionieri e alle varie illegalità che i suoi nuovi colleghi compiono nella lotta al narcotraffico. Kate è la coscienza buona e si trova trascinata nell’orrore di una guerra sotterranea e spesso poco chiara in cui nessuno è escluso dall’orrore. E poi vive una girandola di avvenimenti che non riesce né a capire né a controllare rischiando anche di essere uccisa dai cattivi, ma forse anche dai suoi, fino a quando scopre…
Oltre una classica storia di action tra poliziotti e banditi spinta ai massimi livelli di violenza e di disperazione, Villeneuve prova a raccontare anche altro. Il caos morale in cui viviamo che non si può arginare, l’incapacità per tutti di salvarsi veramente e di salvare i propri cari, l’orrore che i figli si sono abituatl a vedere anche in casa ( ma non c’è il luciferino occhio alla Peckinpah ). La disumanità ormai diffusa, che ci viene mostrata come cinica e quasi goliardica nel personaggio di Matt Graver e assoluta e carismatica nel personaggio del Sicario Alejandro. Segnaliamo la efficace e realistica fotografia di Roger Deakins al servizio della storia e la bella sceneggiatura di Taylor Sheridan.