Voglio ricordare un attore, si chiamava Vittorio Vitolo.
E’ morto a poco più di cinquant’anni, all’inizio di questo secolo. Era un grande attore di teatro, forse qualcuno se lo ricorda nell’opera Scarface con Laura Morante. Era anche un ottimo attore di cinema, con Bertolucci ha interpretato assieme a Tognazzi, La tragedia di un uomo ridicolo. Ed è stato il protagonista di L’amico immaginario, di Nico D’Alessandria.
Era anche un poeta e uno scrittore di sicura sensibilità. Abbiamo lavorato per un breve tempo assieme e l’ho conosciuto come si possono conoscere le nuvole, attraversarle ma non toccarle. Si portava dentro un misterioso male di vivere che si rasserenava solo dopo un po’ di bicchierini di amaro. E’ morto mentre provava uno spettacolo teatrale con Mario Martone, al teatro India.
Al, dimenticavo, il suo nome d’arte è Victor Cavallo.
Una sua poesia.
“Ce n’ho abbastanza ”
ce n’ho abbastanza per comprarmi una bottiglia di vodka
un chilo di arance un amburg il pane tondo una birra
un pacchetto di marlboro.
E poi mangio l’amburg col pane tondo tostato e
bevo la birra e fumo la marlboro e poi spremo due
arance con la vodka.
E poi esco e incontro la più grande figa della mia
vita con gli occhi verdi e le ciglia nere e la bocca
rossa e le mani nervose e decidiamo cazzo di non
fare nessun film di non scrivere nessuna stronzata di non recitare
nessuna cagata e di non andare in campagna
e di non occuparci della casa né della merda né dei
capelli né dei comunisti.
Io butto nel fiume il trench di mio fratello
io compro i biglietti per la partita roma-river plate
io raccolgo gli occhi nella spazzatura
io accompagno mio figlio nel paradiso totale
senza nessun pericolo né gas né elettricità né politica
né bicchieri né coltelli né stanze di pavimento.
E lei scompare come le ore e appare come le ore
e me ne frego della pensione e me ne frego di morire
me ne frego dei fascisti e dovunque mi sdraio sogno
e ho sempre voglia di baciarla e gli alberi
respirano e le nuvole di merda si spaccano
e da dentro partono razzi luminosi
e dovunque sono vivo e non ho nessuna paura
né dei rinoceronti né dei serpenti né degli appuntamenti
e butto via l’elmetto e esco dalla trincea delle spalle di piombo
e mando affanculo tutti gli stronzi cagacazzi della terra
e grido come un’arancia stellare
e viaggio nella luce dell’ananas e cago cicche d’oro
sulla faccia dei nazi-igienisti maledetti
puliscicessi. Buttare via il tempo della vita
a lucidare i bidè e conservare i bicchieri
e sorridersi a culo sbarrato e invecchiare
come i più stronzi prima di noi.
Maledetti cagoni falsi e vigliacconi.
Lei apparirà. Bruciando i tampax dell’anima sanguinante.
apparirà con gli occhi verdi e ciglia nere e bocca rossa
anima luminosa come arcobaleno puro
radice che spiega con tutta la chiarezza perché questa merda è merda
e finirò di vivere la vita con la paura di vivere la vita.