Abbiamo visto “ Tokio love hotel “ regia di Hiroki Ryuichi.
Con Sometani Shôta, Maeda Atsuko, Lee Eun-woo, Son Il-kwon, Minami Kaho. Titolo originale Sayonara kabukichô. Drammatico, durata 135 min. – Giappone 2014. – Tucker Film uscita giovedì 30 giugno 2016.
A Tokio esistono un po’ ovunque, ma in particolare nel quartiere a luci rosse Kabukichō, degli alberghi dell’amore, dove ragazzi e coppie vanno per qualche ora o per una notte intera a fare sesso. Luoghi molto frequentati, asettici e del tutto anonimi che il grande scrittore Murakami ci ha raccontato con la naturalezza e la monotonia che contraddistingue il sesso dei giapponesi. Così distante dall’idea che noi Occidentali abbiamo, ma anche dalla grande cultura passata che aveva questo Paese in fatto di sesso ed erotismo ( da Tanizaki a Oshima ). Il titolo originario del film in Giappone era un altro, Addio Kabukichō, e in realtà il titolo allude a una delle ragazze protagoniste che si prostituisce e che ha voglia di tornarsene a casa in Corea per aprire un negozio assieme alla madre. Ma in realtà il titolo italiano è più attinente a questa storia corale in cui si narrano le vicende e le vicissitudini di varie persone nell’arco di una giornata e una notte passate in un albergo ad ore. Clienti ma anche dipendenti, le cui storie a volte si intrecciano inesorabilmente.
Il film non è proprio recente, risale a circa due anni fa, e la distribuzione estiva ce lo propone in queste giornate assolate e con un numero di copie minimo. Peccato, perché il film, pur non essendo un capolavoro e non avendo una particolare originalità narrativa, è un buon film, costruito con onestà e coerenza, e ci mostra una volta ancora l’enorme divario che esiste, nel modo di vivere, tra loro e noi, rispolverando il tema caro al regista sulle emozioni e sulle vite sessuali dei giovani in Giappone. Il regista, il sessantenne Hiroki Ryuichi ( Vibrator – 2003 e It’s Only Talk – 2005 ) è considerato uno dei più intelligenti studiosi dei personaggi femminili del cinema e un profondo conoscitore dell’alienazione delle donne all’interno della moderna società giapponese; ed ha trascorsi come regista di pinku eiga ( pellicole a sfondo erotico softcore ): con questo film riesce a coniugare il suo passato con un presente autorale.
Abbiamo già detto, la storia si svolge nell’arco di un giorno e una notte tra le strade del quartiere di Kabukicho, ma soprattutto negli interni di alcune abitazioni e in particolar modo nelle camere da letto di un albergo ad ore. Varie storie che si intrecciano quasi sotto lo sguardo a volte assente e a volte stralunato di Toru, un giovane impiegato del triste albergo Atlas. E’ lui che ci fa da tramite al via vai di coppie clandestine, prostitute, clienti di passaggio, fidanzati spesso inconsapevoli che le loro ragazze fanno il mestiere più antico del mondo, ma anche dei colleghi dell’hotel che hanno anche i loro drammi e le proprie fobie. Il film inizia con Toru, un ventenne che convive in un piccolo appartamento con la fidanzata Saya, una cantautrice che sogna un contratto discografico, lei vorrebbe fare l’amore ma lui sembra poco interessato; la ragazza è convinta che lui lavori al Grand Pacific, un hotel a cinque stelle, in realtà è stato licenziato e ora è a capo del modesto Atlas. Nell’albergo lavora anche Satomi che convive segretamente con Yasuo, entrambi sono ricercati dalla polizia da quindici anni e nel giro di un giorno il loro reato cadrà in prescrizione. Questa sera in albergo c’è una compagnia cinematografica che ha affittato una stanza dell’albergo per girarci un film porno. Toru scopre così che sua sorella Miyu è diventata un’attrice di porno, spinta dal bisogno dopo che i genitori hanno perduto la pescheria di famiglia. In quello stesso giorno una coppia si reca all’hotel, Hinako, una ragazzina che vive per strada e Masaya, un delinquente che si finge un talent scout ma deve metterla nel giro della prostituzione, ma il ragazzo si pente e rinuncia al suo piano subendo l’ira del suo boss. Dell’albergo è cliente Heya, una coreana a cui è scaduto il permesso di soggiorno e vuole ritornare a casa e in quest’ultimo giorno smarchetta per la sua agenzia Juicy Fruits; il suo fidanzato, Chong-su, forse è convinto che lei sia solo una hostess ed ha deciso di rimanere in Giappone e così facendo sanno che la loro relazione terminerà. Heya si reca all’hotel dove incontra un cliente abituale, il timido e passionale Amemiya, che, al termine della loro ultima notte, le dichiara invano il suo amore. In realtà Chong-su sa della vera professione di Heya e prenota un incontro al buio con lei, durante il quale le confessa che anche lui si è dovuto prostituire per soldi. I due si riconciliano e decidono di lasciare il Giappone e ritornare entrambi in Corea. Ma ci sono anche altre storie come la tresca tra la detective Rikako e il collega Shinjo, ma lei riconosce nella donna delle pulizie Satomi, la ricercata di tanti anni prima, allora decide di mettere a rischio la sua famiglia pur di arrestarla. Ma Satomi riesce a scappare e a raggiungere il suo Yasuo. E in questa notte di svelamenti, Toru scopre che la sua Saya è nell’albergo in compagnia del produttore discografico Takenaka col quale va a letto per un contratto di un disco. Questa scoperta, assieme a tutto il resto, porta Toru a lasciare il lavoro e a ritornarsene a Shiogama, nonostante il tentativo di Saya di farsi perdonare.
Un film corale con tante storie minimali che ruotano intorno al sesso e all’incomunicabilità dei giapponesi; un racconto sincero e onesto, senza trucchi e condotto con una certa delicatezza nonostante argomenti al limite del pudore.
Nel cast segnaliamo Shōta Sometani, vincitore del premio Mastroianni nel 2011, l’attrice sudcoreana Lee Eun-woo e le pop star Atsuko Maeda ( del gruppo AKB48 ), Asuka Hinoi e Son Il-kwon