Abbiamo visto The Housemaid diretto da Im Sang-soo.
Negli ultimi anni il cinema coreano è diventato internazionalmente una cinematografia importante. Una nouvelle vague sessantottina che ha prodotto molti film innovatori e necessari, con rimandi estetici e culturali proprio al cinema francese dei Godard e degli Chabrol. Come non ricordare piccoli capolavori come Ferro Tre, Bugie, L’isola, Old Boy (per chi volesse informarsi c’è il sito www.cinemacoreano.it).

In questi giorni nella sale esce The Housemaid un remake del film La cameriera del maestro Kim Ki-young del 1960 e ritenuto un film mitico da quelle parti. Il regista Im Sang-soo ha capovolto l’assunto del film precedente, una femme fatal-cameriera che entra in una famiglia borghese e felice per disintegrarla a causa della rapacità sessuale del marito; in questa versione – raffinata un po’ troppo ed estetizzante – la cameriera è solo una povera vittima del padrone di casa che invece di essere un pianista è un rapace manager con l’hobby del pianoforte. Ma superata la confezione glamour, una splendida fotografia, una villa e degli interni al top e degli attori belli e un po’ patinati resta un film alla Adrian Lyne asiatico. Non si comprende quale sia la scelta registica (non è alla fine una critica alla famiglia borghese – Diario di una cameriera di Luis Bunuel; non è in fondo nemmeno un film erotico nel senso stretto – L’Impero dei sensi di Oshima; nemmeno di lotta di classe Borghese/Proletario come Il servo di Losey ) è un quasi thriller-noir con un po’ di melodramma raffinato, che ha delle potenzialità in una scia già consolidata ma che il regista non ha voluto cogliere ed è alla fin fine anche un po’ noioso nella seconda parte.

Una giovane donna Euny (la brava Jeon Do-yeon – Palma d’oro al Festival di Cannes per Secret Sunshine) assiste al suicido di una ragazza la notte rima di prendere servizio come cameriera-bambinaia in una famiglia molto ricca. Nella villa c’è già la governante Byeong-sik (una brava Yoon Yeo-jeong), che ha lavorato tutta la vita per loro e che nonostante li detesti continua perché, grazie alle raccomandazioni della suocera, il suo unico figlio è riuscito a fare carriera nella magistratura. La famiglia Hoon è composta da un giovane uomo arrogante e sicuro di sé, uomo d’affari affermato e ricchissimo (il divo coreano Lee Jung-jae), sua moglie Hae Ra (la troppo estatica Seo Woo), una bella bambolina con gli artigli, che aspetta due gemelli, la loro prima figlia Nami di cinque-sei anni (l’unica che sembra affettuosa, gentile e consapevole del mondo in cui vive) e la suocera Mi-hee (Park ji-young), madre di lei, una specie di virago-assassina disposta a tutto per i soldi del genero. Euny si fa voler bene da subito da tutti per il suo spirito ingenuo e infantile e lei – ragazza sola e senza parenti – è felice di questo riconoscimento e dà tutta se stessa senza chiedere altro che stare lì. Ma il padrone di casa ben presto si infila tra le sue braccia e tutto procede senza contraccolpi per nessuno fino a che lei resta incinta. Allora moglie e suocera fanno di tutto perché lui non lo venga a sapere e perché la ragazza abortisca. Ci provano col denaro, spingendola giù da una scala, anche con del veleno, ma l’ingenua Euny reagisce alle sue sventure con una reazione imprevedibile…

Un film esteticamente elegante e affascinante ma dalla scrittura a volte grossolana e facilotta, un centro narrativo che forse ambisce a un thriller da camera sul genere Chabrol (La Cérémonie) ma senza arrivare ad una profondità di analisi, girando intorno sempre allo stesso stilema: sono più felici i poveri che i ricchi ossessionati dalla conservazione del denaro e dei privilegi.

Im Sang-soo è uno dei regista più importanti della Corea del Sud (Nunmul, La moglie dell’avvocato, ha diretto altri tre film mai giunti in Italia), ma è anche poco amato dalla critica locale. Questo film in Patria ha ottenuto grande successo di pubblico ma non consensi unanimi, è passato in concorso al Festival di Cannes del 2010 senza essere particolarmente notato, ha vinto invece il Noir Festival di Courmayeur.

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